CAPITOLO XV

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LA PROMESSA DI ILARIA

Vittorio aveva ordinato a Tommaso di andare a letto e di riposarsi, la casa era avvolta nel buio più totale, solo un paio di candele erano accese.

Appena chiusero la porta, un forte abbaiare rimbombò per il salone, Paolo arrivò zampettando, e continuò ad abbaiare come se ci fossero degli intrusi


«Paolo, su, su, a cuccia, siamo solo noi» disse il ragazzo calmandolo
«Forza dai, vai a dormire» disse Ginevra e si inginocchiò per fargli due coccole. F

Finalmente il cane si calmò, e dopo aver fatto dietrofront se ne tornò in salotto a dormire.


Vittorio sospirò, salì le scale piano piano, con Ginevra che lo seguiva tenendolo per mano
«Mi spieghi che fine hai fatto quando sono uscito dalla stanza?» chiese confuso
«Mi sono ripresa dopo che quella stronza di Vanessa mi aveva fatto male e mi sono nascosta per aspettare che tu e Tommaso arrivaste» rispose, Vittorio annuì e face spallucce.

Arrivati in camera la stanza era illuminata solo da un candelabro poggiato sul tavolo vicino alla finestra, e i due si addormentarono dopo poco.


Ci volle qualche giorno per far sì che rielaborassero il tutto.

Le domande erano tante: chi erano i misteriosi usurai? E cosa avevano fatto?


La mattina del primo di ottobre sembrava un giorno come tanti altri, forse solo il clima era cambiato: a causa del vento, le strade di Firenze si erano riempite di qualche foglia di colori caldi. I profumi dell'autunno si facevano sentire anche per i mercati e per le vie.

Dopo aver finito di parlare con l'insegnante dei suoi fratelli Ginevra si ricordò improvvisamente di quello che che i dottori le avevano detto: avevano nominato la sua famiglia e di quella di Vittorio, e chi erano "queste altre"? Decise di andare a parlargli.

Si fece accompagnare da Lavinia alla banca della famiglia del marito

«Se vuoi appena finisco di trascrivere questo documento, andiamo da Niccolò e gli chiediamo se sa qualcosa» propose il ragazzo alzandosi in piedi mentre indicava dei fogli su cui doveva lavorare «Va bene, allora ti aspetto» disse lei.


Ginevra aspettò fuori dalla banca seduta sui gradini, e rimase a parlare con Lavinia del più e del meno, dopo quella che era parsa un'eternità sentì una mano toccarle piano la spalla, la ragazza si voltò mentre accarezzava quella mano
«Andiamo a snodare questi nodi» disse Vittorio con decisione.

Lavinia se ne tornò a casa mentre i padroni si recarono da Niccolò, per arrivare da lui ci volle molto tempo dato che dove lavorava e viveva era a una lunga distanza.

Dovettero prendere un'altra strada dato che era bloccata da un inconveniente «Chissà che cosa sarà successo» disse Ginevra tra sé e sé
«Speriamo nulla di grave» aggiunse Vittorio mentre si allontanavano dalla folla che intanto aumentava.

Quando arrivarono chiesero a un signore alto e il naso adunco di parlare con Niccolò
«Ma certo, seguitemi» disse questo.
Salirono una rampa di scale e arrivarono davanti a una porta robusta con un anello in ottone, l'uomo bussò e scambiò due parole con Niccolò

«Prego, il signor Palombi è a vostra disposizione» disse facendoli entrare

«Buongiorno signor Vittorio» disse interrompendo il suo lavoro e si alzò in piedi «Niccolò» disse Vittorio stringendogli la mano, poi li invitò a sedersi

Un Criminale Nascosto A Firenze - Volume 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora