febbraio '23
Là, dove rimbomba il fragore dell'armi
il sole nasconde il suo volto
la luna non è altro che una palla di fuoco
S'erge la soglia d'un mondo distrutto
e il limitar della vita
si fonde con l'abisso della morte
Le urla degl'immolati al sommo sacrificio
si confondono col silenzio dei vincitori
Delle prosperose e ridenti città
non è rimasto che cenere e macerie
e vi si spande l'odore acre e putrido
dei cadaveri corrotti e combusti
Là, nei campi dove un tempo
il grano cresceva rigoglioso, e profumava
e i pascoli verdeggianti brulicavano
dello sciorinar degli armenti
non v'è più altro che un deserto grigio e nero
percorso da torrenti di rubro sanguineo
E tu, sinuoso e maestoso Dnepr
in un passato mai troppo lontano
simbolo di vita e di speranza
ora non sei più che il nero, bollente Acheronte
dove gli spettri attendono il loro Caronte
che li trasbordi nello sprofondo infernale
Questa sei tu o guerra, orrida belva
che divori tutto ciò che incontra
sei come un drago dalle fiamme eterne
che incenerisce tutto sulla sua strada
Procedi al chiaror abbagliante del gran boato
che non è porta del paradiso, ma dell'Apocalisse che sarà
Tra loschi figuri, vestiti di retorica e parole vuote
ad ammirar lo spettacolo della terra in fiamme
e mercanti d'armi, seduti al tavolo di gioco
a scommetter sulle vite di chi scelta non ha!
E siamo noi, prigionieri di vuoto e d'indolenza
a firmar la condanna col nostro stesso sangue