Le parole di Riddle hanno fatto male e continuano a farne.
Mi sento impotente in confronto al sentimento che mi sta travolgendo l'anima. È difficile da spiegare, ma più parliamo e più 'litighiamo', più sento il bisogno di averlo vicino.
In una situazione di normalità, proverei a distrarmi, ma appena la mia mente lascia la sua immagine, compare quella di mio padre.
Devo sapere la verità.
Detto ciò, non ho modo di sentirmi libera dalle mie paranoie.Le lezioni oggi sembrano durare molto più del previsto. Sento il peso del tempo sulle spalle e inizia a farmi male la schiena. Il mio sguardo è fisso sull'orologio che è appeso al muro.
Non è che si è rotto?
Mi convinco che lo sia prima che la lancetta dei minuti si sposti, dopo quella che a me è sembrata un'eternità.
Sobbalzo al suono di un forte tonfo. Mi volto verso la direzione del rumore e noto che si tratta di un libro che è caduto, proprio accanto a me.
Il trascinare acuto di una sedia mi fa ribollire i nervi e poi, quella maledetta voce.«Puoi raccogliermelo?» chiede Riddle.
Mi mordo il labbro inferiore per evitare di urlargli contro.«Prendilo da solo» mormoro per non farmi sentire dal professore.
«Te l'ho chiesto gentilmente, francesina» si lamenta alzandosi.Non mi ero nemmeno accorta fosse seduto dietro di me, altrimenti avrei cambiato posto.
«E io ti ho detto di prenderlo da solo» ribatto.
Dopo le medicazioni di stamattina sembra un veterano di guerra.«Come mai così stronza?» dice, ma lo ignoro.
Afferra una ciocca dei miei capelli e la tira leggermente. Gli schiaffeggio la mano, sempre sforzandomi di non alzare la voce.«Che cazzo di problemi hai?» mi volto verso di lui.
«Non ignorarmi, principessa» sorride beffardamente.
«Vaffanculo, Riddle»Raccoglie il libro per poi poggiarmi una mano sulla spalla e sussurrarmi all'orecchio: «Vuoi sapere una cosa, Edith? Sei ancora più bella quando ti incazzi»
Mi scosto dalla sua presa e continuo la mia operazione di sottolineaggio.
Fortunatamente lui ritorna al suo posto e io posso continuare a seguire la lezione tranquillamente, o quasi....
«Sai, Edith» comincia Hermione «mi è venuto un dubbio: e se l'assassino di tuo padre fosse lo stesso di Dubois? È possibile, no?»
La sua frase mi lascia di stucco.
«Beh...immagino di sì, immagino che sia possibile» chiudo il libro che stavo leggendo «che vuoi fare?» intuisco che ha qualcosa in mente dal suo sguardo.
«Allora» si sistema sulla sedia della biblioteca «tu sai chi fu l'agente che seguì il caso di tuo padre?»
«Io...no, non mi ricordo, ma posso chiedere a mia madre. Non capisco comunque dove vuoi arrivare».
«Noi sappiamo una cosa sull'assassino di Dubois, sappiamo della sua bacchetta, quello lo rende riconoscibile su mille. Se riuscissimo a capire che tipo di incantesimo è stato usato per uccidere tuo padre, magari potremmo constatare o no se si tratta della stessa persona. Se sai il nome dell'agente, potrei richiedere il fascicolo sul caso»
«Frena, Hermione» la blocco «io ho visto il cadavere di mio padre» rabbrividisco al solo ricordo «e non era come quello di Dubois».La mia amica pare dubbiosa.
«Si può sempre provare, no?»
«Sì, sì si può provare, ma non credi che se al ministero avessero trovato una congruenza simile avrebbero fatto due più due, no?» rifletto ad alta voce.
«Hai ragione...» dice Hermione.Seguono attimi di silenzio.
«Edith, pensi anche tu quello che sto pensando io?»
Io sto pensando a Smith, e al fatto che la sua figura si stia ombreggiando sempre di più da una serie di dubbi molto sospetti.
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Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||
Fanfiction«Questo non è un gioco, tesoro». Linguaggio volgare