Capitolo Cinque (Rio)

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Dopo più di due ore di viaggio sul jet, finalmente erano arrivati alla base che si trovava su una delle montagne che separavano le Pianure dell'eternità dal mondo civilizzato.

La base non era molto grande, aveva due edifici e una pista d'atterraggio. Una volta scesi dal jet si guardarono intorno, come a cercare qualcuno che gli dicesse dove dovevano andare, ma l'attesa durò un bel po', fino a quando arrivò un giovane ragazzo più piccolo di loro di qualche anno, che li accolse con un sorriso e invitò tutti a seguirlo.

I ragazzi compreso il capitano, guardavano con diffidenza il ragazzo perché forse aveva appena quattordici anni e quello non era certo il posto più adatto a lui.

La prima a parlare fu Aria, infuriata per l'attesa e con poca pazienza come sempre, iniziò a prendersela con il povero ragazzo per aver dovuto aspettare così tanto che qualcuno li accogliesse.

«Sono venti minuti che aspettiamo qualcuno che ci viene a prendere e il meglio che mandano è un ragazzino?!»

«Scusatemi! Se avete dovuto aspettare così tanto è colpa mia, mi stavo ancora preparando quando mi hanno detto di venirvi a prendere e... in realtà neanche lavoro qui ufficialmente...»

Aria si mise davanti a lui guardandolo dall'alto al basso, il poveretto era diventato completamente rosso dalla vergogna. Intervennero Rio, Evan e Kana a salvarlo, mentre nel frattempo il capitano guardava divertito quella scena.

Il ragazzo disse di essere solo il figlio del comandante della base, il padre lo aveva mandato lì per accoglierli, ma era arrivato in ritardo. Dopo la spiegazione chiese di nuovo scusa e li guidò all'interno della base. Attraversarono un lungo corridoio fino a quando raggiunsero una grande sala. Al suo interno c'erano molti computer e diverse persone che ricevevano informazioni dall'accademia, dove i due sensitivi facevano tutto il possibile per seguire gli spostamenti della mappa, che nel frattempo erano diventati un po' più precisi. Al centro della sala c'era un grosso tavolo con al centro una mappa estremamente approssimativa di una piccola parte delle pianure dell'eternità. Dal fondo della sala arrivò un grosso uomo di mezz'età che si rivelò essere il comandante della base e il padre del ragazzo che li aveva accolti.

Il comandante lanciò un'occhiataccia al figlio e iniziò a rimproverarlo per aver tardato ad accogliere gli ospiti. Anche Aria a sua volta non perse l'occasione di rilanciare le accuse al ragazzo che si scusò per la terza volta.

«Il ragazzo si è già scusato prima, adesso vorrei degli aggiornamenti sulla situazione». La richiesta del capitano sembrava quasi un ordine, ma in realtà aveva usato quel tono per sviare l'attenzione dal povero ragazzo.

Il comandante sembrava un po' intimorito dalla presenza del capitano.

«Sappiamo che l'obiettivo è in movimento dalle ultime informazioni dei sensitivi, quindi se v'indichiamo il punto da raggiungere dovreste arrivare in contemporanea a lui e fermarlo lì. Ci hanno confermato che si tratta di una persona sola, quindi sarà uno scherzo per voi».

Tutti si rilassarono nel sapere che c'era già un piano pronto per loro e che si trattava solo di una singola persona, la missione sembrava pressappoco una passeggiata. Persino Kana che era abituata a prendere tutto seriamente, nel sapere che non dovevano pensare loro ad un piano si rilassò. Avevano un'ora prima di partire e tutti chiesero di potersi rilassare a modo loro, le ragazze andarono a farsi una doccia e i ragazzi si misero a fare amicizia con il figlio del comandante. Tutti erano tranquilli, persino Sara stava finalmente legando di più con le altre, l'unico in pensiero in quel momento era il capitano. Non capiva come l'obiettivo era riuscito a ottenere tutti i frammenti della mappa, aveva dei dubbi che non riusciva a scrollarsi di dosso, possibile che quel tizio era solo un pazzo e bastasse così poco per prenderlo? Non poteva saperlo, l'unica cosa da fare per ora era fidarsi dei suoi ragazzi.

L'ora era passata, hai ragazzi vennero dati altri viveri da aggiungere nello zaino, un sacco a pelo a testa, dei vestiti sportivi più comodi per la situazione e anche una piccola radio per comunicare e ricevere ordini dalla base. Gli fu indicato sulla mappa approssimativa il punto dove probabilmente avrebbero raggiunto il loro obiettivo, ma loro non avevano una copia di quella mappa quindi dovevano andare ad occhio, affidarsi alle loro bussole e ricordarsi che in quel punto c'era una lago. Poco dopo lasciarono la base e scesero dalla montagna seguendo un sentiero.

Il punto in cui si trovavano non era lontano dalla vallata che aveva preso il loro bersaglio qualche ora prima per entrare nelle Pianure dell'eternità. Il paesaggio che avevano davanti era lo stesso che aveva visto Alex, un enorme prateria con la sola differenza che ormai era il tramonto.

«Ok ragazzi, il nostro obiettivo è parecchio lontano da noi, propongo di correre fino al punto stabilito e magari con un po'di fortuna anticiparlo».

Kana aveva assunto il comando della situazione e dato che tutti sapevano che era la più affidabile, accettarono di buon grado la cosa. Iniziarono così a correre verso la direzione del punto stabilito affidandosi alle bussole. Con la loro velocità e resistenza che avevano ottenuto grazie agli allenamenti, anche se avrebbero dovuto correre due ore ininterrottamente non sarebbe stato un problema.

Dopo più di due ore ormai era diventato buio, c'erano solo la luna e le stelle a illuminare il paesaggio. Vicino a loro c'era un piccolo fiume che partiva da chilometri e chilometri di distanza per finire in un lago che si trovava davanti a loro in fondo a una valle. Lì c'erano anche delle collinette piene d'erba e non troppo alte che offrivano un panorama migliore, di alberi invece continuavano a essercene pochissimi. Quello era il punto che gli era stato indicato sulla mappa, al momento non c'era nessuno e molto probabilmente erano riusciti veramente ad anticipare il loro obbiettivo.

Sara cominciava a dare segni di stanchezza, la corsa era durata più di quello che avevano pensato, così decisero di riposare un attimo. Salirono su una delle collinette e Sara si gettò di schiena sul prato e chiuse gli occhi.

«Stai bene?» chiese Rio.

«Sono abbastanza stanca».

«Bhe è normale tra noi sei quella con meno resistenza», la prese in giro Rio.

«Ti stai vendicando proprio ora?»

«Non so di che parli».

I due iniziarono a ridere, ma s'imbarazzarono parecchio quando videro che gli altri li stavano ascoltando poco lontano curiosi e bisbigliavano tra di loro.

Evan approfittò della pausa per fare uno spuntino. A lui si aggiunsero Sens e Aria, mentre invece Kana si mise a cercare la radio all'interno dello zaino per fare rapporto sulla situazione. Cercò di accenderla da sola ma non aveva mai visto quel modello, così chiese aiuto ai tre lì vicino.

Aria non ne sapeva niente di come potesse funzionare. Kana contava su Evan, ma anche lui pur essendo quello più informato sugli oggetti elettronici non sapeva proprio come far funzionare quella radio.

«Basta premere questi due tasti insieme e poi tirare la levetta verso l'alto», spiegò Sens.

I tre lo guardarono sorpresi. Sens non ne sapeva molto di elettronica, anche se ogni tanto giocava con Rio ed Evan ai videogiochi.

«Mio padre ne ha una uguale al lavoro e una volta mi ha mostrato come funzionava, penso che anche il capitano ci aveva fatto vedere come funzionava in una delle sue lezioni sugli strumenti di sopravvivenza. Ricordo anche che dopo una certa distanza smettono di funzionare se non ci sono antenne per molti chilometri».

I tre provarono a ricordare quando il capitano avesse parlato di quella radio, probabilmente quella lezione era andata completamente dimenticata da tutti.

Sens stava per accenderla ma venne interrotto da Rio, che in quel momento si trovava nello stesso punto in cui stava parlando in precedenza con Sara, poco lontano da loro.

«Abbassatevi c'è qualcuno laggiù», li avvertì Rio.

La collinetta non era molto alta, però la sua conformazione permetteva a chi si trovava sopra di non essere visto da chi passava sotto.

Gli altri strisciarono verso Sara. Insieme a Rio si era accorta che qualcuno stava per arrivare, così per spiarlo si era posizionata ancora più avanti rispetto a dove si trovava prima.

Farti tornare da me (Revisionato, Completato)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora