Oggi sarà una giornata ricca di impegni.
Ricchissima.
Prima di tutto, ho lezione di musica con il professor Vitious. Poi, successivamente, l'incontro con Smith, dove, si spera, mi restituirà la mia bacchetta.Ora sono in Sala grande con Hermione, a pranzare. Poco dopo si uniscono anche Harry e Ron.
«Oggi hai lezione di musica, Edith?» mi chiede Hermione.
«Sì» rispondo ingoiando un boccone «Perché?»
«Pensavo di andare a Diagon Alley per un po' di shopping, ma non voglio sottrarti ai tuoi impegni» spiega.
Annuisco.
«Possiamo andare domani, se vuoi»
«L'occasione che necessita shopping è proprio domani, quindi no».
«Che occasione?» si intromette il suo ragazzo, Ron.
«Fanno una festa» gli spiega Hermione «Dai serpeverde» mi fa un occhiolino sfuggevole.
La guardo con un'espressione interrogativa, quando sento una mano che mi tocca la spalla e, ad accompagnarla, una voce che conosco bene.
«Edith» mi chiama Dean.
Mi volto e, quando lo vedo, per poco non alzo gli occhi al cielo.
«Ciao, Dean»
«Ehi, ragazzi» saluta lui gli altri, che gli rivolgono dei sorrisi cordiali.
Per evitare che si sieda accanto a me, tolgo la mia borsa dalle ginocchia e la posiziono proprio nel punto in cui si sarebbe dovuto accomodare. Così facendo, lui rimane in piedi.«Edith, è da un po' che non parliamo e-» inizia ma lo blocco sul nascere.
«Sì Dean, lo so» cerco di essere il più gentile possibile «E mi dispiace, per come ti ho trattato, mi dispiace davvero per...per come le cose si sono evolute, no?» rivolgo uno sguardo d'aiuto a Ron, che se la ride.
«Voglio dire, come il tutto è andato avanti e mi dispiace» continuo a balbettare, mortificata.
«Q-quindi, insomma...andiamo avanti, no? Andiamo avanti da...a-amici! Sì, amici!» sorrido forzatamente.
Lancio occhiate ad Harry che mi sprona con dei movimenti del capo.
«Sempre stati amici noi poi...prima di tutto il resto» il mio imbarazzo aumenta.
Ripeto un numero innumerevole di volte la parola 'amici', per rendere chiaro il concetto.«Ok...» risponde dubbioso.
Spero che il mio disagio non traspara dai miei occhi mentre lui continua a parlare.
«Allora potremmo uscire...da amici?» propone.
«No!» la parole esce dalle mie labbra con una spontaneità paurosa «Voglio dire... io non...n-non»
«Tu non esci con i tuoi amici?» ride, palesemente anche lui imbarazzato.
«Oh, no! Il punto è che...sono molto impegnata, sai...i corsi di musica! I compiti e lo studio, ovviamente...Non ho proprio tempo. Mi dispiace
«Poi oggi, io e Hermione d-dovremmo andare a...» non ricordandomi più il luogo che mi aveva indicato, me lo invento.
«A...Hogsmeade! Sì...dobbiamo fare shopping per... un'occasione importante»
«Ah...che occasione sarebbe?» domanda lui.
Faccio per rispondergli con la verità, ma i miei tre amici mi guardano scuotendo la testa, forse non volendo che Dean si aggreghi a questa maledetta festa.
«D-domani c'è...c-c'è il m-mio compleanno! Sì...il mio compleanno è proprio domani!» dico e ho come la sensazione che questa cazzata mi causerà più di un problemino.
Mi alzo in piedi e, mentre Dean ancora parla, farfuglio qualche saluto e mi avvio verso l'uscita.Proprio durante la mia camminata verso il portone, qualcuno mi viene addosso e, quando vedo chi è, avrei preferito cadere e procurarmi un trauma cranico.
«Cameron» sibilo a denti stretti.
«Edith! Ma che grande piacere vederti!» urla con il suo tono di voce indiscreto, tipico degli americani nelle situazioni meno consone.
«Oggi verrai alla lezione di musica? Sai, Vitious è molto triste da quando non ti vede più. Da quanto non ti presenti? Tre settimane? Parecchie, eh? E chissà perché rimani la sua preferita!» non mi lascia il tempo di scappare che mi tartassa con le sue domande invadenti.
«Se ti sposti, forse potrei riuscire ad andarmene dalla Sala grande e recuperare il mio violino» rispondo irritata.
«Posso anche spostarmi, ma il dubbio rimane. Come mai tutti i professori ti apprezzano? Non è che gli fai qualche favore? Che so...qualcosa sotto le coperte» mi sfiora il viso con un dito.
«Scusami?!» alzo la voce mentre lo stupore si fa strada sul mio volto.
«Non urlare» mi afferra un braccio con forza, stringendo.
«Lasciami!» mi divincolo dalla sua presa.
Lo spingo via ed esco, lasciandomi alle spalle anche gli sguardi curiosi degli altri studenti....
Quando arrivo nell'aula di musica, appositamente in ritardo per evitare di incrociare Cameron, noto subito che il pianoforte di Riddle è in mezzo alla classe, con lui seduto accanto.
Mi soffermo con lo sguardo qualche attimo sulla sua figura quando la voce di Vitious interrompe i miei pensieri.«Signorina Delacroix! Finalmente ci grazia con la sua presenza» sorride.
Rispondo cordialmente e mi posiziono su una delle sedie vuote, insieme agli altri studenti, mentre Riddle non mi stacca gli occhi di dosso. Segue ogni mio movimento con gli occhi e, quando il professore parla, continua comunque a fissarmi. Cerco di ignorarlo ma il suo sguardo brucia sul mio corpo, tanto che mi sento costretta ad alzare la scollatura del maglione.«Aspettavo con ansia che venisse, e non mi son perso d'animo, proprio perché stiamo programmando di fare un concerto, il giorno prima delle vacanze di Pasqua, e proprio lei e il signorino Riddle avreste delle parti importantissime in questo spettacolo!» dice.
«Io e chi?» quasi non mi soffoco con la mia saliva.
«Lei e il signorino Riddle, ovviamente! I miei migliori studenti!» continua entusiasta.
«Ma-»
«Niente 'ma'! Forza, al lavoro!»Non ho il tempo di realizzare che mi viene consegnato uno spartito, molto complicato, ma lo riconosco subito.
«Czardas!» dico subito entusiasta a mia volta. Credo che sia uno dei miei brani preferiti di sempre. Lo imparai qualche anno fa e quando lo suonai in pubblico la prima volta ricevetti molti riconoscimenti.
Il professore è felice quando nota la mia contentezza.
«Vedo che non le dispiace, signorina Delacroix» sorride.
«Affatto» rispondo.
«Purtroppo per lei però, dovremo effettuare un taglio, quindi suonerete solo dal minuto due al tre e sedici secondi, sa, per motivi di tempistiche»Dispiaciuta, visto che ha tagliato le mie parti preferite, continuo comunque a ripassare velocemente il brano, prima di provarlo.
Devo ammettere che Riddle è bravo, ed è veloce, il che rende il tutto più interessante. Oltre alla sua velocità, c'è anche la sua stronzaggine, che accentua quest'ultima poiché si impegna appositamente per mettermi in difficoltà. Ma non sa che, prima di lui, ci hanno già provato in molti.
...
Arrivare al 52 di Agrivald Street si dimostra più complicato del previsto.
Essendo sola (non in compagnia di, per esempio, Hermione o Riddle che conoscono Hogsmeade sicuramente molto meglio di me), infilarmi in tutti quei vicoli per trovare quello giusto è un'ardua missione.
Alla fine, dopo aver chiesto ad un passante qualche indicazione, arrivo a questo benedetto 52 di Agrivald Street, che si concretizza come il bar dove sono entrata per smaterializzarmi.
Amareggiata, aspetto qualche minuto prima che Smith arrivi. È in borghese, non indossa quindi la sua divisa.
«Buon pomeriggio» mi saluta sorridente.
«Salve».
«Freddino oggi, vero?» continua sfregando tra loro le mani.
«Sì, ci si aspetterebbe di più da una giornata di inizio marzo» commento senza un briciolo di entusiasmo.
«Vuole entrare a bere qualcosa, signorina?» propone ma declino l'offerta.
«Mi dispiace, ma sono di fretta» invento una scusa.
«Ah...immagino le farebbe piacere ricevere subito ciò per cui è venuta» sorride.
Annuisco, ovvia.
«Bene, ecco qua» mi porge la mia bacchetta, nella stessa busta dove l'aveva messa al momento del ritiro.
«Grazie» mormoro. Un pensiero mi assale: forse dovrei chiedere anche per quella di Riddle.
In fondo, ieri poteva tranquillamente andare dalla McGranitt, ma non l'ha fatto perché gliel'ho chiesto io.
Sento di essere in debito con lui, così chiedo a Smith anche la sua bacchetta, ma come risposta ricevo solo un movimento di testa poco convinto.
L'agente si volta, proseguendo verso la sua direzione, senza proferire parola.«Mi scusi? Che significa?» domando andandogli dietro.
«Che la bacchetta del suo compagno non è risultata idonea alla circolazione»
«Che?» chiedo confusa «Che dovrebbe significare?»
«Scelga bene le sue compagnie, signorina» dice prima di smaterializzarsi, lasciandomi lì, sola, con mille dubbi che mi frullano il cervello.
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Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||
Hayran Kurgu«Questo non è un gioco, tesoro». Linguaggio volgare