Capitolo 10

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Capitolo 10

Nel mio caso un'espressione come
'essere innamorato' o anche 'essere amato'
non è affatto appropriata; forse descrive meglio
la situazione dire che sono stato 'accudito'.
-lo squalificato



Era già novembre e Dazai non era ancora riuscito a scoprire nulla.
Aveva dovuto lasciare chuuya di nuovo per raggiungere la port mafia che aveva del lavoro per lui, quindi a malincuore dovette seguire gli ordini.
Odiava essere obbligato ad andare nella port mafia pur di scoprire qualcosa in più sul mistero della sua vita.
In quelle poche settimane era riuscito al massimo ad ascoltare alcune conversazioni poco importanti tra mori e i suoi dirigenti.
Della morte di Ango era arrivata subito alle orecchie di Kunikida, che oltre rimanerne sconvolto e deluso, era incazzato con Dazai che aveva abbandonato l'agenzia per un motivo a tutti sconosciuto.
Difatti Dazai, vedeva poco e niente i suoi ormai ex colleghi e amici, amici molto confusi e incazzati con lui, l'unico che aveva affianco era chuuya.
Quel nano scorbutico che ogni giorno che passava si faceva desiderare sempre di più. Non si toccavano più da quasi due settimana, sia perché dazai mancava spesso e sia perché si erano concentrati molto nel fare più ricerche possibili, senza però avere dei risultati.
Avevano persino minacciato degli ex membri ma non ne sapevano nulla.

Dazai era stanco di continuare quella farsa che non lo stava portando da nessuna parte, però era ancora troppo presto per lamentarsi, sapeva sin dall'inizio che quella strada non sarebbe mai stata facile, quindi non doveva arrendersi. Aveva molto spesso gli istinti di buttare tutto all'aria e cedere all'alcol, che nei momenti in cui era alla port mafia sembrava attirarlo come una calamita, ma doveva restare lucido, lo doveva al suo piano ma soprattutto a chuuya che si fidava di lui è lo aspettava a casa sua.
Perché si, avevano deciso che era meglio stare nella stessa casa, Dazai aveva una fottuta paura che la port mafia facesse qualcosa al suo Chuuya, che alla fine gli aveva imposto di restare a casa per il momento.
Almeno finché quel punto della sua vita non si sarebbe chiuso definitivamente e soprattutto avevano la certezza di non essere in pericolo.

Da una parte si sentiva felice di avere chuuya a casa sua, che lo aspettasse, di avere qualcuno dove poter far ritorno anzi, non un qualcuno a casa, perché se fosse stato un'altro, Dazai non l'avrebbero digerito, ma si trattava del suo chuuya e non ne poteva essere più felice di così.
Gli mancava, gli era sempre mancato; quando l'aveva abbandonato alla port mafia e quando lo trattava male pur di proteggerlo.
Chuuya gli faceva un effetto che nessuno gli aveva mai fatto.
Lo rendeva umano.
È questo se da una parte gli faceva paura e ribrezzo, dall'altro si sentiva amato e protetto, sentiva di avere un cuore.
Sentiva di riuscire a respirare, di poter finalmente uscire dall'apnea dalla quale era stato sin dalla nascita.
Sentiva di poter avere la forza di riuscire a vivere, vivere davvero.
E lui voleva vivere, voleva finalmente riprendere tutti gli anni persi, voleva finalmente godersi ciò che aveva, ma solo se accanto a lui ci sarebbe sempre stato chuuya. Perché non poteva anzi, non riusciva più ad immaginarsi una vita senza chuuya. Era una cosa impensabile, al solo pensiero sentiva un nodo alla gola che non lo faceva respirare.
Lui amava chuuya, lo amava più di se stesso, con tutto il suo cuore.
Ma lui era il veleno e chuuya l'antidoto.
Erano i poli opposti, e forse proprio per questo riuscivano a completarsi a vicenda. Però allo stesso tempo si ferivano, Dazai ne era consapevole, ma per una volta scelse di essere egoista verso gli altri, per una volta scelse di pensare a se stesso.
Avrebbe messo tutte le sue forze pur di proteggere Chuuya, anche a costo di sacrificare la sua vita, anche a costo di sacrificare tutti gli abitanti di Yokohama. Perché chuuya era tutto quello che aveva, chuuya era la sua famiglia, lo era sempre stato.
Per Dazai "famiglia" non era mai stato un insieme di persone con lo stesso DNA, ma bensì la persona che riusciva a farti sentire a casa, quella persona che pur stando lontano non usciva dai suoi pensieri.
Quella persona che gli scaldava il cuore.
Quella persona pronta a tutto per lui e viceversa.
Quella persona che con un solo sorriso riusciva a far sorridere anche lui.
Quella persona era chuuya, era sempre stato così e lui se ne rendeva conto anzi, lo accettava solo ora.

Veleno e antidoto -soukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora