CAPITOLO XVIII

17 6 14
                                    

FIRENZE LONTANA


Ginevra abbracciò Leonardo e Michela

«Comportatevi bene, mi raccomando» disse stringendoli a sé
«Lo faremo» disse il ragazzo, dopo essersi staccati si inginocchiò per salutare Paolo

«Tu fai il bravo, ma tanto lo so che le buche le scaverai comunque» disse ironica mentre gli accarezzava il mento, Paolo scodinzolò e si limitò a leccare la guancia della padrona.


L’ultimo a uscire di casa fu Tommaso, il quale chiuse il portone girando una grossa chiave
«Hai chiuso tutte le stanze a chiave?» chiese Vittorio
«Si signore, una ad una» rispose Tommaso
«Ci ritroviamo davanti a Palazzo Vecchio tra poco» disse Vittorio rivolgendosi a Ginevra, la ragazza annuì e sparì con Leonardo, Michela, Paolo e Ilaria verso la casa dei suoi zii, mentre Vittorio rimase con Tommaso, Enrico e Lavinia, la quale teneva in braccio il piccolo Francesco

«Signore…» disse timidamente Enrico «Io…volevo ringraziarla per tutto» Vittorio gli mise una mano sulla spalla «Ma questo non è un addio per sempre Enrico, Tommaso ti ha insegnato varie cose, e puoi metterle in pratica» disse rassicurandolo
«Ci rivedremo presto, fidati» Enrico sorrise, non prima di aver abbracciato Tommaso.


I tre si avviarono per aspettare davanti a Palazzo Vecchio l’arrivo di Ginevra

«Eccola» disse Lavinia indicando qualcosa in mezzo ad alcune persone mentre cullava Francesco, i due si voltarono e videro in lontananza arrivare Ginevra a cavallo, la quale era da sola

«Pronto? Andiamo?» chiese lei, Vittorio annuì e montò a cavallo, Tommaso e Lavinia fecero la stessa cosa.
A quanto pare erano scesi dai cavalli per far sgranchire le gambe prima di partire e di affrontare il viaggio lungo

«Direi che possiamo andare» disse Tommaso
«Seguitemi, andiamo verso Ravenna» disse Vittorio manovrando il cavallo grigio, e gli altri lo seguirono.


Per le strade di Firenze non c’erano tante persone: alcuni mercanti e contadini camminavano portando sulle spalle la loro merce di ogni tipo. Alcuni artigiani stavano aprendo le loro botteghe che si affacciavano sulla strada, e le donne e le serve sbattevano i tappeti alle finestre e pulivano gli ingressi.
Alcuni fabbri e lavoratori erano già in piena attività di prima mattina, infatti si sentiva il loro vociare e il rumore dei martelli che battevano sulle incudini.
Le osterie emanavano profumi di ogni tipo: dal delizioso odore di pane, al nauseabondo di birra.

Il cielo era un mix di colori: il blu della notte si sfumava con il celeste, e il rosa della mattina, le stelle si stavano spegnendo piano piano, e il sole sorgeva luminoso lentamente, per dare inizio a un nuovo giorno.
Per le strade passavano lavoratori con i loro cavalli, che trainavano carri con paglia, legna o qualcos’altro, in un cortile videro dei bambini che ridevano e schiamazzavano, e che davano fastidio a un uomo semplicemente rubandogli del pane.
I borghesi e i nobili si mescolavano insieme al resto della folla, con coppie che si tenevano a braccetto, uomini che parlavano di affari e lavoro, e donne delle case popolari che ridevano e spettegolavano con un cesto di panni in mano


«Quanto mi mancherà tutto questo» disse Ginevra sospirando malinconica «Speriamo solo che la campagna vicino Ravenna sia tranquilla» disse Tommaso «Lo è, fidati» disse Vittorio rassicurandolo.


L’ultima tappa prima di uscire definitivamente da Firenze era Porta alla Croce


«Siamo sicuri di quello che stiamo facendo signore? Siamo davvero a un passo» chiese Lavinia incerta, Vittorio sospirò guardando la criniera del cavallo
«Noi non abbiamo scelta…» disse, gli altri lo guardarono
«Ci vendicheremo di Ferretti» disse Ginevra guardandosi indietro, e tutti si guardarono alle spalle per guardare per l’ultima volta la loro amata città

«E come faremo signora?» chiese Tommaso che fino a quel momento era rimasto in silenzio, Ginevra si voltò verso di lui

«Un modo lo troveremo» rispose lei
«Torneremo, lo prometto» disse Vittorio «Ferretti avrà quello che si merita» guardarono per l’ultima volta la città e poi si voltarono per guardare avanti e attraversare Porta Croce, l’immenso arco si estese alto e maestoso sopra le loro teste.

Quando ebbero finito di superarla si trovarono definitivamente fuori città.
Vicino alla Porta la guardia lì guardava senza dire una parola, Ginevra si voltò per guardare l’ultima volta la maestosa Firenze.

Poi si unì a Tommaso, Lavinia, il figlio e il marito per proseguire quel dannato viaggio verso Ravenna, il suo sguardo e quello di Vittorio si incrociò ma lo distolsero subito.


Davanti a loro la campagna toscana era di mille sfumature di verde, e il cielo azzurro illuminava con il sole la strada, mentre alle loro spalle scompariva la loro amata città: scomparivano le mura, i palazzi, le case, Palazzo Vecchio, Palazzo del Bargello, il duomo, la cupola del Brunelleschi e così via.

Firenze ormai era lontana, era solo un puntino indefinito in mezzo al verde variopinto.


Ma le menti di Vittorio e Ginevra andavano ad un unico pensiero:
i misteri che ruotavano attorno ad Arturo Ferretti, agli usurai e alla congiura.

Un Criminale Nascosto A Firenze - Volume 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora