CAPITOLO I

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ENRICO E FILIPPO -
RICORDI D'INFANZIA


Le notti di Firenze erano qualcosa di indescrivibile. Il buio che scendeva sulla città portava a notti calme e stellate. Le strade che si svuotavano, e tutti i fiorentini dormivano. Nessun rumore si sentiva, l’aria fresca danzava leggera, rendendo l’atmosfera calma. Pochissime luci erano accese per le vie.

In casa tutto taceva.
Ginevra era chiusa in bagno, ed era seduta sul bordo della vasca, le mani erano serrate sul bordo di marmo, i piedi erano poggiati sul pavimento duro, e il viso era rigato dalle lacrime.
Nella mente le ritornò quel dannato ricordo: Palazzo Vecchio, i corpi insanguinati dei suoi genitori, tutto il resto.
La ferita sul braccio era guarita, grazie al cielo.
Si asciugò le lacrime, e improvvisamente, davanti agli occhi le apparvero le immagini di qualcosa di buio, e di alcune catene. Dopo poco quella sorta di “sogno” (se si può chiamare così) era svanito, poggiò una mano sulla fronte e fece un respiro profondo.

Guardò fuori dalla finestra e vide la città di Firenze addormentata e buia. Marzo era davvero arrivato in fretta, tutto era successo così in fretta.
Si alzò piano piano e ritornò a dormire, non poteva stare sul duro marmo. Tanto meglio conveniva qualcosa di caldo e morbido.

La mattina dopo, lei, Vittorio, Leonardo e Michela si ritrovarono per colazione «Dai Michi, oggi abbiamo un sacco di compiti da fare» disse Leo rivolgendosi a lei, questa annuì «Io starò fino a oggi a lavoro, non mi aspettate per pranzo» ricordò il giovane.

In quelle ore di solito era sempre tutto molto calmo e piacevole, in genere nessuno parlava molto, per via del sonno e delle tante cose da fare.

La giornata passò in fretta, Leonardo e Michela ricevettero la visita del loro insegnante e studiarono tutto il giorno e si fermarono solo per mangiare, per il resto la testa era da sbattere sui libri, Vittorio aveva molto da fare alla banca di famiglia, e non poteva perdere tempo.

Nel pomeriggio Ginevra si sedette in salotto e si mise a leggere Le Satire, il ragazzo rientrò in quel momento da lavoro e andò da lei «Ginevra, tutto bene?» chiese sedendosi accanto a lei «Si si, sto bene» disse con un filo di voce
«Sicura? Sei strana» chiese lui «Si si Vittorio, non preoccuparti per me» disse mettendogli una mano sulla spalla per rassicurarlo, il ragazzo le fece una carezza
«Va bene, se hai bisogno io ci sono» disse piano, Ginevra sospirò lentamente.

In quel momento qualcuno bussò alla porta
«Avanti» disse Vittorio alzandosi piano in piedi

«Signori, avete una visita» disse Lavinia con un leggero inchino, sulla soglia apparvero due ragazzi, uno aveva la stessa età di Ginevra e aveva i capelli ricci e neri, l’altro era poco più grande, ma con un filo di barba

«Enrico! Filippo!» strillò Ginevra di gioia, balzò in piedi e stritolò i due ragazzi in un soffocante abbraccio «Come state cugini?» chiese dopo averli quasi soffocati «Bene bene» ridacchiò Filippo scrocchiandosi il collo, Vittorio si avvicinò ai tre
«Ah giusto, le presentazioni. Vittorio, loro sono i miei cugini, te li ricordi?» disse Ginevra imbarazzata. Il giovane strinse la mano dei due sorridendo «Si. Vi ho visti di sfuggita al nostro matrimonio, vero?» chiese sorridendo, i due annuirono. Per qualche secondo nessuno parlò e calò un silenzio imbarazzante «Cugini!» strillarono in coro Leonardo e Michela, ancora una volta i due per poco non vennero soffocati dai ragazzi.

In quel momento qualcuno abbaiò, Paolo, il pastore maremmano tirò fuori la lingua felice e saltellò alla vista dei due ragazzi, e iniziò a leccare loro la faccia «Ei bello, ma come cresci hehehe» ridacchiò Enrico facendogli le coccole sulle guance, lui abbaiò felice. Tutti scoppiarono a ridere.
Dopo aver ricevuto tante coccole e tirato fuori lingua, tutti si sedettero per terra per chiacchierare

Un Criminale Nascosto A Firenze - Volume 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora