Sedici

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Sto aspettando Riddle da una decina di minuti ormai. 
Odio le persone ritardatarie, ma lui mi infastidisce ancora di più perché so che lo sta facendo apposta: vuole farmela pagare per ieri. 
Spero che non venga, così posso andarmene e tornare al mio strumento che mi aspetta in camera ancora sul letto con tutti gli spartiti sparsi per il pavimento. 
Mi sono addormentata leggendone alcuni e dopo tre ore mi sono svegliata bruscamente, lasciando cadere quelli che poggiavano sul mio corpo a terra. 

Ho deciso che se Riddle non arriverà tra tre minuti, me ne andrò. 
Mi duole particolarmente quando lo vedo che supera la porta, con la sua solita flemma. 
Ha indosso l'uniforme serpeverde, come sempre con la cravatta allentata. Mentre entra porta gli occhi al soffitto, chiaramente annoiato, e le mani in tasca. Ha i capelli leggermente umidi: immagino sia uscito in cortile con qualcuna delle sue amichette per un'avventura sotto la pioggia. 
Come sempre ha una faccia da schiaffi, ma oggi sembra meno irrequieto del solito. 
Appena mi vede sbuffa e sfila dalla tasca interna della toga il suo solito quadernetto in pelle nera. 

«Speravo non venissi» dico quando è abbastanza vicino per sentirmi. 
«E io speravo ti presentassi con un completino degno di una copertina Playboy, ma non si può avere tutto ciò che si vuole dalla vita, principessa»
«E tu come fai a conoscere Playboy?» domando, realmente curiosa. Non pensavo che i maghi si masturbassero su riviste porno babbane.
«Che credi? Che io sia un santo?» 
«Ti appellerei tanti nomi, Riddle, ma non ti definirei un santo» 
A queste parole, sorride lievemente. 

«Non ridere» gli dico 
«Poi potresti anche sembrare una brava persona». 

Si siede accanto a me e inizia a giocherellare con le pagine del suo quadernetto, ma, appena nota che sto cercando di sbirciare quello che c'è scritto, lo ripone nuovamente nella toga. 
«Qualche conclusione?» gli chiedo. 
«Forse» 
«Che intendi con 'forse'?» 
«Che, forse, ho qualche ipotesi» 

Lo guardo per qualche istante. Credo di volerlo strangolare. 

«Riddle» 
«Mhm?»
«Ti ho mai detto che ti odio?» 
«Lo segnerò tra le cose che non mi interessano, grazie tesoro» 

Alzo gli occhi al cielo. 
Ora siamo totalmente soli nella biblioteca. Ciò vuol dire che potrei ucciderlo senza che nessuno mi veda. Non ho la mia bacchetta però, il che renderebbe il tutto molto più difficile, considerando che è il doppio di me. 

«Pensi che il ministero ci stia ascoltando?» rivelo i miei dubbi. 
«E perché mai? Quel che dici non è così interessante» 
«Nemmeno quello che dici tu, se è per questo» 

Ma chi si crede di essere? 
Appena riavrò la mia bacchetta, lo minaccerò a morte. Oppure potrei ucciderlo direttamente, tanto non mancherebbe a nessuno. 
Potrei però sfruttare questo momento di conversazione civile per togliermi qualche curiosità. 

«Come mai la tua amica mi odia tanto?»
«Quale amica? Ne ho tante»
«L'oca»
Anche a queste parole, ride, e qualcosa mi dice che delle sue tante amiche, tante sono oche. 

«Quella che ieri mi ha fermato in corridoio» 
«Ieri non ero a scuola» 
Strano, avrei giurato di averlo visto in mezzo ai suoi amichetti mentre passavo di lì. 

«Quella che è sempre con te e Malfoy? Bassa, occhi verdi, non ti dice nulla?» 
«Aah...Pansy» realizza a scoppio ritardato. 

Decido di lasciar perdere la conversazione con Riddle e mi alzo. 
Inizio a girovagare per la biblioteca e a sfogliare qualche libro. 
I miei occhi vengono catturati da una sezione della stanza separata da un cancello, chiuso ermeticamente con un lucchetto e qualche incantesimo. 
Mi avvicino e tocco le sbarre, che sono incandescenti. 

«Cazzo» mugugno in preda al dolore. 
Riddle ride. 
«Stronzo» ringhio. 
«Non potevi dirmi che erano stregate?»
«E perché avrei dovuto? Mi sono goduto lo spettacolo almeno» dice alzandosi e venendo nella mia direzione. 
Avanza verso le ringhiere e, senza alcun problema, le tocca, non mostrando alcun segno di dolore dovuto al calore di quest'ultime.  
«Come hai fatto?» domando. 
«Trucchi del mestiere» afferma appoggiandosi con la testa al ferro. 
Incatena il suo sguardo al mio e non mi lascia via d'uscita. Scruta il mio viso con attenzione mentre si inumidisce le labbra. 
Non ho intenzione di interrompere il contatto visivo, nemmeno mentre avvicina il suo viso al mio.
Quando è a meno di tre centimetri dalle mie labbra soffio leggermente, spostandogli un ciuffo ribelle dalla fronte, facendo un passo indietro.

Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora