Non è neanche una settimana che sono via e mia madre mi ha già riempita di lettere: di otto che ne ha mandate ho risposto a due. Voglio solo sapere come sta mia sorella e come sta andando nella scuola nuova.
Pare che un bambino le dia fastidio e che la prenda in giro per l'accento francese. Le ha anche sputato addosso cercando di imitarla. Mia madre non è ancora andata a parlare con le maestre e non capisco perché continui a dire che se una maschietto ti infastidisce è perché gli piaci: se ti piaccio mi tratterai con amore, no?Ad ogni modo, le lezioni procedono abbastanza bene e Hermione, che ho scoperto essere più secchiona di me, mi sta aiutando a recuperare le cose che ho perso nei mesi di assenza.
Fortunatamente i programmi di studio sono abbastanza simili in tutte le scuole di magia, quindi non sto avendo troppi problemi.Ora stiamo consumando il pranzo, e, anche per quanto riguarda il cibo, sembra all'avanguardia questa scuola.
«Hai deciso se venire alla festa?» mi domanda Hermione.
Sospiro. Mi ha invitata tre giorni fa e ancora non le ho dato una risposta. Il punto è che non mi sento particolarmente a mio agio in una scuola così grande e così piena di gente che non conosco e che non voglio conoscere. Non so neanche come io mi sia fatta un'amica, figuriamoci se riesco a socializzare con così tante persone.Devo comunque darle una risposta, visto che la festa è stasera, nella sala comune Grifondoro, come se non bastasse.
Rigiro la forchetta nel piatto, con gli occhi bassi, per una ventina di secondi.
Sto riflettendo in realtà. Negli ultimi giorni ho evitato di pensarci.
Il cervello mi dice di andarci, il cuore mi dice di fare ciò che mi fa stare meglio, cioè declinare l'invito.
Sono combattuta.
Alla fine mi decido, e ascolto il mio cuore.«Non credo, grazie comunque Hermione» dico, sempre a testa bassa.
Ringrazio il cielo per averla resa così comprensiva, così tanto che si limita ad annuire e a farmi un sorriso che sta a dire 'tranquilla, sarà per un'altra volta'.«Secondo me dovresti venire» si intromette Harry.
Lo guardo, leggermente stupita dal suo intervento.
Non gli ho mai più parlato dal primo giorno.
Non so che dire onestamente, ma ci pensa Hermione al posto mio.
«E perché? Per stare a disagio in mezzo a persone che non conosce? Va bene così.»Sorrido e ritorno con gli occhi sul mio piatto: le sarò per sempre grata.
So che dovrei dire qualcosa anche io ma non saprei proprio che cosa.
«Grazie, ma devo anche studiare degli spartiti nuovi che mi ha spedito mia madre, la prossima volta verrò» affermo alzandomi.
I tre mi seguono con lo sguardo mentre raccolgo le mie cose.«Dove vai?» mi chiede Hermione.
«A studiare gli spartiti» rispondo ovvia, con un sorriso.Mi avvio verso l'uscita, ma, un passo fuori alla sala grande, sono sicura mi sia caduta una penna, mi volto per accertarlo, ma mi sbaglio. Mentre sono con le spalle voltate, vado addosso a qualcuno, che mi fa cadere la borsa dalle mani.
Rimango ammutolita, sperando che si fermi e che mi dia una mano a raccogliere le mie cose, ma non succede.«Stronzo» sussurro.
Mi inginocchio e mentre lo faccio mi rendo conto che si tratta di un serpeverde. Mi hanno detto di non controbattere con quelli, quindi evito di aggiungere altro....
Quando entro nella stanza, mi affretto a lasciare i libri e a recuperare il violino.
Non so bene dove andare per suonarlo, ma sicuramente girovagando troverò un posto.Esco dalla sala comune e inizio a vagare per i corridoi. Non avevo ancora avuto occasione di vedere tutta la scuola, anche se per farlo non credo sarebbe bastato un anno.
Fa freddo in alcune parti della scuola, in altre troppo caldo per le uniformi che ci hanno fornito.
Quando sono dieci minuti che vago e ancora non ho trovato niente, esco all'aperto. Subito dopo pranzo gli studenti sono parecchi nei giardini, ma scelgo di avventurarmi in qualche dimora più appartata.
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Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||
أدب الهواة«Questo non è un gioco, tesoro». Linguaggio volgare