CAPITOLO XVII

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IL VETRO ROTTO

«Ginevra…» disse con voce calma e paziente, lei alzò lo sguardo e smise di coccolare il cane

«Si, dimmi» disse lei mettendosi in piedi, Paolo invece si mise nel suo solito angolo per fare un pisolino

«So che quello che hai detto a mio padre è giusto, ma non mi è sembrato molto corretto che tu intervenissi dal nulla» iniziò il ragazzo

«Come no, tutti prendono decisioni senza il nostro consenso, mezze cose le scopriamo solo quando, uno perdiamo un genitore, o due quando ci rubano dei soldi» disse lei interrompendolo leggermente spazientita

«Ginevra, per favore, fammi parlare» disse Vittorio, odiava essere interrotto «Io lo so che tuo padre non ti voleva parlare di quello che stava succedendo, ma dovresti anche capirlo, come poteva dirtelo?» chiese, Ginevra alzò gli occhi al cielo

«Eh si certo. Non diciamo nulla a Ginevra, tanto è scema, ma a Ilaria e a quegli altri che hanno servito i miei genitori per anni si, loro possono sempre sapere tutto»

Vittorio sbuffò, ora stava perdendo la pazienza pure lui

«Se le cose non te le dicono c’è un motivo. Ma tu devi capire che ci sono cose che non ti potevano dire, anche a me nonostante Tommaso lavori da molti anni nella mia famiglia, sicuramente mio padre o mio nonno non se la sentivano di dirgli cosa succedesse, poiché lui si occupa di altro»


Ginevra lo guardò dritto negli occhi

«E sai cosa fanno Vittorio? Lo vuoi sapere? Che le persone più vicine a noi ci pugnalano alle spalle: non ci dicono nulla, fanno gli stronzi e i doppiogiochisti, poi che cazzo ne so, li dobbiamo combattere, noi rischiamo la vita e poi muoiono…»

Vittorio la interruppe
«Mi vuoi ascoltare? Non sappiamo a volte quanto dolore e quanta fatica c’è dietro l’aiutare la famiglia o qualcun'altro» 

«Sarà anche fatica, ma tuo padre è giusto che dica queste cose? Lo trovo un incoerente» disse Ginevra interrompendolo per l'ennesima volta

«Ti ha raccontato proprio tutto di cosa succede con gli affari di famiglia? No. E sai cosa penso di tuo padre? Che non capisce nulla: è un incoerente e non ha capito come funzionano le cose dal nostro punto di vista» concluse Ginevra stringendo i pugni


Vittorio non rispose, a sentire quel commento gli venne quasi da piangere: poteva odiare suo padre quanto voleva, da un lato Ginevra poteva anche avere ragione, ma dall’altro non era molto d’accordo


«Per favore Ginevra smettila: potrei darti ragione quanto vuoi, potresti avere tutte le ragioni dell’universo. Si, puoi e io posso odiarlo, ma dall’altra parte…è ancora mio padre…lui mi vuole bene, come il tuo che voleva bene a te. Io vorrei mai insultare il tuo» ribatté moderando il tono della voce, ora era quasi arrivato al limite di alzarla sul serio.

Gli occhi di Ginevra divennero lucidi, mentre una lacrima solitaria scendeva sul viso, Vittorio sospirò mentre lei se ne andò amareggiata.
Lui rimase in silenzio senza parlare.


Per alcuni giorni non si rivolsero neanche la parola, non avevano riparlato di quello che era successo, anche il dialogo non era più nemmeno un mezzo di comunicazione.
Durante le cene infatti, erano così abituati a parlare e ragionare, che quella sera non parlarono neanche con Leonardo e Michela delle prossime lezioni che avrebbero dovuto seguire.

Un Criminale Nascosto A Firenze - Volume 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora