Capitolo 3

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Capitolo 3

In ogni caso, si può essere certi di una cosa sola:
Un uomo deve fingere solo per rimanere vivo.
-lo squalificato


«Qual buon vento ti riporta in queste strade?» sorrise il biondo, prendendo un calice e riempiendolo di un Austria Gold, uno champagne che sapeva sarebbe piaciuto al suo cliente. «Non ti eri trasferito a shibuya?» chiese subito dopo «appunto, mi ero. Purtroppo ho avuto dei problemi con il lavoro di li, alla fine mi hanno ritrasferito di nuovo qua.» Bevve un sorso dal calice «felice di vedermi collega?» Chiese sarcastico subito dopo
«Non hai dimenticato i miei gusti a quanto pare» concluse, sorridendo malinconico. «Visto? Il risultato di una buona memoria. In effetti non era la stessa cosa qui senza di te» sorrise divertito, mentre riposava la bottiglia al suo posto. Prima che potessero continuare, la porta tintinnò, segno che qualcuno era entrato.
«Ango sakaguchi, quale piacere.» Esclamò un uomo, sedendosi accanto ad ango, che in tutta risposta sospirò in un sorriso rassegnato.
«Ôgai mori, ci si rivede» bevve un sorso del suo champagne e poi si voltò verso quest'ultimo. Kunikida si sorprese nel vederlo in quel bar, era raro vederlo, ed era meglio così. Quell'uomo, kunikida lo odiava.
Si chiese cosa ci facesse nel suo pub, cosa volesse, sapeva di non essere il benvenuto lì dentro, tra quelle mura, con loro.
Eppure si era presentato, seduto come se nulla fosse, e adesso stava avendo una conversazione con un suo vecchio amico. Tutto ciò davanti hai suoi occhi.
E Kunikida si chiese seriamente se quell'uomo lo stesse facendo apposta, poi pensò, mentre sciacquava l'ultimo bicchiere di vetro e lo metteva apposto, dei pensieri gli vennero in mente e iniziò a riflettere arrivando ad una conclusione: centrava qualcosa con la situazione di dazai?
Ed in quel momento iniziò a farsi mille domande senza risposte, aveva bisogno di indagare, di capire, di risposte.
Quell'uomo sapeva che doveva stare lontano da dazai, quell'uomo fu la rovina dell'adolescenza di Dazai e a quanto pare voleva rovinargli l'intera vita.
Si chiese se Dazai l'avesse visto in quelle settimane di mancanza, se ci avesse parlato sarebbe stato un problema, un vero problema.
Chuuya poteva aiutarlo.
Cercò di ascoltare la conversazione dei due clienti senza risultare troppo invadente.
«Che ci fai qui, Mori?» chiese Ango senza giri di parole, con sguardo serio, mentre beveva l'ultimo sorso dal suo calice, Kunikida lo ringraziò mentalmente per quella domanda, Ango conosceva abbastanza quell'uomo da non doversi fidarsi nemmeno per sbaglio. Quell'uomo era odiato dalla maggior parte delle persone di Yokohama, in passato aveva commesso dei crimini che tutt'ora continuava commettere, odiava ammetterlo ma era potente; era a capo della port mafia, venne fondata molti anni fa e da allora Yokohama cadde nella più grande criminalità, certo, non era ai livelli della yakuza, ma erano collegati in qualche modo, ciò stava a significare che era una delle più potenti. Si diceva che la port mafia voleva proteggere Yokohama, che amava quella città, come se la port mafia fosse una guardia notturna. Eppure, portava conflitto, paura, faceva del male, commerciava droghe pesanti e minacciava chiunque, faceva affari con la yakuza. Come poteva essere la guardina di Yokohama se egli stessa era la principale distruttrice?

«Ango, ti do un consiglio da boss a traditore: sparisci da Yokohama entrò una settimana.» La voce tremendamente seria e lo sguardo tagliente.
Era una minaccia e l'aveva volutamente fatta sentire a Kunikida, tutti e tre sapevano cosa sarebbe successo se Ango non lo avesse ascoltato.
Kunikida rimase spiazzato quasi quanto Ango, ma entrambi sapevano il motivo di quella minaccia, entrambi ne conoscevano i personali dettagli.
Troppo personali.
Detto ciò Mori si alzò e se ne andò senza fiatare, silenzioso per come era entrato; infondo erano tutti collegati, erano tutti nella stessa cerchia, immischiati in affari più grandi di loro, se c'è l'avrebbero fatta, quello nessuno poteva saperlo però c'è l'avrebbero messa tutta.
Ango sospirò e guardò Kunikida con uno sguardo di intesa, dovevano agire al più presto, capire i passi da gigante che la port mafia aveva fatto di nascosto in quegli anni, facendo credere a quasi tutti che ci avevano messo una pietra su, ma come potevano anche lontanamente pensarlo? C'erano mille motivi per cui erano nei guai fino al collo.
Ango dopo quello sguardo si alzò, pagò Kunikida con una banconota, gli sussurrò qualcosa all'orecchio e poi se ne andò.
Erano nei guai, questo lo sapevano perfettamente.
Ango aveva poco tempo come tutti loro, se non si fossero dati una mossa sarebbero di sicuro morti tutti quanti, ed il primo sarebbe stato proprio la spia infiltrata anni prima nella port mafia: Ango Sakaguchi, spia dell'agenzia investigativa.
Molti anni prima avevano avuto un piano, quello di fare infiltrare Ango come spia della port mafia, fingendo di esserne membro, diventando persino uno dei dirigenti. Facendo così, scoprirono moltissime cose che giovarono nei loro piani, tutto andò in fumo quando Mori iniziò a sospettare dei suoi atteggiamenti, iniziandolo a farlo pedinare, scoprendo che fosse un infiltrato in incognito. Era sopravvissuto per miracolo.
Ma tutt'ora era sempre in bilico tra la vita è la morte.
E quel giorno ne fu la conferma.

Veleno e antidoto -soukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora