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Arrivo a casa giusto un attimo prima di scoppiare in lacrime. Mi chiudo in camera mia e piango, piango come non ho mai pianto prima in vita mia.
Come ha potuto anche solo pensare che io potessi averlo usato? Come può pensare che sono stata con lui in questi mesi per convenienza? Che addirittura volessi incastrarlo rimanendo incinta? Non me ne capacito, non posso credere che lui è davvero convinto di questo.
Per tre ore di seguito le mie lacrime non si fermano e nonostante mia sorella e mia madre provino a chiedermi che cosa ho io non rispondo. Mi sento come se i miei polmoni non fossero più in grado di respirare, come se il mio cuore non fosse più in grado di battere a dovere. Mi fanno male tutte le ossa come se le avessi rotte, la testa mi sta scoppiando. Il mondo mi è crollato addosso e non so come fare per riprendermi. Come faccio a superarlo? Come faccio ad accettare di dover vivere la mia vita senza di lui? Mia madre e mia sorella continuano a bussare alla mia porta ma le ignoro. Nella mia testa ora vedo solo quelle scene di lui che mi insulta, che mi dà dell'approfittatrice e che mi guarda con quegli occhi arrabbiati e pieni di odio. Non so se mi riprenderò mai.
Poi dopo qualche ora esco e dico a mia madre e mia sorella che ho litigato con Khvicha e che devo andare da Simona. Sì perché ora quello che mi interessa è parlare con lei. Guido in uno stato pietoso fino a casa sua, busso e lei mi fa entrare.
Non so se venire qui subito è la cosa migliore da fare, anche perché sto davvero male, ma non mi interessa. Devo parlarle.
«Che succede? Perché stai piangendo?»
Allargo le braccia facendomele cadere poi sui fianchi e faccio un sorriso amaro.
«Mi ha lasciata» dico solo e lei subito viene verso di me volendomi abbracciare ma la fermo. «Indovina perché? Indovina.»
«Non lo so... che è successo?» mi guarda confusa, non può immaginare quello che è successo per colpa sua.
«Te lo spiego io cosa è successo. È successo che tu hai la lingua lunga e quello che ti scopi ce l'ha più lunga di te. Gli è andato a dire a Khvicha che io sto con lui per convenienza perché voglio seguirlo in giro per l'Europa e che voglio incastrarlo facendomi mettere incinta» racconto e di nuovo le lacrime iniziano a scendere copiose sul mio viso. Ogni volta che lo dico mi sento morire dentro.
«Ma che stai dicendo? Mi aveva promesso di non dirglielo, te lo giuro, me l'aveva promesso!» è in preda al panico ma non mi interessa.
«Come ti sei permessa di dirglielo? Facevi meglio a startene con il suo cazzo in bocca e a stare zitta! Ma poi cosa gli hai detto? Come ti sei permessa!» urlo, non riesco ad accettare che per colpa sua la mia storia con Khvicha sia finita e che io sia passata per un'approfittatrice.
«Mi dispiace, perdonami ti prego. Io gli avevo solo confidato che secondo me stavate giocando col fuoco a non usare protezioni e che a te sarebbe piaciuto seguirlo in giro, che non ti sarebbe nemmeno tanto interessato di lasciare il tuo lavoro. Tutto qui» mi spiega e mi sembra di impazzire.
«Ma chi cazzo te l'ha fatto fare? Ti potrei denunciare, lo sai?»
«Se vuoi ci parlo io con lui, risolvo tutto.» Cerca di nuovo di avvicinarmi, di toccarmi ma io la scanso schifata.
«Non c'è nulla da risolvere, per ripicca si è scopato Elena, ormai è tutto distrutto. Se andassi tu da lui scoperebbe anche te per quanto mi odia. Mi hai rovinato la vita. Considera finita la nostra amicizia, per sempre. Elena la posso perdonare perché è stata usata, di te invece non mi potrò fidare mai più» concludo guardandola dritto negli occhi.
«Per favore Gin, dammi modo di spiegare con lui.»
«Nella tua vita puoi fare quello che vuoi, ma ti prego, lasciami fuori. Non mi scrivere e non mi cercare più. Io e te non siamo più niente» la lascio lì e me ne vado, non voglio vederla mai più.

Me ne torno a casa perché sono stremata e davvero non ho più la forza di combattere con nessuno. Ad Elena penserò domani. Quello che ho detto a Simona è vero, Elena si è fatta abbindolare, è stata usata come una pedina della dama, forse si è lasciata convincere ma non mi ha tradito dopo avermi giurato di non farlo. Forse lei un giorno la perdonerò davvero, non ora, ma potrei perdonarla. Quello che ha fatto è stato brutto, mi ha tradita con l'uomo che amo, ma non è imperdonabile secondo me.
Appena arrivo a casa spiego cosa è successo a mia madre e mia sorella che ci rimangono malissimo e cercano di incoraggiarmi. Serve a poco ma apprezzo l'impegno. Vado a chiudermi in camera e ricomincio a piangere. Dopo qualche ora entro su Instagram e vedo che sono stata bloccata da Khvicha, non posso nemmeno vedere il suo profilo social. Entro su Whatsapp e mi ha bloccata, la stessa cosa su Telegram e chiamate normali. È chiaro che non vuole che io lo contatti in alcun modo, così entro sul mio Instagram e pubblico una storia con una breve frase per spiegare cosa sta succedendo ai miei followers che in maggioranza mi seguono perché sono, anzi ero, la fidanzata di Khvicha Kvaratskhelia.
"Io e Khvicha non stiamo più insieme, non userò più quest'account e ne aprirò uno privato in cui accetterò solo chi conosco. Vi ringrazio per il supporto che ci avete dato ma bisogna andare avanti. Grazie ancora a tutti, vi voglio bene". Posto la storia ed esco dall'account facendo log out.

Dirlo pubblicamente mi fa sentire a pezzi, è come se lo avessi accettato e lo avessi reso più reale. Io e Khvicha non stiamo più insieme. È finita per davvero. E l'ultimo passo da affrontare è Elena, devo assolutamente parlare anche con lei. Decido di farlo il giorno dopo. Elena che mi accoglie a casa sua con gli occhi gonfi, rossi e pieni di lacrime.
«Mi sono lasciata convincere, mi dispiace, non dovevo farlo» mi dice in continuazione.
«Era il mio ragazzo e ci sei andata a letto Ele, ma come hai potuto? E non dire che eri ubriaca perché non ci credo.»
«No ero sobrissima, ho sbagliato e basta. Lo sai che lui è il mio punto debole, mentre stava con te mi sono trattenuta molto, lui mi piace ancora. Quando mi ha invitata a casa sua e mi ha detto che forse provava qualcosa per me e che doveva fare l'amore con me per averne la sicurezza non ho saputo dire di no. Invece mi ha solo usata, sono stata una stupida e mi dispiace» racconta in imbarazzo.
«Sì, ti ha solo usata, è così.»
«Mi puoi perdonare?»
«Ora non ci riesco, il dolore è ancora troppo forte ma magari più in là, sì. Non lo so, ho bisogno di tempo» le spiego e lei annuisce.
«Certo, tutto il tempo che vuoi, sappi solo che mi dispiace.»

Nei giorni seguenti cerco di ricordare come era la mia vita prima che conoscessi lui. Mi sembra così lontana e distante da quella che sono oggi che non so come poter tornare ad essere quella che ero cinque mesi fa. Ma ci devo provare, devo farcela o mi farò solo del male.

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora