Tate
Mi porto le mani ai capelli, trattenendo le lacrime.
Mentre osservo Liyela scomparire dopo le porte dell'astronave, non riesco a restare con le mani in mano. Ci provo, ma è più forte di me.
Devo fare qualcosa. Devo salvarla.
Serro la mascella, stringendo i pugni al fianco.
Vedendo, forse, la mia espressione decisa Danny e Step si accingono a fermarmi.
<<Tate no!>>
Inizio a correre più veloce che posso, sfuggendo alla loro presa. Tutto inizia a procedere a rallentatore.
L'unica cosa che vedo adesso è l'astronave che sta per prendere il volo. Non deve partire senza di me.Corro e corro, facendo un enorme salto sperando di riuscire a-ce l'ho fatta.
Sono riuscito ad aggrapparmi alle scale di emergenza fuori dall'astronave. E nessuno si è accorto di me.
Tutto inizia a procedere normalmente, di nuovo. Guardo giù, sollevatomi in volo. Danny e Step stanno cercando di farmi ragionare, urlandomi qualcosa, ma sono troppo in alto per sentirli.Ho sempre sognato di volare.
Ma non c'è tempo per i sogni, adesso. Salgo le scale di emergenza, stando molto attento a non cadere. Una volta arrivato sull'astronave, con una mano apro il portabagagli e mi ci infilo, richiudendolo un attimo prima che spicchi il volo.
Vengo sballottolato a destra e sinistra, gemendo dal dolore.
<<Ahia>>
Mi massaggio la nuca, cercando di vederci qualcosa.
È tutto buio qui. Ma almeno c'è un buon odore di rose.
Mi metto comodo e silenzioso nell'angolino, aspettando che questo viaggio finisca. Non ho paura...Perchè so dove stiamo andando. Stiamo tornando a casa.
Liyela
Faccio tremare nervosamente la gamba, mentre sono seduta ad aspettare che il viaggio finisca.
Sono così nervosa, tesa e triste che potrei seriamente gettarmi fuori dall'astronave. Ma non lo faccio.
Non ci penso neanche a dargli questa soddisfazione.
Mio padre non lo ha ancora capito che io non gli appartengo.
<<Hai commesso un grosso sbaglio>>-gli dico, spezzando il silenzio, alzandomi all'improvviso. Attiro la sua attenzione, che fino ad allora era riposta verso i finestrini dell'astronave.
<<Ah sì? Sentiamo, portarti di nuovo dalla tua famiglia è uno sbaglio?>>-dice, incrociando le braccia al petto e con un sorrisetto avvicinandosi a me.
Deglutisco, guardandolo con puro odio.
<<Tu non sei più la mia famiglia. Tate lo è>>-gli rispondo, coraggiosamente.Parte uno schiaffo, da parte sua, che mi fa girare la testa. Inizio a percepire il sangue nella mia bocca. Resto attonita, inerme, di stucco.
<<Non parlarmi mai più in questo modo. Io sono tuo padre, lui è uno sconosciuto per te>>-mi rimprovera, fuori di se. <<Non sarà mai niente di più che una semplice scappatella. Ci siamo capiti?>>-continua, minaccioso.
Mi tocco la guancia, trattenendo le lacrime di dolore.
Se dice di essere mio padre, perché fa questo?
Mi sento così male, che le lacrime scorrono inevitabilmente. Come la paura nelle mie vene.
Annuisco semplicemente, sedendomi al mio posto. Vicino al portellone.
Resto silenziosa a pensare a Tate, a quanto vorrei che fosse qui. Non ho mai provato le sensazioni che provo con lui.
Sono così nuove, belle, gratificanti che vorrei viverle in eterno. Un loop infinito del mio cuore che batte all'impazzata.
Del suo respiro che percepisco anche fin sotto la pelle.
Non riuscirò mai a togliermelo dalla testa e questo mi devasta.Tate
Improvvisamente, l'astronave fa uno scatto in avanti e sembra procedere alla velocità della luce.
Sgrano gli occhi.
<<Oh porca->>
Vengo sballotolato in ogni dove del portabagagli, in assenza di gravità. Non so cosa stia succedendo lì fuori, ma sento che sto per morire.
Lo so. È la fine.
Va ancora più veloce, si sente un boato. Come ae avessimo attraversato il muro del suono.
Succede tutto così in fretta. L'astronave si ferma di botto, lasciandomi cadere sdraiato a pancia in giù.
<<C4zzo!>>-impreco, dal nervoso, poiché sto per vomitare.
Trattengo i conati, mettendomi a quattro zampe. Si accende una luce rossa nel portabagagli. E improvvisamente si apre, travolgendomi di una luce così accecante che mi costringe a strizzare gli occhi.Mi metto seduto, cercando di capire chi ho davanti a me. È una donna. Una serva, per l'esattezza. Non sembra umana.
Ha gli occhi rossi e un'uniforme nera. Abbozzo un sorriso.
<<Salve>>-dico, dandole un calcio nello stomaco. La atterro e cadendo, sviene.
Nessuno deve accorgersi che sono qui. Non avrei voluto farlo, ma è stato necessario.
Molto furtivamente, esco dal portabagagli. Mi rimetto in piedi, alzando lo sguardo meravigliato verso le mura dell'enorme castello.
<<Oh mio...>>Sono a Yasara.
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Skin
FanfictionLa storia segue le vicende di Liyela, una principessa proveniente da un'altra dimensione. Per sfuggire a un matrimonio forzato, approda accidentalmente sulla terra. È qui che incontra Tate Turner, pianista e vagabondo per eccellenza. Colui che la...