L'eco di passi sulle scale le fece serrare le palpebre. Aveva lasciato le informazioni sul tavolo a Eleanor, ma dubitava che fosse lei. Aveva mosso qualche passo nella stanza, ma era l'involucro della persona che aveva conosciuto. Se non fosse stato per le bruciature, avrebbe voluto stringerla al petto e dirle che andava tutto bene, che Clelia non le avrebbe fatto ancora del male.
Era più probabile che fosse Vincent, se non era di nuovo occupato con chissà quale sua trovata, o più probabile il padre.
«Sapevo di trovarti qui, pulce.»
Serrò il pugno e la fiamma sparì. Tutta quella fatica per non dover affrontare le conseguenze delle proprie decisioni e alla fine era stata prevedibile, caduta di peso nella sua trappola.
«Perché stavi evitando la tua famiglia?»
«Non posso? Non posso cercare di digerire la questione come voglio io?» gli chiese voltandosi di scatto. Non aveva voglia di iniziare una giornata litigando, ma era quello il motivo. Avevano sempre ribattuto su quanto fosse importante la sua presenza al consiglio, figuriamoci se le avessero offerto conforto in un momento come quello.
Il padre si fermò a qualche passo da lei, le braccia incrociate a tenere stretta la vestaglia. Non si era nemmeno vestito, a quanto pareva. In qualche modo era riuscito ad arrivare a quella sua idea.
«Perché non c'è niente da digerire.»
«Ho sbagliato, lo so. Mi dispiace.» Inclinò la testa, come se Vincent potesse aver ragione. Si aspettava cosa le avrebbe detto un attimo dopo.
«Le scuse non servono a niente.»
Il tono gelido delle parole tagliava la pelle in più punti: tanti spilli che si conficcavano nelle braccia, nel petto e nelle gambe a ricordarle che era – di fatto – inutile. Era diventata l'incubo di quello che aveva sempre voluto che fosse, come se fosse stata del tutto colpa sua.
Le fiamme sacre non le aveva prese lei, erano state tirate fuori da chissà chi e messe chissà dove, se ancora l'energia della prima gens non aveva avuto cambiamenti.
Ingoiò a vuoto. «Rimedierò ai miei errori.»
«Non so se ti meriti una seconda possibilità, pulce.»
Che l'avesse chiamata con il nome intero, avrebbe fatto meno male di quello che le stava dicendo. Quel soprannome metteva di mezzo una vicinanza che in quel momento non sentiva di avere. Quelle poche mattonelle che separavano loro due erano diventati una voragine che poche cose avrebbe potuto colmare.
Ingoiò di nuovo senza avere il coraggio di alzare la testa: poteva significare solo una cosa, la peggiore che si potesse realizzare.
«Per favore» mormorò dopo qualche momento di silenzio. «Farò qualsiasi cosa.»
«Potevo accettare il fatto che il Consiglio ti abbia sospeso, ma il tuo comportamento verso quella della quinta gens inizia a non piacermi più di tanto. fino a che punto ti vuoi spingere' Che delusione vuoi essere?»
Le si avvicinò di un passo e le accarezzò la guancia. Le mani erano fredde nonostante l'energia.
«Non ti ho cresciuto così, lo sai, vero?»
Bridget annuì con un cenno della testa.
«Quindi rispondimi, fino a che punto vuoi spingerti?»
«Quale è necessario» gli rispose con un fino di voce quando l'unghia premette contro la guancia.
«Cosa hai intenzione di fare di lei? Quanti altri soldi vuoi spendere inutilmente?»
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Fiori di fuoco
FantasyEleanor non ha mai conosciuto altro a Scaldenn che non fosse l'odio e il disinteresse: segnata dall'appartenere alla quinta gens, non può fare altro che cercare di sopravvivere e sperare che non arrivi una condanna ingiusta anche per lei. Bridget J...