14. Urlo muto

39 5 0
                                    

Alice' s POV
Stavo camminando verso l'ingresso del castello, dopo aver assistito di nascosto alle risse che sarebbero potute scoppiare se Malfoy non avesse trascinato via T/n e viceversa, quando la loro conversazione mi ha incuriosita abbastanza da portarmi ad origliare.
Quando T/n se ne va, esco dal mio semi nascondiglio, cogliendo alla sprovvista Malfoy e spaventandolo.
D: «da quanto sei lì?»
A: «da un po'»
Sbuffa.
A: «ti piace davvero?»
D: «che cosa intendi?»
A: «mi sembra semplice come domanda, ti piace davvero o stai facendo tutto questo come un gioco?»
D: «pensi che se fosse un gioco lo direi alla sua migliore amica?»
Alzo gli occhi al cielo.
A: «senti Malfoy, c'è poco da fare il sarcastico e scherzare, la mia domanda è molto semplice e voglio che tu sia onesto»
D: «lei è bellissima, intelligente, stronza, aggressiva, provocante... T/n è la ragazza perfetta per me. Quindi, se lo vuoi sapere, sì mi piace davvero. È così difficile da credere che un ragazzo la trovi attraente?»
A: «assolutamente no... ed è proprio per le sue storie passate che ti faccio questa domanda. Perciò ora stammi bene a sentire Malfoy, se osi anche solo farle versare una piccola, innocente, importante lacrima ti giuro sul mio nome che te ne pentirai molto amaramente!»
Lo sguardo fisso nei suoi occhi, in cerca di un segno che implichi che ha capito.
A: «spero di essere stata chiara, buona giornata»
Mi incammino a passo svelto verso la sala comune serpeverde, facendo slalom tra la folla. Voglio andare da T/n, anche perché so bene che lei non verrebbe nella sala comune grifondoro. Sono quasi arrivata, spero che non abbiano cambiato la parola d'ordine perché altrimenti sarei fregata.
Qualcuno mi afferra un braccio da dietro, così mi volto. Davanti ai miei occhi si para un serpeverde piuttosto alto, dai capelli corvini e gli occhi verdi.
A: «posso aiutarti?»
X: «dillo tu a me»
A: «fino a prova contraria io non ti conosco e tu mi stai tenendo per il braccio, non credo proprio che tu possa aiutarmi in qualche modo oltre che lasciandomi andare»
X: «cosa ci fa una grifondoro davanti alla sala comune dei serpeverde?»
A: «ti dispiace lasciarmi andare?»
X: «oh, non sai quanto»
Strattono via il braccio dalla sua presa e senza aspettare oltre dico la parola d'ordine ed entro, ma vedo che lui fa altrettanto, seguendomi come un cagnolino.
A: «hai finito di seguirmi?»
X: «esci»
A: «come prego?»
X: «ho detto esci!»
Inizia ad alzare la voce, ma io rimango calma e lo ignoro. Faccio un passo avanti e lui mi stringe la mano attorno al polso.
A: «hai intenzione di lasciarmi andare o vuoi tenermi al guinzaglio?! Non mi toccare e fatti i fatti tuoi!»
X: «ESCI!»
A: «NO!»
Vedo diverse persone affacciarsi per controllare che sia tutto ok, tra cui T/n, che quando mi vede cambia espressione. Inizia a scendere le scale, è su tutte le furie.
A: «ti conviene lasciarmi andare, prima che qualcuno ti faccia seriamente male»
X: «pensi di potermi minacciare? Non ho paura di una sporca grifondoro»
A: «non sono io a doverti spaventare»
Gli indico T/n ma lui non molla la presa.
T/n: «non l'hai sentita, forse?»
X: «una grifondoro tra i serpeverde? Mai!»
T/n: «lasciala andare Mattia, non sto scherzando»
Ma: «ti pare che io stia scherzando? Una grifondoro qui non ce la voglio»
T/n: «peccato che la tua opinione non conti nulla. Ora lasciala, prima che perda la pazienza... e sai che non ci vuole molto»
Lui molla la presa.
Ma: «va fuori, sangue sporco!»
Spalanco gli occhi.
A: «il mio sangue è più puro del tuo!»
Ma: «come osi!»
Fa un passo avanti nella mia direzione, ma T/n si mette in mezzo piantandogli la mano contro il petto per stanziare le distanze e non farlo proseguire oltre.
T/n: «non sfidare la sorte, Cross»
Lui si gira e se ne va, frustrato per non aver potuto fare nulla e nervoso.
A: «avevo tutto sotto controllo...»
T/n: «è ovvio, andiamo in camera mia o stiamo sui divani?»
A: «divani»
T/n: «UIIIIIII»
Mentre urla si lancia sul divano, dove sprofonda la faccia nel cuscino.
T/n: «questo coso è morbidissimo!»
Scuoto la testa, sorridendo, e avanzo nella sua direzione. Mi siedo nella poltrona di fianco.
T/n: «ho fame. Ho sonno. Voglio leggere. Voglio stritolare Afrodite in un abbraccio. Voglio mangiare un gatto. Voglio...»
A: «tutte cose normali, dette da te»
T/n: «voglio picchiare qualcuno»
A: «sai dirmi chi?»
Ci pensa un attimo.
T/n: «no»
Sbuffa.
A: «vuoi andare a correre per scaricare l'ansia, la tensione e il nervosismo, non è così?»
T/n: «totalmente... vieni con me?»
Solleva la testa dal cuscino, con un luccichio negli occhi.
A: «no»
T/n: «era una domanda retorica, tu vieni con me punto»
Si alza e saltella verso di me, tutta pimpante. Conoscendola non accetterà mai un altro no come risposta, perciò mi alzo e la seguo in camera sua.
T/n' s POV
Io indosso dei semplici pantaloncini da ciclista con una maglia oversize bianca sopra, mentre Alice indossa gli stessi pantaloncini e la maglia identica ma alla mia ma del colore opposto. Usciamo dalla mia stanza e successivamente anche dalla sala comune e dal castello, per correre intorno a quest'ultimo.
T/n: «riuscirai a tenere il mio ritmo? Non voglio lasciarti indietro, dobbiamo esprimere opinioni non richieste e brutalmente, personalmente, soggettivamente oneste»
A: «intendi sparlare e giudicare le persone?»
T/n: «come l'ho detto io era meglio!»
A: «il concetto è lo stesso»
Alzo gli occhi al cielo e inizio a correre, portandola a seguirmi e infine a raggiungermi.
T/n: «voglio fare anche un altro sport oltre pallavolo»
A: «vieni a quidditch?»
Chiede speranzosa.
T/n: «non mi piace come sport, lo sai. Pensavo più alla box o al sollevamento pesi»
A: «non faresti fatica ad ambientarti in entrambi i casi, ma non pensi che la scuola, la pallavolo e la tua vita sociale occupino già gran parte del tuo tempo? Iniziare un altro sport è impegnativo»
T/n: «quale vita sociale? Tu sei la mia unica vera amica!»
A: «devo ricordarti di Malfoy?»
T/n: «giusto, non sei l'unica amica che ho»
A: «vorresti farmi credere che Malfoy è tuo "amico"?»
T/n: «non è esattamente mio amico... è più un amico speciale»
A: «ad ogni modo, ho visto la discussione pacifica che è nata durante la lezione di volo»
T/n: «discussione pacifica? Se Draco non mi avesse tirata via le avrei strappato tutti i capelli uno per uno!»
A: «me ne sono accorta»
Sospiro.
A: «devi imparare l'autocontrollo. Sei consapevole della forza che possiedi ma non la dosi e perdi la calma troppo facilmente, devi imparare necessariamente a gestire la collera. Con tutto quello che hai passato capisco benissimo che tu voglia sentirti protetta e al sicuro senza la presenza di nessuno, basandoti solo sulla tua forza nel superare le difficoltà e forza fisica, ma non puoi continuare così»
T/n: «lo so, ma preferisco esternare le mie emozioni piuttosto che tenere tutto dentro per poi esplodere»
Annuisce.
A: «BRO MA HAI VISTO COM'ERA VESTITA OGGI LA WEASLEY A LEZIONE?! COSE DA MATTI! FA LETTERALMENTE DI TUTTO PER METTERSI IN MOSTRA DAVANTI A POTTER!»
T/n: «GIÀA, INGUARDABILE! Sinceramente penso che abbia ottenuto le sue attenzioni, ma quello che non capisce è che più si denuda più toglie curiosità. La curiosità è ciò che attrae gli uomini, se sei già in bella mostra non c'è più nulla che attiri un uomo, oltre a...»
A: «ho capito, non continuare»
T/n: «ok»
Ci mettiamo a ridere, continuando a correre.
A: «ho una strana sensazione»
T/n: «ti senti osservata?»
A: «sensazione comune allora»
T/n: «già»
Ci fermiamo e ci guardiamo intorno. Sentiamo il rumore di un messaggio arrivare da dietro un albero non lontano dalla nostra posizione, perciò mi avvicino cautamente ma lo sconosciuto inizia a correre in direzione del lago nero. Guardo Alice per sapere se ha pensato anche lei ciò che ho pensato io.
A: «vai tu, io ti raggiungo con meno fretta»
Sì, ha pensato ciò che ho pensato io. Annuisco e inizio ad inseguirlo, correndo il più velocemente possibile. In poco tempo lo raggiungo e mi lancio su di lui, in modo da essere sicura di fermarlo. È di spalle, quindi gli artiglio i polsi e li porto sul dorso della sua schiena, in modo da bloccarlo definitivamente. Mi volto cercando Alice, che in tutta risposta mi si para davanti agli occhi, col fiato corto.
A: «sai già chi è o mi stavi aspettando?»
T/n: «sarebbe di spalle, steso a terra e con le braccia dietro la schiena se sapessi già chi è?»
A: «conoscendoti sarebbe steso a terra con un occhio nero, siccome ti stanno tutti antipatici»
Annuisco, concordando con la sua versione. Porto il tipo ad alzarsi in piedi, sollevandogli le braccia abbastanza da provocargli dolore. Siccome ha il cappuccio non ho visto nulla di lui. Alice gli sfila il cappuccio dalla testa e lui mostra il suo ghigno... la mia espressione cambia ed inorridisco davanti alla persona fino a poco fa ignota. Il mio corpo si irrigidisce e non riesco a controllare più nessun muscolo del corpo. Si divincola dalla mia presa, mentre immagini traumatiche mi attraversano la mente come un treno di ricordi che non sarebbe dovuto mai passare di qua. Indietreggio meccanicamente, mi diventa difficile anche respirare a tratti.
Lo: «ti ricordi di me, tesoro
Sento che mi sta venendo un attacco di panico. Alice si avvicina a me, guardando le mie mani ormai più che tremanti.
A: «no no no, non qui. Sii forte, resisti, combattilo. So che puoi farcela!»
Non le rispondo, le immagini continuano a susseguirsi una dietro l'altra.
Lui che si avvicina.
Lui che si sfila la cinta.
È arrabbiato, si vede.
«Non ho fatto nulla, io non centro!»
«Sei solo un peso!»
Solo un peso... sì, sono solo un peso.
Ha ragione.
Lui ha sempre ragione.
Lui che mi blocca al muro.
Mi bacia.
Si stacca e con furia mi colpisce con la cintura.
Cado a terra.
Mi dà dei forti calci nel ventre.
Sputo sangue sul pavimento.
Si allontana.
Mi addormento dolorante al suolo.
Lui torna e mi adagia sul letto.
Si scusa.
«Ero arrabbiato, mi dispiace di averti fatto del male. Giuro che non si ripeterà ancora»
Giura.
Lo giura.
Lo ha giurato.
Violerebbe il suo onore infrangendo la promessa.
Ma del resto onore non ne ha più, data la quantità di volte che ha spergiurato.
"Ma stavolta è diverso".
"Lui é cambiato"... ripeto a me stessa.
NO!
SCAPPA!
Io che preparo la valigia.
Lui torna a casa prima.
Si infuria.
Mi colpisce sul viso con quanta più violenza il suo corpo scolpito e muscoloso gli permetta.
Va in palestra, è forte.

Infelicemente ancorata al passato.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora