Capitolo 3 - Eleanor

16 2 0
                                    

Eleanor si guardò intorno: non c'era niente che potesse dare l'idea che era successo qualcosa. Gli ardenti agri erano tornati a essere quelli che aveva sempre visto. Una distesa piatta, con l'alba che iniziava a farsi vedere all'orizzonte.

Si grattò la fronte.

«Idee su cosa possa essere stato?» Si voltò verso Bridget, intenta a scrutare il resto del gruppo che si stava alzando, uno dopo l'altro, come se fossero molle che scattavano non appena il carico fosse stato eliminato.

«No. So che ci sono stati alcuni terremoti, ma... negli ultimi anni non è stato registrato niente.» Afferrò la lanterna e l'agitò nel buio, come a segnalare la propria posizione.

«Torniamo indietro?»

«Dubito. Un incontro tra le città è qualcosa che trascende anche il pericolo, senza contare quello che vuole da me.»

Non disse più niente e rimase immobile, aspettando che le due figure che si erano staccate dal gruppo la raggiungessero. Si spostò dietro di lei, come se avrebbe potuto proteggerla da Clelia. Più la guardava, più i ricordi che aveva cercato di spingere in un angolo della mente si facevano più forti, più ritornavano a galla.

«Tutto bene?» chiese Vincent alla sorella. Si posizionò accanto a lei e le mise un braccio sulle spalle. Bridget annuì con un cenno della testa. Le lanciò un'occhiata che non sapeva come definire. Dopo la sua trovata non era così disposta a fidarsi di nuovo di lui.

Clelia arrivò poco dopo. Si aspettava che facesse qualche commento – d'altra parte come poteva pensare che poteva andare tutto bene quando la bolla con Bridget si rompeva con il tocco di uno spillo?

«Proseguiamo.» Clelia agitò una mano. «È stata solo una leggera scossa, non vedo motivo di preoccuparmi.»

«L'unica cosa di cui sarò felice è che se moriamo tutti, la colpa sarà della tua incoscienza.»

«Oh, sei riuscita a convincere anche tuo fratello?»

«Io non ho fatto nulla.» Bridget sollevò entrambe le mani. «Vincent è una persona a sé, può pensare quello che vuole. Caso vuole che per una volta concordiamo. Andare avanti ora può essere la scelta giusta, ma non abbiamo la certezza che le cose possano peggiorare.»

«Siamo nel mezzo degli ardenti agri: Helistrum si aspetta che arriviamo in fondo a questo incontro e non posso certo deludere il Consiglio. Non sono te, Turner.»

«Oh, infatti sei molto peggio.» Vincent ridacchiò tra sé, mentre la presa si strinse sulla spalla della sorella.

«Almeno non sono io quella che nasconde una della quinta gens.» Clelia fece qualche passo verso sinistra. «Cos'è? Hai paura che ti strappi anche l'altro braccio?» chiese sollevando la mano sinistra. Una fiammella le circondò le dita.

Eleanor deglutì a vuoto, senza riuscire a staccare gli occhi dal fuoco. Il ricordo della puzza di bruciato le tornò in mente, accompagnato da una fitta sotto le bende. La situazione non era migliorata come aveva pensato – anzi. Era sempre la stessa.

Serrò le palpebre imponendosi di non lasciare scivolare giù le lacrime.

Un leggero calore si allargò sulle guance, quanto bastava a convincerla ad aprire gli occhi, uno dopo l'altro.

«Voleva solo provocarti, come fa con tutti.»

Eleanor annuì con un cenno della testa. Bastava ancora troppo poco per spingerla oltre l'orlo del baratro su cui si era ritrovata a stare. Con il passare del tempo era riuscita a nascondere il dolore, non era così predominante come tutte le altre volte, ma in quel momento era tornato a galla, come se fosse appena successo. Se chiudeva gli occhi, si rivedeva nell'arena, con il peso di Clelia addosso.

Fiori di fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora