Capitolo I

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𝓛𝓪 𝓹𝓻𝓲𝓶𝓪𝓿𝓮𝓻𝓪 𝓭𝓲 𝓝𝓪𝓻𝓲𝓭𝓲𝓪

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Anno 2023

Naridia era una grande città, immersa tra le colline, situata nella parte settentrionale della Corea del sud.
Seppur contasse un gran numero di abitanti, non era troppo conosciuta al di fuori della sua nazione. La maggior parte delle persone che vi abitavano, probabilmente erano lì da generazioni. Difatti, la quantità di gente che aveva deciso di risiedervi per propria scelta personale, era davvero misera.
Non era una città molto ben vista dalla maggior parte dei coreani, in quanto venisse additata come "maledetta".
Molti anni fa, le affibbiarono il nome di "Città morta" a causa delle continue voci che, da secoli, giravano per l'intera nazione.

"Ogni anno scompare una giovane adolescente".

"Non andare, potresti non tornare".

"Perché proprio quella città? C'è sempre mal tempo e non si vede nulla a causa della nebbia".

"Lì ci sono i non morti".

Queste, erano solo alcune delle frasi che, gran parte della gente, amava pronunciare su quella città a loro sconosciuta.
Si diceva che fosse la dimora di creature spaventose come demoni, fantasmi, lupi mannari e persino vampiri e che, qualunque straniero, non ne sarebbe mai uscito vivo.
Nonostante la numerosa quantità di leggende, Naridia non aveva mai ottenuto alcun potere mediatico.
Non era la meta preferita di turisti o appassionati del terrore che, dal conto loro, preferivano luoghi sicuramente più famosi e con una maggiore possibilità di trovarci qualcosa d'interessante, piuttosto che vane fantasie, inventate con l'unico scopo di spaventare i bambini.

All'uscita della ND Highschool, una delle scuole superiori della città, una piccola zazzera bionda ed arruffata, era china sul proprio taccuino.
Il ragazzo, a cui appartenevano sia la folta chioma che il piccolo diario, era intento ad annotare, con frenesia, qualcosa di veramente troppo importante per poter aspettare di trovarsi a casa.
Imprecò, non poche volte, quando la sua biro nera decise d'incepparsi di tanto in tanto, mettendogli i bastoni tra le ruote, impedendogli di portare a termine quel piccolo compito, nel minor tempo possibile. D'altronde, la campanella era suonata da un po' ed il suo stomaco aveva iniziato a brontolare con sempre più insistenza.

«Aish, ma perché mi sei capitata proprio tu tra le mani?» Disse il biondino, rivolgendosi direttamente alla penna, mentre batteva con forza la punta contro il retro del proprio diario, cercando di farla tornare a funzionare correttamente.

Sbuffò ancora per qualche secondo, prima che una mano assai familiare, gli strappasse il quaderno, allontanandolo dal suo campo visivo ed iniziando a sventolarlo in aria.
Il tutto accompagnato da un sorriso sghembo, appena disegnatosi sul volto del nuovo arrivato.

«Mio dio, Jimin... non dirmi che stai di nuovo disegnando bouquet!» Gridò, fintamente annoiato, il giovane ragazzo dai capelli castano chiaro, dopo aver recato quel piccolo fastidio al suo amico.

𝐀𝐌𝐀𝐑𝐀𝐍𝐓𝐇 "무한" 𝓙𝓲𝓴𝓸𝓸𝓴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora