Capitolo 4 - Eleanor

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Eleanor si passò la mano tra i capelli. Tirò con forza per sciogliere i nodi. In che situazione era finita? Un sogno indetto dal frel era più tranquillo di qualunque cosa avesse appena visto.

La prima gens era strana e quella cerimonia glielo confermava. Tutto quel casino per accendere un braciere era una cosa che non avrebbe mai preso piede a Ragac Point. Bastavano due pietre focaie e la scintilla giusta per dare la fiamma al carbone.

Avrebbe dovuto chiedere anche quello a Testa Rossa. Delle dieci domande che le aveva dato doveva averne ancora alcune da poter sfruttare.

Insieme alla fiamma che ormai ardeva al centro dell'arena, all'applauso di tutta la gente intorno, a eccezione di quelli della quinta gens intorno a lei, era scivolata via la sicurezza che l'aveva accompagnata fino a quel momento. Non era più così certa che avrebbe potuto trovare una via di fuga.

Ingoiò a vuoto e tirò le maniche a coprire le dita per proteggersi dal freddo. Se non fosse stato per il soldato della secunda che si era piantato nella stanza a fissarla per tutto il tempo tra il momento in cui Testa Rossa l'aveva lasciata e quello in cui le lancette avevano segnato la decima ora e l'avevano portata lì, avrebbe pensato a rubare qualcosa. Un qualsiasi gioiello nelle cassette di Testa Rossa le avrebbe permesso di non doversi preoccupare di lavoro e affitto per tanto tempo.

Il tempo a Scaldenn sembrava diverso. O era quello ciò che si provava quando l'umido non si infilava nei vestiti e arrivava nelle ossa? La stoffa teneva caldo, ma senza avere quella ruvidità tipica dei vecchi panni di lana o forse era anche merito della fiamma nell'arena. Non aveva smesso di fissarla da quando Testa Rossa l'aveva accesa. Quelle dieci, dodici persone della prima gens sulla sabbia erano tornate immobili. La realtà era ben peggiore di ogni idea che si era creata su di loro.

Sugli spalti intorno a lei qualcuno singhiozzava, altri si tenevano la testa tra le mani, piegati in avanti. Come se non vedere avesse fornito un qualche aiuto. Applausi e urla venivano da altre parti, ma nella propria testa sembravano attutiti. Qualcosa aveva creato una bolla intorno a se stessa. Avrebbe dovuto chiederle se c'era qualche significato particolare a quel dare fuoco a una torre di carbone. Si sarebbe aspettata qualcosa di più speciale.

Lo poteva fare anche lei.

Si passò una mano sulla faccia. Tutto quel casino si sarebbe risolto se fosse rimasta a dormire. Si era lamentata tanto di quella vita, ma ora che rischiava di non farci ritorno le sembrava la cosa migliore del mondo. Doveva riprendersela.

Testa Rossa fino a quel momento era stata piena di minacce, ma non si era mai spinta verso il farle del male. Si accarezzò il mento. Forse poteva strapparle un accordo se fosse riuscita a portarla all'esasperazione. Certo la possibilità che le tirasse dietro qualcosa o le desse fuoco c'erano sempre, ma era un rischio che era disposta a correre. Lasciarsi dietro tutta quella roba sarebbe stata la fine di un incubo. Se fosse ripiombata in uno nuovo tra cercare un nuovo lavoro e una nuova casa, sarebbe stato un problema futuro.

Si spostò appena e la stola rotonda seguì il movimento, senza darle alcuna comodità in più. Era abbastanza sottile da sentire tutte le imperfezioni della roccia, un po' come i cuscini alla locanda. Forse Scaldenn e Ragac Point non erano così differenti come pensava.

L'arancia che le aveva dato le aveva fatto venire solo più fame. Non avrebbe dovuto accettare cibo da lei. Lo sapeva che se non mangiava il corpo finiva per adattarsi.

Abbassò lo sguardo sulla testa della persona davanti a lei, una di quelli chinati sulle gambe. Mormorava qualcosa tra sé, come se stesse pregando, ma almeno aveva le scintille tra i capelli, saltellavano tra un ciuffo all'altro, erano un'altra piccola fonte di luce nella notte ormai calata.

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