Capitolo X

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𝓠𝓾𝓪𝓵 𝓮𝓻𝓪 𝓲𝓵 𝓼𝓾𝓸 𝓷𝓸𝓶𝓮?

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𝓠𝓾𝓪𝓵 𝓮𝓻𝓪 𝓲𝓵 𝓼𝓾𝓸 𝓷𝓸𝓶𝓮?


Anno 2023

Dal soffitto gocciolavano petali.

Non era una cosa che possedesse un vero e proprio senso logico, ma la mente di Jimin che da poco aveva ripreso a funzionare, dopo un pesante sonno ed una consistente nottata, in qualche modo gliene attribuì uno.
I raggi del sole non filtrarono attraverso quelle finestre, come al solito, del resto.
La luce non sembrava voler dimorare in quel luogo troppo a lungo, quasi come se non gli appartenesse e questo non fece altro che riportare il biondino in un profondo stato di malessere.
Fece un piccolo movimento, per poter sistemare al meglio la propria posizione contro quel materasso - che nonostante fosse comodo, non sembrava poi così adatto alla schiena dolorante del giovane - dalle notevoli dimensioni.
Nello spostarsi, però, sentí un pesante fastidio, attraversargli completamente il corpo.
Partiva dalla punta dei propri piedi, fino alla nuca ed il ragazzino ebbe la sensazione di poter essere perfettamente scambiato per un inutile rottame.
Nonostante ciò, riuscì ad alzare di poco la schiena, per poterla poggiare contro la decorata spalliera, mentre fiumi di ricordi allagavano i suoi pensieri che non fecero altro che farlo inorridire.
Riuscì a dare un senso alle condizioni del proprio corpo, solo quando nella sua mente si materializzarono quelle grandi e forti mani, strette contro il collo.
Occhi rossi, in grado d'incenerirlo e gelide labbra sulla propria pelle.
Fu proprio alla luce di quel ricordo che il biondino finí per spostare la propria mano verso un punto ben preciso del collo, su cui continuava a sentire un leggero formicolio. Quando le sue dita tentarono di tastare quel lembo di pelle, vennero intralciate da uno spesso pezzo di stoffa.
Fece una leggera pressione e, quando sentí quel piccolo fastidio trasformarsi in dolore, capí che tutto quello che stava iniziando a formarsi in quella giovane testa, non era frutto dell'immaginazione di Jimin, per quanto fosse fervida.
Di scatto, tirò qualche calcio alle lenzuola, per poterle allontanare dal proprio corpo.
Si alzò bruscamente, per poi sentire la vista annebbiata, a causa del rapido ed improvviso movimento.
Riprese a camminare, fino ad arrivare verso il lungo specchio che teneva sistemato in quella camera, così tetra.
Si Posizionò davanti ad esso e prese a scrutare quel punto in prossimità della mandibola, poco più in basso.
Jimin, oltretutto, decise di non prestare troppa attenzione all'aspetto del proprio volto in quel frangente o, quasi sicuramente, non si sarebbe neanche riconosciuto, si limitò, invece, a notare come quel pezzo di stoffa fosse stato ben sistemato, contro quel punto dolorante.
Il biondo lo slegò, trattenendo il respiro, quando sentí quel tessuto poroso staccarsi dalla sua ferita, provocandogli un maggior fastidio.
Una volta rimosso completamente, i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.
Portò una mano alla bocca, mentre il petto e la respirazione iniziarono ad appesantirsi.
Quella ferita non aveva nulla di troppo disgustoso o estremamente spaventoso, ciononostante, Jimin sentì comunque una scarica di terrore assalirlo.
Sembravano quasi due punti, perfettamente allineati e simmetrici, ironicamente simili a quelle finte protesi che comprò tempo addietro, una sera di halloween, per simulare il morso di un vampiro.
Fu così ironico pensare che quelle, invece, fossero totalmente vere.

𝐀𝐌𝐀𝐑𝐀𝐍𝐓𝐇 "무한" 𝓙𝓲𝓴𝓸𝓸𝓴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora