Diciannove

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Non dormo; il pensiero mi tormenta.
Ho paura.
Paura di aver sbagliato tutto.
Di aver sempre sospettato delle persone sbagliate.
Lui mi stava vicino e io non mi sono mai accorta di nulla.
Possibile?
Sì.

«Hermione» chiamo la mia compagna di stanza. 
Necessito di un confronto. Magari non è il momento più adatto, visto che sono le quattro del mattino, ma come potevo parlarne con lei prima se non sapevo nemmeno io che cosa pensare? 
Ora le mie idee sono abbastanza chiare: Riddle mente. 

Prima che si svegli, Hermione si fa chiamare più di un paio di volte. Quando apre gli occhi e mi ritrova in piedi davanti al suo letto si spaventa, e come biasimarla. 
«Ho bisogno di parlarti» dichiaro intrecciando tra loro le mie mani. 
«Proprio ora?» chiede con voce impastata. 
«Sì, proprio ora»

Prima di iniziare con il racconto faccio un respiro profondo. 
«Ieri sono andata a recuperare la mia bacchetta, dall'agente Smith» comincio camminando avanti e indietro per la stanza «mi ha restituito la mia, ma quando gli ho chiesto quella di Riddle, presa da un momento di generosità, mi ha detto che non è risultata idonea alla circolazione» racconto con le stesse parole utilizzate dall'auror. 
«Quindi, Riddle è un cazzo di bugiardo» concludo. 
«E questo lo sapevamo» commenta Hermione, ancora stesa nel letto. 
«Sì, ma non così, cazzo! Mi sono fatta infilare la lingua in gola da lui, capito?! Questa cosa è molto grave, molto. Se mia madre dovesse saperlo, poi! Mi ucciderebbe!». 
«Zitta, Edith. Sto ragionando» intima la mia amica. 
Di solito le sue conclusioni arrivano senza il bisogno che ci pensi molto, ma, forse poiché si è appena svegliata, il suo cervello richiede un po' di tempo. 

«Meglio vederci chiaro» dice «manda una lettera a Smith in cui gli chiedi chiarimenti, non può negarteli» 
«E se lo facesse? E se mi dicesse di no?» domando, dubbiosa. 
«Non può» afferma semplicemente «ho letto i miei diritti, Edith». 
Annuisco prima di sedermi alla mia scrivania per scrivere la lettera da inviare a Smith. 
Due parole: 'Chiedo chiarimenti'. 
Richiudo la carta e la sigillo quando mi ricordo che la posta si può inviare dalle sette e mezza, non prima. Decido quindi di riporre la lettera in un cassetto. 

«Che hai scritto?» mi chiede Hermione. 
«Che chiedo dei chiarimenti, come hai detto tu». 
«Bene» dice prima di tornare a dormire, e mi convinco che sia la cosa migliore anche per me. 

...

Alle sette scatto in piedi, mi lavo, mi vesto ed esco, non aspettando Hermione, impaziente di inviare la lettera. Mentre cammino per i corridoi, ancora vuoti a causa dell'orario, un gufo mi plana sopra la testa e mi consegna la posta. 
Come sempre, una lettera di mia madre, che metto in tasca per poi leggerla successivamente. 

Quando spedisco la lettera all'indirizzo che mi è stato fornito in relativo al nome 'Maurice Smith', mi avvio verso la Sala Grande. 
Ora i corridoi si sono riempiti e il via vai di gente sta aumentando.
Noto che molti mi osservano.  
Una grifondoro, una certa Greta, mi sorride e mi fa un cenno col capo. 
Strano. Nessuno mi rivolge più di uno sguardo di solito. 
«Auguri» dice un altro grifondoro, ma credo sia riferito verso il suo amico che ha appena incrociato. 
Una serie di 'auguri' arrivano alle mie orecchie, provenienti dagli studenti di tutte le case, tranne serpeverde, ovviamente. 
Qualcuno di più audace, mi tocca una spalla e mi rivolge ancora questo saluto insolito. 
Confusa, entro in Sala Grande. 
«Buon compleanno!» mi sopraggiunge da un corvonero. 
Eh? Ma sono tutti matti?
«Buon compleanno, Edith» mi dice un'altra tassorosso. 

Quando arrivo al tavolo dei grifondoro, si alzano in piedi e iniziano ad applaudire e a cantare 'tanti auguri'. Un ragazzo che frequenta le lezioni di musica con me intona il tutto con il suo flauto traverso. Ancora applausi e sorrisi da persone di cui non so neanche il nome.
Tutto bellissimo, tranne per il fatto che non sia il mio compleanno

Sorrido forzatamente e mi siedo di fronte ai miei amici, Harry e Ron.

«Chi è stato?» sibilo a denti stretti. 
«A far che?» domanda Ron. 
«A dire a tutti che è il mio compleanno» 
«Ah...Dean» si ingozza di cereali e biscotti. 
«Cosa?! Perché?!» chiedo, scioccata. 
«Beh, gliel'hai detto tu». 

Improvvisamente ricordo la mia figuraccia di ieri. 
«Merda» esce spontaneo dalle mie labbra. 

Mi sto massaggiando le tempie con le dita quando qualcuno si siede accanto a me. Ormai il suo profumo mi fa rizzare i capelli. 
«Buongiorno, francesina» dice Riddle con un sorriso smagliante e con il suo solito tono sarcastico. 
«Potter, Weasley» saluta anche gli altri, che gli rivolgono un semplice cenno con il capo. 
Immagino che la vista di loro nello stesso tavolo sciocchi tutta la scuola.  

«Cara, un uccellino mi ha riferito che oggi è il tuo compleanno» dichiara rubando un biscotto. 
«Drogati meno, Riddle: gli uccelli non parlano» ribatto. 
«Può darsi che sia stata solo una visione, ma sono più che sicuro di aver visto metà dei grifondoro cantarti gli auguri» indica con l'indice la lunga tavolata. 
«Quindi? Che diavolo vuoi?» ringhio. 
«Farti un regalo, ovviamente» dice, sempre sorridente. 
«Sbrigati, Riddle, ne ho già abbastanza della tua voce». 
«Bene, questo solo per dirti che ho deciso che la festa di stasera sarà aperta a tutti, non solo ai serpeverde, così tutta la scuola potrà cantarti tanti auguri. Ma non essere così scortese, o potrei cambiare idea» si alza. 
«Ti aspetto» mi fa l'occhiolino per poi dirigersi verso i serpeverde. 

Proprio quando lui se ne va, prende il suo posto Hermione, seguita da Ginny. 
«Che ha detto?» domanda riferendosi a Riddle. 
«Nulla, solite cazzate» rispondo. 
«Riguarda la festa?»
Annuisco. 
«Ci andrai?»  
«No, non è nemmeno il mio compleanno». 

...

La risposta di Smith arriva il giorno stesso.
Chiede di incontrarci, sempre al 52 di Agrivald Street, oggi alle quattro. 
Riferisco tutto ad Hermione, che mi propone di andare insieme.
Accetto e mi vesto, cambiando i miei vestiti dall'uniforme a dei jeans e una felpa azzurra.

Il tragitto dalla scuola al locale lo trascorriamo chiacchierando del più e del meno.
«Quindi con Riddle?» mi chiede quando manca poco alla destinazione. 
Rido con nonchalance, facendo finta che l'argomento non mi tocchi minimamente. 
«Che intendi?»
«Successo qualcosa, oltre al bacio?» 
«Nulla» accompagno la parola con un gesto secco della mano.
Annuisce prima di continuare con le domande. 
«Ti piace?» 
«No, assolutamente» scuoto con forza il capo «magari, in un caso estremo, potrebbe esserci un filo di attrazione fisica, ma tutto qui. Non mi metterei con lui nemmeno se fosse l'ultimo uomo rimasto nell'intero universo». 
La mia amica ride, quasi a darmi della bugiarda. 
«Che c'è?! È vero» le tiro un pugno scherzoso sulla spalla «È bugiardo, antipatico, non è particolarmente intelligente oltre ad essere un cazzone micidiale. Oltretutto non scordare di chi è figlio, Hermione» 
Va avanti con la sua risata prima di proseguire il rimprovero.
«Forse dovresti non scordarlo tu, Edith»

Twisted Hearts || Mattheo Riddle ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora