25. Il primo segreto

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CAPITOLO 25

IL PRIMO SEGRETO


<<Temo di non aver capito bene>>. Dissi fermandomi alla scrivania, dava una meravigliosa vista sulla torre Eiffel, era particolarmente splendida di sera con addobbata con le luci e la luna che splendeva alle sue spalle. Cédric poggiò accuratamente la cartina dell'altro edificio sotto i miei occhi.

<<Ci sono due aste, la stessa sera...>>.

<<No...>>. Dissi tentando di fermarlo.

<<In due posti completamente diversi>>.

<<No, no no!>>. Continuai, stavolta però scaraventai la carta ben accurata sulla moquette della mia stanza d'hotel.

<<Non capisco perché sei così arrabbiata, hai chiesto entrambe le cartine ed eccole>>. Sollevai la testa guardando quell'uomo che fin ora mi aveva sempre compresa. I miei occhi lo spaventarono quasi come se fossero di una tigre affamata. <<È per i ragazzi?>>.

<<Loro...>>. Mi guardai intorno sospirando. <<Non capisci, non sanno tutto di questa vita e rischiano davvero tanto>>.

<<È il vostro lavoro, Kate. Non eri tu che una volta mi hai detto "E' bellissimo aprire gli occhi la mattina e sapere di">>.

<<Di essere ancora viva... lo so>>.

<<Perché hanno scelto di farlo se...>>. Si fermò guardandomi ancora. <<Kate, che stai combinando?>>.

<<Ho dovuto insegnare loro ciò che so, non avevo scelta, mi hanno costretta>>.

<<Chi? Dimmi che ti hanno dato un ordine specifico>>.

<<Qualcuno all'esterno...>>.

<<Santo Dio, Kate!>>.

<<Lo so, so che sto sbagliando tutto. Lo so! Ma non mi hanno dato altra scelta, inizialmente mi stava bene, ma poi mi sono affezionata a loro, sono importanti per me, Cédric>>.

<<Sai cosa ti accadrà se dovessero saperlo?>>.

<<Credi che non lo sappia?>>. Mi chinai afferrando la mappa dalla moquette rossa.

<<Evidentemente no...>>. La poggiai ancora sulla scrivania stirandola per bene con le mani, almeno ci provai, più possibile. Intanto l'uomo sembrava saperne più di me, anche se in realtà, erano tutte cose confessate a lui in un periodo orrendo. Ero sicura che non avrebbe parlato a nessuno di me o di ciò che facevo, ma ero ancora più sicura che mi sarei cacciata nei guai proprio per i ragazzi. <<Ti tortureranno, Kate, nel peggiore dei casi ti uccideranno per aver infranto una regola fondamentale dello spionaggio>>.

<<Ora non possono, ho una loro missione tra le mani e non possono farmi fuori>>.

Sospirò sedendosi su una delle poltrone poco distanti dalla finestra, passò più volte le sue grandi e ruvide mani sul viso prima di fissare ciò che c'era fuori, quel panorama, anche se era abituato ad ammirarlo tutti i giorni, sembrava non lo stancasse mai. In quella posizione sapevo che stava riflettendo su ciò che gli avevo appena confidato, intanto tentava anche di trovare una soluzione, che ovviamente non c'era se non nascondere i ragazzi per sempre, ma in una di quelle missioni avrebbero sicuramente riconosciuto uno ad uno i fratelli Lewis e fatto due più due sulla loro presenza perenne.

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