Ventidue

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Liyela

Avanzo a testa alta, verso di lui. Mi sta aspettando. Non gli darò la soddisfazione di vedermi soffrire, spaventata.
Quel suo sorriso se lo deve togliere dal viso.
Tate mi blocca, prendendomi per il polso.
<<Che stai facendo? Sei impazzita?>>-mi dice. Strattono la sua presa, riprendendo a camminare verso di lui. Arrabbiata e fredda come il ghiaccio.
<<Devo reagire, Tate>>
Nonostante stia morendo dentro. Ma non voglio darglielo a vedere.
Mi fermo di fronte a lui, guardandolo con disprezzo.
<<Sei pronta per tornare a casa, figlia mia?>>-domanda. Prendo il mio bracciale e lo spiego, utilizzando la corda ben tesa come arma.
<<Io non sono tua figlia>>-gli rispondo, con freddezza e rancore. Deluso, prende il suo bracciale di metallo e lo spiega. Usa la sua spada come arma.
<<Lo hai voluto tu>>-dice, correndo verso di me. Corro verso di lui. Iniziamo una lotta.

Cerca di tagliarmi la testa, ma prontamente mi piego all'indietro. In un nano secondo, attorciglio la corda alla sua caviglia. La attiro verso di me, facendolo cadere.
Prima che possa rimettersi in piedi, gli metto un piede sul petto. Lo guardo dall'alto, tirando la corda in modo minaccioso.
<<Sei troppo vecchio per queste cose>>
Improvvisamente, però, mi prende la gamba e mi lancia via. Rotolo sull'asfalto, gemendo dal dolore al collo.
Ho perso la corda...
Si rimette in piedi, venendo a passo deciso verso di me. Sgrano gli occhi e rotolo via, prima che possa infilzarmi come uno spiedino.
Riprendo velocemente la corda e mi rimetto in piedi. Cerca di colpirmi, ma schivo a destra. A sinistra.
Mi dà un calcio nello stomaco. Sgrano gli occhi. Barcollo, ma senza mollare. Nonostante non abbia più fiato, gli tiro un pugno e una ginocchiata nelle parti basse.
Si piega, dolorante.
Mi lancio per terra, gattonando tra le sue gambe. Mi siedo a gambe divaricate per attorcigliare la corda sul suo busto e farlo cadere sopra di me. Lo lancio via, mettendolo fuori gioco.
Ora è legato come un salame.
Anche se io ho un braccio ferito...

Vado verso di lui, col fiato corto. Mi copro la ferita sanguinante, mentre lo osservo dimenarsi e imprecare cose orribili sulla mia persona.
<<Se sono come mia madre, perché hai cercato di uccidermi?>>-gli domando, scuotendo la testa. Adesso sono io quella delusa.
Lo lascio lì, per terra, mentre ritorno dai miei nuovi amici.
<<Ti prenderò Liyela! Fosse l'ultima cosa che faccio!>>-urla. <<Ucciderò quel ragazzo a cui tieni di più della tua inutile vita!>>-continua, facendomi bloccare sul posto.

Che cosa ha detto su Tate?...

Adesso ha superato il limite. Torno indietro per tirargli un calcio in faccia. Sviene, finalmente smettendo di parlare.
<<Liyela...>>-mi richiama Tate, osservando mio padre quasi direi scioccato. Sollevata, corro verso di lui. Allargo le braccia e lo abbraccio forte, piangendo.
<<È stato orribile>>-gli rivelo.
<<Ma ce l'hai fatta>>-mi dice, orgoglioso di me.
Sorrido debolmente, chiudendo gli occhi. Voglio tanto dimenticare quanto accaduto.
<<Torniamo al camper. Ti prego>>
Annuisce, prendendomi per mano. Camminiamo, insieme al resto del gruppo, verso il camper. Silenziosi.
Perchè quello che è appena successo, non è granché come argomento. Sono sicura che anche loro vogliano dimenticare.

Appena saliamo sul camper, qualcosa inizia a bombardi il cervello. Una radio frequenza, che funziona solo tra alieni.
Mi accascio sul pavimento, con le mani sulla testa. Stringo i denti per il dolore. È quasi come mi stessero martellando il cervello.

Tate

Corro verso Liyela.
<<Liyela!>>-esclamo, inginocchiandomi alla sua altezza. Sembra stia piangendo da un forte dolore alla testa. Non parla, sussurra cose senza senso. Così veloce che mi pare impazzita.
<<Che ha?>>-domanda Step, alla guida, osservandoci dallo specchietto centrale.
<<Non lo so...>>
Le dò dei colpetti sulle guancia, scuotendola. Ma nulla accade.
<<Liyela? Oh!>>
Improvvisamente, Liyela smette di piangere e alza di scatto la testa. I suoi occhi viola, adesso sono gialli.
È seria da far paura. Sussultiamo, dal gesto improvviso.
<<È normale che faccia così?...>>-domanda Danny. Sventolo una mano davanti alla sua faccia, ma niente. Non la segue neanche. Fissa solamente un punto impreciso della stanza.
<<Niente affatto. Portami dell'acqua>>-gli rispondo. Annuisce, correndo a prendere un bicchiere d'acqua.

Me lo porge. Lo afferro e aiuto Liyela a sorseggiare un po', magari è solo in stato di shock emotivo.
<<Lui è qui>>-borbotta, improvvisamente, facendosi capire.
<<Lui chi?>>-domando, confuso. È quasi come la ragazza fosse sintonizzata su una frequenza radio. Sembra di essere in un film dell'orrore.
<<Ehm ragazzi non vorrei dire...ma c'è un tizio coi mocassini che ci insegue>>-dice Step, alquanto teso e preoccupato.
<<Seminalo>>-gli rispondo. Non ci vuole tanto visto che abbiamo un camper. Ci guardiamo dallo specchietto centrale.
<<Tu riusciresti a seminare un'astronave?>>-domanda. La mia espressione cambia totalmente.

Astronave? Come ho fatto a non pensarci?

Qualcosa inizia a spararci contro dei laser di fuoco. Proprio come quelli di prima. Colpiscono il terreno, per fortuna Step riesce a schivarli.
<<Ingayo>>-mi alzo velocemente da terra per poggiargli due mani sulle spalle.
<<Fai guidare me>>
Annuisce e si alza in men che non si dica, cedendomi il posto.
<<Prego>>
Mi siedo, afferrando il volante. Inserisco la marcia, schiacciando sull'acceleratore.
<<Cercate delle armi! Presto!>>-ordino, dando il via a una guida spericolata cercando di salvarci la pelle. Schivo, sterzando bruscamente sulla strada. Per fortuna non ci sono edifici. È solo una strada dritta, fatta di alberi e cactus ai lati.
<<E con lei cosa facciamo?>>-domanda Danny.
<<Non lo so>>
Non ho la più pallida idea. Spero possa riprendersi.

Step

Afferro delle pistole mitragliatrici da un armadio, lanciandone una a Danny. La prende al volo.
Anche se mi chiedo che cosa ci facessero i vecchi proprietari con delle armi.
<<Queste possono andar bene>>-dice, osservandolo e provando la mira. Sorrido, euforico, puntandolo scherzosamente contro di lui. Fingo di sparargli.
<<Ho sempre sognato di sparare>>-dico. Corruccia le sopracciglia, alquanto inquietato.
<<A chi?...>>
<<Non si dice>>-gli faccio l'occhiolino, saltando per afferrare la cordicina della botola sul tetto. La tiro verso di me, aprendola.
<<Dopo di te>>-dice, quel fifone di Daniel Hacker.
<<Non avevo dubbi>>-rispondo, io. Salgo sul tetto del camper, stando attento a non cadere. Barcollo, ma senza perdere l'equilibrio. Danny mi segue.

Stefan Ferrari, ricordi cosa ti ha insegnato papà?
Impugni bene l'arma, prendi la mira, premi il grilletto e...
<<Fuoco>>

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