Capitolo 8 - Eleanor

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Forse avrebbe dovuto affrontarla lì, ma il fatto che ci fosse qualcosa di strano negli ardenti agri le urlava che quel problema si poteva risolvere anche in seguito. Tra il non essere ancora arrivate alle fiamme sacre e, soprattutto, il non vedere nemmeno un bagliore all'orizzonte, tirare un pugno a Clelia era in fondo alle priorità. Non potevano essere spente.

Voltò le spalle a Clelia e si diresse verso l'infima, che era rimasta dove l'aveva lasciata. Clelia l'avrebbe considerata un peso. Non poteva pensare di proteggerla da lei, ma non poteva nemmeno obbligarla a fare attenzione: aveva capito che non era così ferrata nel seguire gli ordini.

«Dimmi che non la sopporti.»

«Eh, ci mette del suo a essere antipatica, ma penso sia un brutto vizio della prima

Bridget la guardò allontanarsi in direzione del borsone, le mani incrociate dietro la testa e, di sicuro, un sorriso stampato sul volto. Iniziava a credere che sarebbe stata una buona idea tenersela a Scaldenn, se non aveva paura di dire quello che pensava, c'erano diverse situazioni in cui sarebbe potuta tornare utile.

«E giusto per saperlo, quanto manca?» le chiese l'infima quando la raggiunse, trascinandosi dietro il borsone.

«Non lo so» ammise Bridget. Si accarezzò il mento. «Dovremmo essere nella zona centrale, ma vedi per caso un braciere e il fuoco che illumina la notte?»

Se non fosse stato per la propria fiamma e quella di Clelia, l'oscurità le avrebbe circondate del tutto.

«Turner!» la voce di Clelia risuonò nella notte. «Vieni qui!»

«Fiamme sacre» borbottò tra sé, poi aumentò il passo per coprire quei metri che le separavano. Teneva gli occhi fissi sul bagliore del fuoco intorno alla mano, che diventava sempre più grande man mano che si avvicinava. Non voleva pensare che qualcosa non andava, da Scaldenn non li avevano avvisati.

No?

Se le cose non funzionavano, significava che erano in pericolo tutte le città che si affacciavano sugli ardenti agri, non solo Scaldenn. Lo scenario peggiore era che scoppiasse una guerra, che l'equilibrio delle fiamme sacre non garantisse più la pace.

Stava andando tutto storto quell'anno. Ogni cosa per cui aveva lavorato si stava sgretolando davanti ai suoi occhi, come un ceppo di legno sotto le fiamme. Ingoiò a vuoto, la gola secca e non per il caldo.

L'ansia la iniziava a stringere. Infilò una mano nella bisaccia, estrasse la borraccia e lasciò cadere a terra il resto. Bevve un lungo sorso, più di quanto avrebbe voluto. Se ne avesse riempita una con il vino, avrebbe avuto anche qualcosa per calmare davvero i nervi e non darne solo l'impressione. Lanciò a terra anche quella e il tintinnio del metallo contro le rocce riecheggiò nelle orecchie.

«Hai paura, eh?»

«Sta' zitta» sibilò all'infima. Sperava che almeno lei se ne tenesse lontana. Cercò di ignorarla quando ridacchiò, ma le faceva solo venire voglia di tirarle un pugno.

«È normale, non dovresti vergognartene.»

«Si può sapere di cosa stai parlando? Sei strana.»

«Non so più che fare, quindi mi diverto a vederti confusa.»

«Lo capisci che non è una gita di piacere?»

«Per te. Non per me.»

Bridget sospirò. Senza le creature, non l'avrebbe capito che se l'era portata dietro perché costretta. «Perché sei così tranquilla?»

«Sono abituata a vivere con la preoccupazione addosso, ma qui è diverso: si tratta di cose che non avrei mai pensato di vedere, è più... non lo so. Eccitazione per la scoperta?»

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