"Come morto? Quando?"chiese l'uomo chiamato David "non lo so quando"rispose Ross "so solo che è morto" "mi dispiace"disse l'uomo in un sussurro,"vado subito a prenderlo" e sparì dietro ad una porta.
"Chi è questo tipo?"chiesi io incuriosito
"Era un amico di mio padre. sai si conoscevano da quando avevano 16 anni. si conobbero all'iniziazione e divennero subito molto uniti,perche entrambi amavano la musica" "e questo cosa c'entra con il favore di cui parlavi prima?"chiesi io sempre più curioso
"Be,mio padre scrisse una canzone che David usò per entrare al conservatorio,dicendo che un giorno avrebbe restituito il favore a un membro della famiglia che era a conoscenza di questa storia..." ma prima che potesse aggiungere qualcosa,tornò David con una cassetta in mano "eccolo qui. l'ho conservato come se fosse il mio stesso cuore. d'altronde devo tutto a questo spartito e a tuo padre,naturalmente"
L'uomo aprì la cassetta,prese il foglio e lo porse a Ross.
"Grazie" mormorò lei guardando lo spartito "non c'è di che"disse l'uomo "vuoi qualcos'altro?" "Si" rispose subito Ross "dammi una tastiera,la migliore che mi puoi dare con questi" e gli porse dei soldi. "Figurati,se te la faccio pagare ,Rosalie" "sono Ross,ora. comunque accetta i soldi ti prego"
L'uomo le sorrise,prese una tastiera,gliela porse e l'abbracciò "sai,dovevo un favore anche a tua madre" le disse sorridendo.
"Stammi bene"lo salutò Ross, e insieme uscimmo dal negozio.Ross camminava avanti a me,con lo spartito in mano,io la seguivo con passo rapido,con la tastiera sotto il braccio.
Arrivammo al quartier generale degli intrepidi e senza parlare entrammo nel suo appartamento.
Ross si spogliò e rimanendo solo in intimo,iniziò a suonare la canzone di suo padre. era una melodia davvero meravigliosa e le sue mani erano così affascinanti da guardare,mentre rapide si muovevano sui tasti della tastiera.
E proprio mentre la guardavo suonare,capii cosa mi attirava di lei,cosa mi eccitava sempre quando la vedevo:erano le sue mani. si le sue mani,così piccole ma anche così forti e veloci nel combattimento.
Quando finii di suonare si stese sul letto affianco a me.
"Ho paura" disse,io la fissai.non era la prima volta che me lo diceva,ma questa volta c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi. non erano il solito verde chiaro in cui potevi leggere la sua innocenza e la sua determinazione,no, questa volta erano di un verde smeraldo in cui,non si leggeva solo paura,ma anche il terrore che anche io,un giorno,sarei morto e lei sarebbe rimasta sola.
"Lo so"le risposi "anche io".
Dopo qualche minuto di silenzio sentii il mio orologio suonare:era ora di pranzo. "Ross,vuoi mangiare?" Le sussurrai in un orecchio "no"disse lei"ma se vuoi ti accompagno in mensa".Anche nel momento di dolore più totale,Ross si prestava al servizio degli altri.
Così si rivestì e
andammo alla mensa,e mentre camminavamo in silenzio,io le cinsi la vita con la mano. lei sussultò "tutto ok?" Chiesi io preoccupato "Eric,promettimi una cosa" "ma certo,quello che vuoi Ross"
"Tu non lasciarmi mai,perfavore"disse con voce tremante "si" risposi semplicemente io.
Entrammo in mensa e andammo a sederci vicino ai suoi amici,che quando la videro si ammutolirono. le sue amiche,credo si chiamassero Triss e Cristina ,la abbracciarono. Probabilmente Will gli aveva raccontato tutto,infatti anche lui,quando l'abbraccio con le amiche si sciolse,l'abbracciò,suscitando in me una voglia tremenda di picchiarlo,anche se sapevo che per Ross era solo un amico.
Mangiammo in silenzio, Ross fissava il suo pranzo,rigorosamente vegetariano,senza toccarlo. poi,con grande sorpresa di tutti prese un humburger e iniziò a mangiarlo.
"Che diamine stai facendo, Ross?"chiesi io. Era preoccupante,lultima volta che gli avevo suggerito di mangiare della carne,mi aveva guardato con uno sguardo tipo 'sei impazzito,o cosa?'
"Sto mangiando" rispose lei
"Ma tu non eri vegetariana?" Le chiese l'ex candida, "no"rispose lei "quello vegetariano era mia padre".
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Rivisitazione di divergent
FanfictionEro seduta a terra a finire la mia sigaretta quotidiana e a guardarli: doveva essere davvero forte essere uno di loro.loro si che erano davvero liberi.loro si che potevano essere se stessi e fregarsene delle opinioni degli altri.Pensavo questo mentr...