Capitolo IX

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𝓜𝓮𝓵𝓮 𝓒𝓪𝓻𝓪𝓶𝓮𝓵𝓵𝓪𝓽𝓮 𝓮 𝓒𝓪𝓷𝓷𝓮𝓵𝓵𝓪

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𝓜𝓮𝓵𝓮 𝓒𝓪𝓻𝓪𝓶𝓮𝓵𝓵𝓪𝓽𝓮 𝓮 𝓒𝓪𝓷𝓷𝓮𝓵𝓵𝓪

Anno 2023

Se la tensione avesse mai potuto produrre un suono, in quel momento, chiunque ne sarebbe stato assordato, se solo avesse messo piede nella nuova ed angusta camera di Jimin, il cui arredo antico ed i colori plumbei, contribuivano ad aumentare a dismisura lo stato di disagio in cui il ragazzino versava.

Camminava avanti e indietro per l'intero spazio, con i piedi nudi e le braccia conserte, strette contro il petto. Di tanto in tanto, si portava un dito alle labbra — alternando tra indice e medio — per poterne mordicchiare le unghie o strapparne le pellicine. Il suo battito cardiaco proprio non voleva saperne di darsi un contegno, oscillando da una sottospecie di calma apparente, fino al rasentare la tachicardia.
Eppure, Jimin cercava in tutti i modi di placare la propria ansia, provando a concentrarsi su altro. Per un attimo, si perse a contare le orme che lasciava su quel pavimento lucido, a causa del sudore secretato dalla pianta dei suoi piedi.
Se qualcuno glielo avesse chiesto, non sarebbe mai riuscito a spiegare cosa vi trovasse di così rilassante, nell'osservare come quell'umido alone, riuscisse a scomparire velocemente da quelle mattonelle, non appena il piede del biondino si spostava.

Jimin sbuffò rumorosamente.
Fece cadere entrambe le mani lungo le gambe, lasciandole a penzoloni, quando alzò il capo verso l'alto, chiudendo di poco gli occhi.
Mosse velocemente le braccia, con il solo intento di poter scaricare la tensione ed il disagio, di cui era prigioniero in quel momento.

Lui gli aveva detto di aspettarlo in camera, da solo.
No, quella non sarebbe di sicuro stata la prima volta, in quanto, il giovane ragazzo biondo, aveva già avuto un colloquio privato con Sua Grazia, prima di allora.
Eppure, ebbe uno strano presentimento, come quello che l'aveva assalito durante i festeggiamenti del suo compleanno, al Mars, poco prima dell'incontro con Kim Taehyung, la sera del rapimento.
Quella volta, Jimin non ascoltò la voce nella sua testa, per quanto urlasse a squarciagola, all'interno della propria mente, facendo eco al centro del petto.
Non volle dargli peso.
Ci stava rimuginando ancora, in quegli istanti di solitudine e dolorosa introspezione, mentre l'ansia di quel vis à vis imminente continuava a crescere, quei pensieri non avevano alcuna intenzione di abbandonare la coscienza del biondino.
Ci macchinava da tutto il giorno.
"Se solo avessi dato ascolto al mio istinto, a quest'ora non sarei stato qui".
Non avrebbe mai dovuto festeggiare quel compleanno, tantomeno iniziare un'assurda conversazione con un perfetto sconosciuto.

Rise, il giovane, quando guardò all'intera situazione con un improvviso moto di lucidità.
Alla luce di quella riflessione, il ragazzo dovette ricredersi.
Se quelle erano da sempre state le intenzioni di quell'essere spaventoso, questi avrebbe di certo trovato altri mille modi per potersi impossessare di Jimin.
Con le sue scelte, il biondino non aveva fatto altro che facilitargli il compito, lasciando che architettasse un incontro, all'apparenza, quasi casuale.
Scosse la testa, per non pensarci.
A proposito, quanto tempo era passato?

𝐀𝐌𝐀𝐑𝐀𝐍𝐓𝐇 "무한" 𝓙𝓲𝓴𝓸𝓸𝓴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora