CAPITOLO XIII

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CHI PUÒ SALVARMI?

«Allora Ginevra, tra donne ci si capisce» disse Vanessa mettendosi di fronte a lei, la ragazza non disse nulla: che antipatica quella schifosa, ma come si permetteva di comportarsi in quel modo?

«Raccontate un po’: come avete trovato tutti questi oggetti? E come avete capito che c’erano delle persone rinchiuse?» chiese, Ginevra non parlò e la guardò in silenzio senza battere ciglio.
L’unica cosa che fece fu incrociare le braccia. Vanessa sbuffò

«Le ho fatto una domanda, ha le parole o ha perso anche quelle?» continuò, ma Ginevra non rispose, Vanessa divenne nera e si avvicinò per darle un ceffone, Ginevra le prese in fretta il braccio «Cos’è? Ora ha paura che io possa colpirla? Come siete arrivati eh?!» chiese impaziente

«Il vostro padrone ha lasciato cadere una volta un foglio e…» cominciò Ginevra, ma venne interrotta da Arturo «Quella volta era solo una piccola uscita» disse sulla difensiva
«Si, ma avete perso un foglio su una stanza di questo posto» aggiunse rivolgendosi a lui, Arturo non parlò.


Ginevra voleva solo tornarsene a casa e non sentir più parlare quello che dicevano, quei dottori e quella donna erano solo senza scrupoli, ma prima che potesse pensare ad altro Vanessa la riportò alla realtà prendendola per il polso con una tale violenza

«Allora? Volete farmi aspettare domani mattina? Chi le ha consegnato la manetta, la chiave e la catena?» insistette
«È stato un nostro amico» disse Ginevra, Vanessa non si fidò e la spinse all’indietro
«Chi è questo vostro amico? Voglio il nome, ora!» insistette


«Si ma datevi una regolata!» sbottò Ginevra lasciando la presa, tutti rimasero in silenzio
«Vi dovete calmare Cristo Santo! Siete infuriata con me perché vi sto mentendo?! Vi sto dicendo la verità» sbuffò e continuò
«Se siete arrabbiata con me solo perché solo la moglie di un fiorentino, il quale non sopportate la famiglia perché vostra sorella non ha sposato il signor Alessio, allora fatevi due domande» concluse infuriata.

Vanessa non poteva sopportare altro: a quel punto prese Ginevra e la sbatté al muro
«Come osate dire questo? Cosa ne sapete su mia sorella maggiore?» e le diede un ceffone, la ragazza divenne confusa «Molte persone sono certa parlano della vostra situazione. Vediamo, cosa so di vostra sorella? Un beneamato piffero» aggiunse Ginevra, Vanessa divenne rossa di rabbia e la spinse a terra

«Non vi credo affatto! Cosa sapete di mia sorella? Eh? Ora non parlate?» chiese con una smorfia di disgusto e rabbia, Ginevra si rialzò velocemente e fu lei questa volta a sferrare alla signorina Orafi un ceffone


«Bene, ora siamo pari, e se permettete, io vi ho già detto quello che dovete sapere» disse Ginevra e le voltò le spalle, Vanessa infuriata non poteva accettare questo atteggiamento, e in un impeto di rabbia afferrò la ragazza per i capelli, scaraventandola a terra.


La ragazza cadde sul pavimento e le orecchie le fischiarono, facendole salire l’adrenalina a mille
«Pari signora Carlini?» chiese Vanessa «Che figlia di matti, quei Carlini» borbottò bofonchiando.

Le orecchie di Ginevra percepirono alla perfezione le parole di Vanessa, e in quel momento un ricordo del passato riaffiorò nella sua mente

Anni prima…

Ginevra aveva otto anni e mezzo, ed era una vivace bambina e allegra, viveva ancora fuori da Firenze, in quella sera fresca di luglio stava giocando sul pavimento con i cugini, suo fratello Leonardo aveva quattro anni, Filippo teneva in mezzo alle gambe una piccola Michela.

I bambini stavano contando le palline di legno colorate, e battevano le mani per chi vinceva «È mia quella rossa» esultò Enrico battendo le mani, tutti gridarono di gioia.

In quel momento qualcuno bussò «Bambini è ora di dormire» Ilaria, i bambini sbuffarono.
Pochi minuti dopo Ginevra stava coccolando il cuscino quando apparvero sua madre e suo padre

«Tesoro, stasera i tuoi cugini e i tuoi fratelli si sono addormentati, che ne dici se ti leggiamo noi una storia?» chiese Francesco sorridendo
«Siiii» disse felice la bambina, così sistemò il cuscino sulla testiera e la coperta se la tirò fino al bacino, il padre si sedette sul bordo del letto, Caterina la madre rimase seduta su una sedia e tenne la mano del marito, con quella libera aprì un libro ben rilegato

«La storia di stasera è quella di Calandrino e il maiale rubato, e a parlarcene sarà la nostra Filomena» annunciò Caterina, Francesco sorrise e si schiarì la voce


«Calandrino aveva un poderetto non lontano da Firenze, avuto in dote dalla moglie, dal quale ogni anno, insieme ad altre cose, ricavava un porco. Era sua usanza di andarsene colà sempre, nel mese di Dicembre, con la moglie in campagna, per ucciderlo e farlo salare. Una volta, essendo la moglie ammalata, Calandrino andò da solo ad uccidere il porco.
Bruno e Buffalmacco, sapendo che Calandrino era solo, senza la moglie, se ne andarono da un prete, carissimo amico loro, che abitava vicino a Calandrino, e si trattennero qualche giorno con lui. La mattina in cui giunsero, Calandrino aveva appena ucciso il porco.
Egli accolse volentieri i due amici con il prete e, per vantarsi della sua bravura, li fece entrare in casa e mostrò loro il porco. Essi videro che il porco era bellissimo e gli consigliarono di venderlo e di godersi insieme con loro, i denari ricavati, invece di salarlo. Doveva poi dire alla moglie che gli era stato rubato. Calandrino non volle ascoltare i cattivi consigli, temendo che la moglie potesse cacciarlo di casa.
Poi li invitò a cena di malavoglia, tanto che essi rifiutarono e se ne andarono»

Ginevra lo ascoltava attentamente, Francesco fece un profondo respiro, sfogliò la pagina e continuò a leggere


«Poco dopo Bruno chiese a Buffalmacco se, quella notte, volevano rubare il porco e spiegò come fare. Buffalmacco e il prete furono d’accordo.
Allora Bruno spiegò il suo piano, dicendo che Buffalmacco sapeva bene come fosse avaro Calandrino e come bevesse volentieri quando pagavano gli altri, perciò dovevano portarlo alla taverna. Colà il prete doveva far finta di offrire tutto lui per onorarli e non doveva lasciar pagare nulla allo stupidone ,che si sarebbe sicuramente ubriacato. La qual cosa sarebbe stata utile, perché era solo in casa. Così fecero. Calandrino, vedendo che il prete non lo faceva pagare, si mise a bere molto abbondantemente.
Era già notte inoltrata quando andò via dalla taverna, senza voler cenare altro, entrò in casa e, credendo di aver serrato l’uscio, lo lasciò aperto e se ne andò a letto.»


«E poi cos’è successo?» chiese Ginevra «Questo lo scoprirai domani sera piccola, è ora di andare a letto» rispose Francesco richiudendo il libro, la bambina rimase lì con il muso, come poteva sapere se Bruno e Buffalmacco avrebbero rubato il porco al loro ingenuo amico?

«Va bene» disse rassegnata facendo spallucce mentre i suoi si alzavano «Mamma, babbo, ma secondo voi loro riusciranno a prendere il maiale?» chiese curiosa
«Beh chi lo sa. Ma ricordati tesoro, anche le persone più vicine a noi possono pugnalarci alle spalle» rispose Caterina sistemando i capelli della figlia
«Quando sarò grande sarò coraggiosa, proprio come Achille» disse fiera fingendo di mostrare i muscoli
«Non sai mai cosa ti succederà nella vita tesoro» spiegò Francesco
«Un giorno ti dovrai sposare, e forse succederà che dovrai lottare per la tua vita. Ma sono sicuro che un giorno qualcuno ti tirerà fuori dai guai» aggiunse, poi diede un bacio sulla fronte della bambina, Caterina le fece una carezza in testa, uscirono dalla stanza spegnendo le candele e la stanza sprofondò nell’oscurità, e Ginevra si addormentò.

Il ricordo si dissolse lentamente, era come se la Ginevra del presente avesse visto quella del passato “Come posso salvarmi?” chiese la sua testa confusa e frastornata.


Vanessa avrebbe aspettato anche giorni per parlarle, ora era voltata di spalle e parlava con Arturo e gli altri.

Un Criminale Nascosto A Firenze - Volume 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora