Otto

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Tate

Qualche ora dopo, io e la mia nuova amica aliena (deduco) sgattaioliamo dentro casa mia. Apro la porta sul retro molto ma molto furtivamente, dicendole di fare silenzio.
Camminiamo in punta di piedi per la cucina, mano nella mano. Non voglio che i miei amici si sveglino, di sicuro darebbero di matto.
Voglio tenerla nascosta, non si sa mai.
Proprio quando stiamo per salire le scale per andare in camera mia, Danny sbuca dalla cucina. Con un piatto di cereali in mano e la bocca, spalancata fino al pavimento per lo stupore.
Oh no...
<<Ma tu hai gli occhi viola!>>-esclama, quasi come fosse una figata. Mi avvicino velocemente a lui, tappandogli la bocca.
<<Shhh! Idiota, che fai?! Vuoi che ti senta qualcuno?!>>-sussurro.

Rimane visibilmente confuso. Lascio la presa sulla sua bocca, sperando che la sua linguaccia non combini guai.
<<Cosa c'è di male scusa?>>-sussurra. Poi Liyela si fa avanti, mostrandogli un trucchetto che mi ha insegnato lungo il tragitto.
Solo spalancando la mano, gli mostra come una farfalla morta possa tornare in vita. E tutto grazie a lei, al suo corpo.
Alla sua pelle. È qualcosa di meraviglioso.
<<Oh, ora capisco. È la ragazza aliena!>>-esclama. Gli tappo di nuovo la bocca, sgranando gli occhi e fulminandolo con lo sguardo.
<<Giuro che ti ammazzo se continui ad urlare>>
Step, che stava dormendo sul divano, si sveglia mettendosi seduto. Si sgranchisce le ossa, sbadigliando e alzando lo sguardo verso di noi.
Corruccia le sopracciglia.
<<È la tua nuova ragazza quella?>>-domanda, indicandola con l'indice. Arrossisco leggermente e scuoto la testa.
<<No. È la ragazza che abbiamo salvato ieri sera>>-gli spiego. La guarda da testa a piedi, mentre si gratta la schiena. Con fare sospettoso.

Liyela, si fa avanti e gli porge la mano sorridente.
<<Ciao, mi chiamo Liyela. Vengo in pace>>-si presenta.
<<Ah la tutta strana?>>-dice, Step. Liyela rimane ferita e si innervosisce, quasi saltandogli addosso.
<<Chi hai chiamato strana?!>>-dice. La prendo da dietro, bloccandola prima che scoppi una rissa.
Un po' suscettibile.
<<E menomale che venivi in pace>>-dice Step, facendo un passo indietro, intimorito.
Liyela si calma, dopo che si è dimenata come una psicopatica per aggredirlo. Fa un respiro profondo, dandogli un'occhiataccia.
<<Scusalo, non ha tatto. Voleva dire, aliena>>-le dico, ora che si è calmata un po', per sistemare le cose.
Annuisce, senza neanche dargli più conto.
Fa qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Mi abbraccia, poggiando la testa sul mio petto.
Sembra stanca, quindi glielo lascio fare. Magari ha solo freddo, chi lo sa.
<<Da dove vieni?>>-domanda Danny, curioso, porgendole un fazzoletto.
Fazzoletto?
Ora capisco perché questo gesto. Sta piangendo.
<<Yasara>>-risponde, afferrando il fazzoletto e asciugandosi subito le lacrime. Tira su col naso, ricomponendosi. Quell'idiota di Step, sapevo che non avrei mai dovuto presentargliela.
<<Yasara...mai sentita>>-dice, penserioso.
<<È un'altra dimensione>>-spiega lei.
<<Ahhh...>>-dice Danny, non capendo ancora. Poggio due mani sulle spalle di Liyela, abbozzando un sorriso falso. Dato che l'aria sta diventando pesante.
<<Beh, noi dobbiamo andare>>-invento una scusa sul momento. Giriamo i tacchi e torniamo sulle scale.
<<Aspetta, che dovete fare insieme da soli?>>-domanda Step, incrociando le braccia al petto, palesemente geloso.
<<In camera tua per giunta>>-aggiunge Danny.
<<Ricerche>>-rispondo, mentendo, continuando a camminare.

Appena arriviamo di sopra, apro la porta della mia camera. Faccio spazio per invitarla ad entrare.
<<Scusa, per il disordine. Non ho avuto tempo per sistemarla>>-le dico.

Liyela

Entro nella camera di Tate, guardandomi attorno. Meravigliata.
Non ho mai visto così tanto celeste in vita mia. Tutto assume la tonalità del mare qui dentro: dalle lenzuola ai poster sul muro, alle luci. Mi sembra di vivere dentro l'oceano con tutte queste decorazioni.
Improvvisamente, qualcosa cattura la mia attenzione.
Non ci credo.
Mi avvicino al pianoforte, stupita che esista anche qui.
<<Questo è un pianoforte?>>-domando, sedendomi sulla sedia di fronte ad esso. Sfioro i tasti, non vedendo l'ora di suonarlo.
<<Esiste nella tua dimensione?>>-domanda Tate, curioso. Annuisco, sorridendo al ricordo più bello della mia vita.
<<Lo suonavo sempre quando ero bambina. Mia madre era una pianista>>-gli racconto.
<<Era?>>-domanda, sedendosi affianco a me. Sospiro, annuendo.
<<È morta quando avevo 15 anni>>-gli rispondo, alzando lo sguardo verso di lui. Annuisce, dispiaciuto.
<<Mi dispiace>>-dice. Alzo le spalle. Non ho voglia di ricordarlo. Non ora. <<Suona qualcosa con me>>-gli dico, cambiando discorso, poggiando involontariamente una mano sulla sua.
Divento rossa come un pomodoro. La ritraggo subito, distogliendo lo sguardo dal suo.
Ma cosa sto facendo?
<<Cosa ti piacerebbe suonare?>>-domanda, allegerendo la tensione.
<<Non lo so. Qualcosa della terra>>-rispondo, quasi in un sussurro. Che imbarazzo.

Si sgranchisce le ossa delle dita.
<<Tieniti pronta. Stai per ascoltare un capolavoro>>-dice, iniziando a suonare qualcosa che è molto lenta. E melodrammatica.
<<Sembra più una ninna nanna>>-dico, emettendo una risatina. Ride, continuando a suonare.
<<Che musica ascolti a Yasara?>>-domanda. Metto su un ghigno, aspettavo mi facesse questa domanda. Mi sgranchisco le ossa delle dita, poggiandole sulla tastiera.
<<Tieniti pronto. Stai per ascoltare un vero capolavoro>>-gli dico, facendogli l'occhiolino. Inizio a suonare fairytale, una delle canzoni che mi ha insegnato mia mamma. La più bella, secondo me.
I suoi occhi seguono ogni mio movimento. Mi sento osservata, ma non mi importa. L'ansia scompare, non appena questo strumento fa riecheggiare il tocco delle note.
Sollevo le dita dai tasti, una volta finita la canzone, tesa.
Per un attimo, ho avuto paura di aver sbagliato tutto.
Tate sembra essere rimasto stupito. Applaude.
<<Cavolo, non pensavo fossi così brava>>-dice. Arrossisco, abbozzando un sorriso.
Nessuno me lo aveva mai detto.
<<Ti ringrazio>>-riesco a dire semplicemente. Cala un silenzio imbarazzante tra noi due. Che Tate spezza.
<<Hai fame?>>-domanda, cambiando discorso. Annuisco, poggiando una mano sullo stomaco dolorante.
Sto morendo di fame.
<<Un pò, sì>>-gli rispondo. A questo punto, si alza.
<<Vado a prepararti da mangiare>>-dice, uscendo dalla camera.

Mi alzo dalla sedia, guardandomi attorno. Mi avvicino a una vaschetta con dentro un pesciolino rosso.
Lo afferro, delicatamente, per non fargli del male. Lascio che stia rilassato sul palmo aperto della mia mano, quasi facendomi il solletico con la sua pelle così strana.
<<Ehy, ciao>>-gli sussurro, per non spaventarlo. Ho sempre adorato i pesci, anche se su Yasara sono molto diversi da qui. Improvvisamente, mi morde. Sussulto leggermente. <<Ah, mordi pure. Ti chiamerò mordino>>-gli dico, accarezzandogli la testolina.

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