Tre

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Tate

È un giorno rovente d'estate.
Le dita si muovono fluide e morbide sui tasti del pianoforte, quasi come fossero state create per questo.
Osservo il tramonto della mia finestra, senza mai fermarmi sulle note di Solas-Jamie Duffy.
Io, Tate Turner, non mi merito un talento così.
Eppure, ci sono nato. Forse serviva uno spirito libero al mio animo ribelle e al fatto che sono sempre chiuso in me stesso.
Ogni volta che suono, immagino di essere sulla spiaggia. Con i piedi bagnati dall'acqua del mare. La brezza marina che mi soffia tra i capelli dorati.
Il colore delle mie iridi che si mischia con quello dell'acqua.
Le mie dita stanche, ma che non si arrendono mai.
Perchè suonare mi fa sentire vivo.

Ma, ovviamente, ci dev'essere sempre qualcuno pronto a infrangere i tuoi sogni. Il mio coinquilino, nonché migliore amico Stefan/ Step, spalanca la porta della mia camera.
<<Tate, non puoi capire chi è appena venuto a farci visita!>>-dice, euforico. Faccio finta di non averlo ascoltato, con le cuffie nelle orecchie.
<<Hmm hmm?>>-dico, annuendo. Corruccia le sopracciglia, confuso.
<<Tate, ma mi stai ascoltando?>>-dice. Annuisco, senza spiaccicare una parola. In realtà sto ascoltando della musica, non sono in vena si stronzate. Mi toglie le cuffie dalle orecchie. <<Tate!>>-mi rimprovera.
Sbuffo, roteando gli occhi al cielo.
<<Che c'è? Non vedi che ho da fare?>>-gli dico, indicando il pianoforte. Riprendo a suonare, non curandomi dei suoi discorsi.
Anche se non posso evitarlo, visto che non si è mosso di un centimetro.
<<Il colonello Harris è qui! Vuole parlare con te!>>-dice, così velocemente ed euforicamente che fatico a credere che sia vero quello che ho sentito.
Ma che...il colonnello??
Mi fermo, voltandomi di scatto verso di lui.
<<Come hai detto? Ripeti>>-gli dico.
<<Il colonello Harris è qui. Vuole parlare con te>>-dice. Mi alzo di scatto dalla sedia, capendo di non aver sentito male.

Lo sorpasso per uscire di fretta dalla stanza, col cuore a mille e incredulo.
Cosa vuole il colonnello tutto soldi, da me che non ho nemmeno un centesimo? Che, tra l'altro, lo metto sempre nei guai.
Ricordo che l'ultima volta sono quasi stato arrestato per avergli riempito il giardino di carta igienica.
Appena scendo di sotto, nella modesta casa in cui vivo a Miami, vedo il colonnello seduto sul divano.
Sta parlando con l'altro mio migliore amico, Daniel. In mano ha una tazza di caffè.
<<E quindi gli ho dett->>-cambia discorso non appena mi vede. Poggia la tazza sul tavolino davanti a sè, sorridendomi e porgendomi la mano. <<Oh ehy tu devi essere Tate Turner>>-continua.
Annuisco, un po' titubante. Ma gliela stringo comunque.
<<In carne ed ossa>>-gli rispondo. Che presa possente.
<<Piacere, io sono il colonello Harris>>-dice.
<<Lo so. L'ho visto ieri alla conferenza di monsignor Lewis>>-gli dico, ricordandomi di ieri che ho fatto esplodere la chiesa.
Divertente.
<<A proposito di questo, noi due dobbiamo parlare>>-dice, sedendosi di nuovo. Mi siedo sulla poltrona davanti a lui, spaparanzato. Divarico le gambe, incrociando le braccia al petto.
<<Se è per quel muro, prometto che lo dipingerò di un colore diverso se quello non le piace>>-gli dico, ricordandomi di quando ho anche imbrattato i muri di una scuola per scriverci quanto fa schifo l'ananas sulla pizza.
<<Tate...>>-mi rimprovera Step, da dietro di me.

Alzo le spalle, tranquillo.
<<Tranquilli ragazzi, non sono arrabbiato per quello che ha fatto. Però, possibilmente, non farlo più>>-dice il colonello, calmo e comprensivo. Fin troppo. Qualcosa mi puzza già.
<<Per cosa è qui allora?>>-domando, arrivando al punto. Sorseggia l'ultimo goccio di caffè, per poi trattenere un sorriso.
<<Per farti una proposta a cui non potrai dire di no>>-dice. Sospiro, leggermente irritato.
Odio quando qualcuno decide per me.
<<Già che parte così...>>-dico, snervato, alzandomi. Ma Step mi prende per il braccio, fermandomi.
<<Tate, ascoltalo. Fidati>>-dice, serio. Mi vedo costretto ad annuire e tornare seduto.
<<Mi dica>>-gli dico, ascoltando ciò che ha da dire. Se è così urgente, voglio sentire.

                            ~~~
Dopo averci lasciati soli, Step e Danny entrano in cucina. Quest'ultimo, ha due birre in mano.
<<Che cosa ti ha detto?>>-domanda, curioso, lanciandomi una birra. Che prendo al volo.
Si va a stendere sul divano, mentre io stappo il tappo con un accendino.
Pensieroso.
Quello che mi ha proposto il colonnello, va oltre le mie aspettative. Sono sia felice che non.
<<Beh? Che è quella faccia? Ti vuole denunciare?>>-domanda Step, facendo del sarcasmo, sedendosi sull'isola della cucina. Proprio come me.
<<Vuole che suoni a casa sua per il compleanno di sua figlia>>-gli rivelo, bevendo.
Entrambi rimangono sorpresi, sgranando gli occhi.
<<Oh mio-DIO!>>-dice Step, euforico.
<<Sul serio? No, dobbiamo assolutamente festeggiare>>-dice Danny. Tutti sognerebbero una cosa del genere. Tutti, tranne me.
Che penso di non meritare nulla.
<<Prendo la Tequila>>-dice Step, alzandosi. Lo prendo dal polso, fermandolo con sguardo serio.
<<Aspetta, c'è dell'altro...>>-gli dico.
<<Cosa?>>-domanda. Sorrido ampliamente.
Era uno scherzo.
Cavolo, ci sono cascati. Pensavano davvero non fossi felice? Dio sto morendo dentro dall'ansia, ma sono felicissimo.
<<Sua figlia è una figa spaziale>>-dico, facendoli ridere. Danny si alza, puntandomi un dito contro e facendomi l'occhiolino.
<<Oh no amico quello sguardo lo conosco. Tu te la vuoi fare!>>-dice, quasi leggendomi nel pensiero. Sorseggio un po', mettendo su uno sguardo malizioso.
<<Hmm hmm>>-gli rispondo. Step mi dà delle pacche sul petto.
<<E bravo Tate! Conquistati il suo cuore, così magari ci porta a fare un giro sul suo jet privato>>-dice, facendomi ridere. Alzo le spalle.

Non so neanche che cosa farò, in che modo. E la festa di compleanno è Sabato. Direi che mancano 5 giorni.
<<Basta che non la mette incinta altrimenti sua nonna>>-dice Danny, facendo il gesto che mu tagliano la gola. Rido, gettando la birra vuota nel cestino.
<<C'è sempre il messico>>-scherzo, scendendo giù dal bancone dell'isola. Percorriamo il corridoio che porta in soggiorno.
<<Non credo che facciano dei panini buoni come questi>>-dice Step, mangiando un panino grosso quanto un continente.
<<Ah no puoi dirlo forte>>-dico, ricordando dell'ultima volta che sono stato in messico con i miei genitori.
Mi fermo di scatto, appena venutami in mente un'idea.
<<Sapete, ho proprio voglia di uscire>>-dico, portando le mani sui fianchi e sospirando allegramente.
Oggi è un giorno felice.
<<Dove andiamo?>>-domanda Danny, curioso. Metto su un sorrisetto.

In un posto dove vi ricorderete di vivere.

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