Capitolo XI

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𝓘𝓵 𝓻𝓾𝓫𝓲𝓷𝓸 𝓮 𝓵'𝓪𝓶𝓫𝓻𝓪

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𝓘𝓵 𝓻𝓾𝓫𝓲𝓷𝓸 𝓮 𝓵'𝓪𝓶𝓫𝓻𝓪


Anno 2023

L'ora era tarda, molto tarda.
Le luci, in tutto il palazzo, erano tanto cupe e sembrava impossibile anche solo vedere.
Per non parlare del silenzio assordante.
Non volava una mosca.
Gli unici rumori che si potevano udire, ma solo se si tendeva abbastanza l'orecchio, erano i leggeri passi di Sua Grazia, contro il pavimento gelato.
Jeon Jungkook, camminava con estrema eleganza per quei corridoi.
Tra le mani, aveva un piccolo candelabro, con cui poter meglio illuminare il suo cammino.
Era a piedi nudi, così come nudo era il suo torso, coperto solo da una lunga vestaglia. Un paio di pantaloni sottili a fasciargli le gambe dall'invidiabile tonicità.
I capelli lunghi e scuri, sfioravano con le punte il proprio petto.
Egli possedeva una meta ben precisa e, quando in lontananza cominciò a scorgere quella piccola porta in legno che fin troppo gli era nota, un piccolo ghigno gli si stampò in volto, già pregustando il dolce sapore che avrebbe avuto quella serata
A cena non si era presentato e nessuno, a parte Seokjin, n'era stato informato.
Aveva finto un improvviso contrattempo, decidendo di non palesarsi a tavola.
Oh, che Sua Grazia l'avesse fatto per alimentare l'irrequietezza del suo giovane ospite, era pura e semplice verità vera.
L'aveva invitato proprio lì, quella sera, mediante una piccola missiva che aveva fatto poggiare all'interno del suo vassoio e sapeva, anzi, era sicuro, del fatto che l'avesse contrariato non poco.
Possedeva un piano ben preciso, il sovrano. Uno di quelli escogitati la notte precedente, dopo il piccolo incidente, avuto con il suo nuovo inquilino, ventiquattr'ore prima.
Jungkook sentiva già la peluria del proprio corpo irrigidirsi, se commetteva l'errore di tornare indietro a qualche ora fa.
Quando quel dolce sapore s'era posato con nonchalance contro le sue papille gustative, inebriando con prepotenza ogni cellula del suo corpo.
No, Jeon Jungkook non se ne preoccupava. Conosceva perfettamente quel tipo di sensazione, non era così nuova.
Non era la prima volta che desiderava così ardentemente una goccia di sangue.
Proprio per quel motivo, si disse che la sua intensa fame fosse assolutamente normale ed, alla luce di tale constatazione, pensò che fosse arrivato il momento di sperimentare ciò che tanto bramava.
Quando Jungkook aprí quella porta, ciò che vide lo avvelenò completamente.
Il mortale era seduto con le mani strette contro le proprie gambe, scoperte solo dalle ginocchia in giù.
Era completamente solo, come gli era stato ordinato, ma non fu quello ad ubriacare il giudizio di Sua Grazia, bensì le condizioni in cui il biondo versava.
Aveva i capelli totalmente in disordine, le labbra martoriate, probabilmente da suoi continui morsi e gli occhi lucidi.
Il suo corpo minuto era trattenuto in una larga camicia chiara.
Una spalla scoperta e gran parte delle clavicole in mostra.
La poca illuminazione, conferita da alcune candele accese, diede la possibilità a Jungkook di notare quanto la sua pelle fosse imperlata di sudore.
Sua Grazia respirò a pieni polmoni l'inebriante fragranza che deteneva il possesso dell'intera stanza e si trattenne dal coprirsi il naso, per quanto fosse intossicante.
Dolciastro e rinfrescante all'inizio, pungente ed amaro alla fine.
L'odore dei papaveri rossi era per lui inconfondibile ed impossibile da non riconoscere ed il fatto che fossero proprio i feromoni di quel moccioso a produrlo, quasi non lo fece arrabbiare, ma quando tornò con lo sguardo contro quel ragazzino e nei suoi occhi cominciò a leggervi quel terrore crescente, dovette controllarsi per non farlo suo in quell'esatto momento.
Si richiuse la porta alle spalle, come se la presenza di quell'esserino non l'avesse toccato minimamente.
Sarebbe stato così, se solo non avesse emanato quella fragranza o posseduto quell'aspetto, così appetibile.
Jungkook smise di guardarlo, ma non per questo, si perse lo sguardo insistente del biondino su di sé.
Fu per lui come un'iniezione di adrenalina, quando percepí pienamente tutto il terrore trasudato dai pori del mortale, mentre quasi non si staccava la pelle delle proprie dita, mentre con le unghie, graffiava le sue nocche.
Tremava, Dio se tremava e Jungkook dovette trattenersi dal sogghignare ancora una volta.
Per lui era talmente semplice captare le emozioni degli esseri umani.
Poteva sentirne gli odori ed, in alcuni casi, alterarli a proprio piacimento.
Eppure, quando si voltò nuovamente verso quegli occhi color dell'ambra più brillante, non poté fermare quel, seppur piccolo ed insignificante, brivido che corse lungo la sua colonna vertebrale.
Quel volto gli faceva ancora un certo effetto e per lui non era affatto facile interfacciarsi con quella cocente consapevolezza.
Jungkook trasalí, leccandosi le labbra con vigore, quando per un piccolo istante, in quelle iridi scure, riuscì a sentire un'emozione nuova.
Era piccola, così tanto da trovarsi in bilico tra la realtà e l'immaginazione.
Eppure, n'era sicuro, il piccolo mortale l'aveva guardato in maniera differente, per un misero istante.
Non ci volle molto a Sua Grazia, per poter comprendere la natura di quel cambio improvviso da parte del biondino, tuttavia, non ebbe il tempo di rimuginarci sopra troppo a lungo.

𝐀𝐌𝐀𝐑𝐀𝐍𝐓𝐇 "무한" 𝓙𝓲𝓴𝓸𝓸𝓴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora