CAPITOLO XI

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I PRIGIONIERI

A Ginevra non piaceva rimuginare su quello che succedeva, e se Maddalena avesse avuto ragione?
Era giusto rimuginare sul passato o era sbagliato?
Eppure Ginevra non poteva fare nulla, qualunque cosa facesse o dicesse era sbagliata, e la sorella era sempre pronta a criticarla. E questo le dava immensamente fastidio.

Ad ogni costo avrebbe dimostrato a lei che le avrebbe ritrovato l’amica, e avrebbe indagato su quello che quella città, dalle case grandi, gli immensi giardini, fatta di arte di ogni forma, e di qualunque classe sociale nascondesse.


Una settimana dopo la litigata tra le due sorelle, Ginevra e Vittorio avevano deciso di riprendere, dopo tanto tempo, di analizzare la lettera anonima che avevano ricevuto l’anno precedente. Eppure non diceva nulla di compromettente, solo un avvertimento.
La calligrafia era come tutte le altre, e sembrava che l’avesse scritta chiunque, perfino un cieco.

Eppure, quello che c'era scritto era come un vortice:

È solo l'inizio

Dei bugiardi sono alle vostre spalle

Qualcuno vi sta mentendo

Tutto questo era solo l'inizio

Rileggere quelle parole messe in evidenza facevano venire il mal di testa a Vittorio mentre la rileggeva per la sesta volta.

In quel momento Enrico, l’aiutante di Tommaso, venne a rivolgere due parole al padrone

«Signore, ha presente disegno di quel palazzo che si trova nel vostro studio?» chiese
«Si, ne sai qualcosa?» chiese Vittorio
«Oh si signore, quello è Palazzo Salini» «Come lo conosci?» chiese Ginevra

«Signora, ci passavo mille volte quando lavoravo in bottega da mio zio, quando andavo verso il mercato ci passavo sempre accanto. Nessuno sa cosa nasconda, si dice che lì abbiano residenza tutti i dottori e i medici di Firenze» spiegò

«Credevo che fosse stato venduto» disse Vittorio confuso
«No signore, e qui ho qualcosa che ho trovato»


Prima che il ragazzo potesse replicare, il servo porse ai due un sacchetto di iuta, Ginevra la prese e la aprì
«Oh Gesù» Vittorio prese il contenuto: c’era una catena attaccata leggermente arrugginita ad una manetta, e poi c’era  una chiave abbastanza grossa di ferro

«Se quei dottori non stanno attenti le cose piovono dalla finestra» ammise Enrico ironico, i due lo guardarono «Quando li hai trovati?» chiese il ragazzo prendendo in mano la chiave «L’altra sera signore» rispose lui

«Perché non andiamo a restituirglieli?» chiese Ginevra toccando la manetta «Va bene, andremmo dopo, prima del tramonto» disse Vittorio «E Tommaso verrà con noi»

I tre uscirono quando il cielo stava per colorarsi di colori caldi, per le strade passavano ancora delle persone, un vento leggero scompigliava i capelli delle donne.
Ginevra e Vittorio si tenevano a braccetto, e Tommaso camminava di fianco a loro, e perlustrava le case e le
residenze per trovare Palazzo Salini

«Tommaso, sai dove stiamo andando vero?» chiese Vittorio preoccupato «Certo che lo so signore, Enrico mi ha dato le indicazioni» rispose lui ripiegando un foglio
«Ora dobbiamo girare a destra»

Un Criminale Nascosto A Firenze - Volume 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora