Diciassette

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«No». 
È la parola netta e coincisa che mi rivolge Hermione dopo averle raccontato la mia pazzia di tre settimane fa. 

Solo oggi ho deciso di rivelarmi all'unica amica che ho: Hermione. 
Quando le ho detto di doverle confessare una cosa, si è spaventata, pensando a chissà quale sciocchezza. 
«Mi sono fatta baciare da Riddle» ho semplicemente detto. 
La sua immediata reazione è stata quella precedentemente citata: 'No'.

«Sì» rispondo io. 
Pare che stia invocando tutte le forze che conosce per essere comprensiva, come lo è sempre.
«Edith, non voglio che tu ti illuda, ma lui non cerca nulla di serio, con nessuno» mi ricorda. 
«Lo so, te l'ho detto solo per liberarmi un po', è da quasi un mese che non dormo» mi alzo dal letto infilando poi le mani dentro le tasche posteriori dei jeans. 
Hermione è ancora seduta che mi osserva mentre cammino per la nostra stanza.
«Hai aspettato un mese per dirmelo?» 
«Sì, non sapevo come avresti potuto reagire, e non sai ancora il peggio». 
Lei sospira, aspettandosi una rivelazione degna di un Oscar. 

«Mi è piaciuto, tanto» dichiaro guardandola negli occhi. 
«Tipico» commenta. 

Ha ragione, a quale ragazza non piace farsi baciare in quel modo. 
Io sono esattamente come tutte le altre. 

«E ci hai parlato, dopo il bacio?» domanda. 
«No, avremmo dovuto vederci in biblioteca ma non sono più andata». 
«Perché avreste dovuto vedervi in biblioteca?» la sua curiosità si è accentuata e realizzo solo ora di averle raccontato solo parte della storia. 
«Smith, l'auror che sta seguendo il caso dell'omicidio a cui abbiamo assistito io e Riddle, ci aveva chiesto di confrontarci per arrivare a delle conclusioni utili per l'indagine, quindi ci dovevamo vedere tre pomeriggi a settimana per discuterne, inutile dire che non sono serviti a nulla» spiego. 
Hermione annuisce lentamente.

«Secondo me dovresti tornare a vivere come prima, non lasciare che ti influenzi tanto, fa finta di nulla: torna in biblioteca, continua con gli incontri. Cerca solo di non farti baciare ancora» suggerisce, e, in effetti, ha ragione. 
Non devo lasciar credere a Riddle di essere così importante (e non lo è). 

«Hai ragione» concordo con lei.
«Farò semplicemente finta che non esista»

...

Ieri ho scritto a Riddle di incontrarci in biblioteca dopo cena, stasera. 
Ho anche mandato un gufo a Smith, dicendogli di organizzare un incontro con la preside al più presto per restituirci le nostre bacchette. 
Ho risposto a una lettera di mia madre e ho finito i compiti che ci hanno assegnato questa settimana, e siamo a venerdì. 

Mi avvio verso la biblioteca alle otto meno cinque e, quando arrivo, Riddle è già qui a girovagare. È tardi ormai, quindi non c'è nessuno oltre a noi e a Madama Pince, che è però occupata a sistemare i suoi cassetti colmi di cancelleria. 

Prendo posto, senza curarmi di Riddle che mi sta scrutando da quando ho messo piede qui dentro. 
«Speravo mi scrivessi, francesina» dice, convinto di aver attirato la mia attenzione. 
«Mi sei mancata, tantissimo» continua ironico. 
«Soprattutto il tuo bel visetto». 

Ad un certo punto, bruscamente si siede di fronte a me e comincia a parlare: 
«Ho una confessione da farti, francesina: tu mi piaci. Sai, mi sveglio nel mezzo della notte chiamando il tuo nome: Edith! Edith! Poi sei il mio tipo ideale: carina, intelligente e mi ignori totalmente». 
Credo di essermi fermata al 'confessione', poi ho cominciato a riordinare alcuni spartiti che mi sono portata dietro per far passare il tempo.
«Scusa, che hai detto?» domando, ma in realtà non mi interessa particolarmente. 
«Vedi? Perfetta.» 

Lascio perdere quello che ha da dire e continuo con il mio da fare, fin quando non sento che mi pizzica un braccio. 
«Ahi!» mugolo schiaffeggiando la mano con cui mi ha toccata, lanciandogli poi anche un'occhiataccia. 

Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora