17. Signor Presidente!

227 14 4
                                    

CAPITOLO 17

Signor Presidente!

 <<Sollevate di più quelle gambe>>. La voce fredda di Gregor diede un saggio suggerimento ai ragazzi che continuavano ad allenasti senza sosta, erano ormai due giorni che facevano a turno per poter sorvegliarmi, o meglio, restare fuori la porta di camera mia e diventare delle brave spie. Iniziarono con gli allenamenti duri, per poi continuare con le armi, piccole, ovviamente, ma che avrebbero avuto comunque un forte impatto. <<Daniel, impugna bene il pugnale, potrebbe incastrarsi nella costola del tuo nemico, a quel punto non avresti più un'arma>>.

<<Si>>. Disse lui concentrandosi sull'arma che aveva tra le mani, insieme anche ai suoi fratelli. Intanto gli altri tre, al piano di sopra, Luke, Julian e Jason, facevano la guardia fuori la porta della mia camera.

Dall'ultima volta si erano spaventati davvero tanto. Intanto mi tenevo occupata nel letto, riflettevo su ciò che avevo dovuto sopportare in quel mese intero, senza dire una parola, senza potermi lamentare o reagire, per il bene della missione, del mio lavoro, avrebbe potuto farmi scoprire solo per il suo piacere, ma ora basta, non ci sarei più caduta, avrei reagito senza troppe storie. Sentivo la rabbia salirmi, vedevo le immagini di quei giorni, la sua fottutissima voce che ansimava provocandomi tutte le sere incubi orribili. Le spinte e il suo corpo che colpiva il mio aveva lasciato dei segni non visibili che mi facevano ancora male, toccare quelle parti del corpo mi provocava brividi. Sentivo quasi il fumo uscirmi dal naso, la rabbia mi stava assalendo.

Mi stavo ancora una volta nutrendo di vendetta, la stessa che mi faceva alzare la mattina, che mi permetteva di vincere su tutti, anche su me stessa. Tolsi le coperte dal corpo e filai subito in bagno. Sfilai gli abiti dal corpo lasciando che toccassero il pavimento uno dietro l'altro, passeggiando verso la doccia, arrivai alle porte di vetro e le spostai sui lati aprendole del tutto fino ad entrare completamente. Ne avevo abbastanza di stare in quel modo, Jared aveva oltrepassato ogni limite. Ripensai alla sua mano che impugnava l'arma con fermezza, me la puntava alla testa spingendo dentro di me, in quel momento mi ero salvata, ma la prossima volta non sarebbe stato così. Grande errore non aver premuto quel maledetto grilletto, mi sarei sicuramente vendicata e la mia vita significava una sola cosa: la sua morte.

Lasciai scivolare l'acqua calda sul mio corpo toccando le cicatrici che non se ne sarebbero andate mai più via, erano tutti segni di vittoria, magari ne avrei avuta una anche di Jared, prima di farlo fuori. Avrei insabbiato il tutto, sarebbe sembrato un'incidente, il piano non era ancora chiaro, stava di fatto che l'avrebbe pagata. Sospirai schiacciando la schiena contro il muro, ricordai il viso dei ragazzi, la loro espressione spaventata, avevo il terrore di affrontarli, chissà cosa pensavano di me, del modo in cui ero quel giorno, dei miei abiti strappati, del sangue, il suo sperma che mi colava dalle gambe, odiavo ripensare a quel giorno, ma mi aiutava decisamente ad essere più lucida, più vendicativa che mai.

Smisi di pensarci, volevo solo scendere di sotto e allenarmi, chiarirmi con i ragazzi non era affatto una priorità, dovevo incanalare la rabbia finché ero ancora in tempo. Uscii dalla doccia e passai l'asciugamano sul corpo sentendo quasi un tessuto estraneo, qualcosa che non riconobbi, con cui convivevo da anni ormai. Sembravano quasi le sue mani, mi stavano toccando ancora e continuai a farlo, più e più volte, passai l'asciugamano sulla pelle nuda per far salire la rabbia alle stelle, se fosse stato lì, davanti a me, lo avrei ucciso a mani nude. Mi specchiai quasi non riconoscendo il mio viso, sembravo una persona diversa, dov'era finita la Kate di quei mesi? In quel preciso istante sperai con tutta me stessa che fosse morta lasciando spazio alla ragazza che avevo davanti, piena di odio, vendetta e rabbia. La stessa Kate di mesi fa, prima ancora di incontrare i fratelli Lewis. Jared aveva innescato la bomba che avevo spento, quella che tenevo sottochiave, la stessa che esplose anni prima, all'ora ricordo che per me non contava più nulla, non avevo niente da perdere, mi importava solo delle missioni, uccidevo chiunque avessi davanti, soprattutto dopo essermi fatta una dose abbondante di cocaina, mi dava una botta di vita, qualcosa mista all'eccitazione e all'adrenalina tutte le volte che uccidevo. Passai l'inferno pochi mesi dopo, quando decisi di smetterla per il mio bene, o meglio, fu Gregor ad impormelo, furono giorni infernali, settimane da incubo, mesi in astinenza, chiusi in una stanza da sola, al buio, come un cane abbandonato, sembrava di aver perso tutto, proprio quando mi ripresi, circa un anno dopo, il mondo sembrò crollarmi ancora addosso con Sebastian.

Black Diamond (Assassin Night)💎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora