33.

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Khvicha.

Quando le faccio quella domanda mi fissa come se avesse di fronte il vuoto, come se si fosse pietrificata. Non si muove, la sua espressione non cambia, non batte nemmeno le palpebre. Poi scuote leggermente la testa e si passa le mani sul viso prendendo un boccone d'aria da fuori al finestrino.
«Khvicha... se io mi comporto così con te è perché ti amo troppo. È questo il problema, se non ti amassi non sarei qui a fare tutto questo casino. Non mi farei prendere dagli attacchi d'ansia e di panico. Se non ti amassi non avrei tutta questa paura di perderti» mi dice più sincera che mai. E io le credo, giuro che le credo ma deve darmi modo di aiutarla.
«Non devi avere nessuna paura, Ginevra. Guardami, sono qui con te, voglio solo te e amo solo te. Lasciati andare, non può succedere nulla di così terribile. Io ti amo e mi fido di te, non devi avere paura di quello che può succedere perché qualsiasi cosa potrebbe succederci, e dico qualunque, io e te saremo dalla stessa parte e nessuno ti accuserà di niente. Capito?»
«Ma io lo capisco, e ti credo. Solo che c'è qualcosa che ancora mi blocca, qualcosa che ancora non mi fa sentire libera al cento per cento di stare con te.»
«Lo so, lo vedo. Ti avevo chiesto di farti aiutare da me, ma da quando siamo tornati insieme non lo hai mai fatto. Anche sulla questione dei soldi, non fai che comprare tu la cena, pagare tu il ragazzo del bar per la colazione che io ho ordinato e cose così. Sembra sempre che vuoi dimostrarmi qualcosa ma Gin, te lo giuro, non hai nulla da dimostrare. Io lo so che tu puoi permetterti di comprare la cena o di pagare la colazione ma non c'è bisogno di ostentarlo sempre» dico e lei annuisce. Sa che si comporta male ma non riesce a correggersi.
«Lo so, lo faccio solo perché non voglio passare per mantenuta...»
«Non lo sei e non lo penso minimamente né l'ho mai pensato. Lavori, hai una posizione di prestigio e guadagni benissimo. Perché dovrei pensare che sei una mantenuta? A volte mi fai odiare il mio conto in banca...»
«Tutto quello che dici è vero ma io non riesco ad essere quella di prima da subito, mi serve tempo.»
«E te lo do il tempo ma voglio capire se sei davvero disposta a migliorare perché continuare come stiamo facendo non ha senso. Io lo sto facendo perché ti amo ma non sono felice, ci stiamo perdendo tutte le cose più belle e non mi va più. Onestamente non mi sembra di essere il tuo fidanzato ma di essere il tuo amante. Ci vediamo solo a casa mia, nessuno sa niente di noi, non possiamo uscire e addirittura mi tieni nascosto dove lavori e dove vivi. È insostenibile per me.»
Glielo dico chiaramente e lei capisce a che mi sto riferendo.
«Mi puoi promettere che migliorerai?» le domando e lei gira il volto guardando fuori al suo finestrino. Poi sospira e si appoggia con la testa al poggiatesta e chiude gli occhi.
«Io non ti voglio promettere cose che poi non riesco a mantenere, ho bisogno di tempo per capire se ne sono in grado. Mi devi dare qualche giorno» risponde e mi va bene.
«Mi va bene.»
«Domani vengono mia madre e mia sorella e per qualche giorno me ne sto con loro e penso bene a tutta la nostra situazione. Venerdì, ti prometto, che se ti dico di sì sarà un vero sì. Niente più paranoie e paure inutili» dice e ne sono felice, è proprio quello che vorrei.
«Allora facciamo così, così ti prepari. Se venerdì mi dici di sì sappi che a fine mese c'è la cena di squadra con tutto lo staff e la società. Se mi dici di sì io lì ci voglio portare la mia fidanzata. Se mi dici di sì, avrai un paio di settimane di tempo per prepararti per venire con me. Ci stai?»
Mi guarda titubante per un attimo ma poi annuisce decisa.
«Sì, se torniamo insieme stavolta è per davvero.»
«Perfetto. Ci vediamo venerdì allora?»
«A venerdì.»
«Ti amo Gin» le sorrido e le do l'ultimo bacio prima di non vederla per almeno quattro giorni.
«Anche io. A venerdì.»
Esce dalla mia macchina e sale nella sua andando via.

Me ne torno a casa e cerco di convincermi che questa sia la cosa giusta da fare. Sono davvero stanco di stare con lei in quel modo, praticamente è come se non stessimo davvero insieme. E quando dico che mi sento il suo amante lo dico per davvero. Non dico che facciamo solo sesso perché non è proprio così, ma per la maggioranza del tempo che stiamo insieme quello facciamo. E mi piace, amo fare l'amore con lei ma non mi basta più.
Ginevra non ha mai parlato del nostro ricongiungimento nemmeno a sua sorella e sua madre, lo sa Alicia perché si è ritrovata in mezzo, altrimenti non lo avrebbe detto nemmeno a lei. E io sono costretto a fare lo stesso. Non l'ho detto nemmeno io a nessuno perché so che lei vuole così. Per fortuna che ho Vini, veramente. È proprio da lui che vado per sfogarmi un po' e come sempre si mette lì, con tanta pazienza e mi ascolta attentamente. Dice che ho fatto bene a parlarle chiaramente e che così non potevo continuare. È vero, e anche se ho una tremenda paura di perderla, perché sono consapevole che può succedere davvero, sono disposto a rischiare. Perché io non voglio più vivere a metà, io la voglio vivere per davvero, in ogni sua sfaccettatura. Voglio averla con me alla mattina quando mi sveglio, voglio poterle mandare i fiori a casa, voglio poterla accompagnare a lavoro, voglio poterla avere con me a Natale, a Pasqua, per le vacanze estive. Voglio averla con me ogni giorno della mia vita senza dovermi nascondere.
Questo è quello che voglio e lo voglio solo con Ginevra. Spero che lo voglia anche lei e che soprattutto sia pronta a tutto questo come sono pronto io.

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora