38.

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I miei occhi e quelli di Khvicha sono puntati su quelli del dottore che però non ha ancora detto una  parola.
«Dottore...» è Khvicha a rompere il silenzio e il medico rinsavisce come se si fosse dimenticato che qui ci siamo anche noi. Si gira verso di me, poi guarda Khvicha.
Il cuore mi rimbomba nei timpani, sto sudando e mi gira di nuovo lo stomaco.

Parla o no questo?

«Allora?» Khvicha insiste e finalmente il dottore si smuove.
Sorride, sì, sorride. Do un sospiro di sollievo: se sorride non deve essere niente di grave.
Mi tranquillizzo ma continuo a fissarlo in attesa di quello che ha da dirci.
«Auguri, da quello che vedo sono almeno sei settimana di gestazione. Tra meno di otto mesi sarete genitori» dice e con l'indice puntato sullo schermo ci indica quello che dovrebbe essere nostro figlio.
Nostro figlio. Nostro figlio?!
Sono incinta. Quando è successo? Come è possibile che non me ne sia resa conto? Tremo ancora di più, mi manca l'aria. Guardo Khvicha e cerco di decifrare la sua reazione.

Fidati Ginevra, fidati.

«È incinta?» io non riesco a dire nulla, Khvicha invece sì.
«Assolutamente sì, e quelle che hai avuto ieri e oggi sono delle semplici nausee gravidiche. Ancora auguri» dice rivolgendosi a me.
«Non ci credo...» il mio ragazzo continua a ripetere sotto voce qualcosa fino a che non mi raggiunge e mi abbraccia. Ha gli occhi lucidi e continua a dirmi all'orecchio che mi ama e che è la notizia più bella che potesse ricevere.
«Non ci posso credere...» ora sono anche io in lacrime. Scuoto la testa e cerco di mettere a fuoco la situazione. Sono davvero incinta.
Lui vedendomi persa nel mio stato confusionale mi stringe e mi bacia, è perfetto come sempre.
«Sarà bellissimo, vedrai. Andrà bene» mi dice e vorrei avere la stessa tranquillità che ha lui invece sto per avere un attacco di panico grande quanto tutta Napoli.
«Ma come faremo? Non era programmato e io non so se sono pronta, Khvi... come faremo?»
«Ce la faremo, io sto già immaginando di averlo tra le mie braccia» dice con lo sguardo sognante. Poi si blocca e spalanca gli occhi voltandosi verso il dottore. «Dottore, si vede già se è maschio o femmina? Se è femmina dovete ricoverare anche me, sarebbe troppo da sopportare anche per il mio cuore» dice e stavolta gli scendono proprio le lacrime.
È così felice che sta per far scoppiare anche il mio di cuore e ogni sua reazione mi fa innamorare sempre di più di lui. Però ho paura, sto tremando.

Cosa ne sarà dei miei progetti? Della mia vita? Cosa ne sarà dei nostri progetti? Della nostra vita? Sono terrorizzata e non riesco a provare gioia al momento.

«No, signor Kvaratskhelia. Si vedrà tra un paio di mesi, ora è presto» dice il dottore e Khvicha annuisce.
Lasciamo la stanza e mi dimettono visto che hanno constatato che non ho nulla di grave, sono solo incinta. Incinta, sono incinta. Non mi sembra ancora vero.
Torniamo in camera nostra e Khvicha è talmente su di giri che non riesce a stare fermo un attimo.
«Se è femmina mi viene un infarto» continua a dire e non capisco se è una cosa che vuole o che non vuole.
«Khvicha...»
«Amore mio, dimmi» si siede accanto a me e mi prende le mani per poi baciarmi la bocca.
«Come faremo? Io devo lavorare, tu sei sempre in giro, la cameretta a casa nostra è minuscola e io non avevo minimamente pensato ad avere un figlio ora. Come faremo?»
Chiedo cercando di restare calma. Faccio dei respiri profondi e aspetto che risponda.
«Tu lavorerai finché starai bene, poi quando dovrai partorire ti prenderai qualche settimana di pausa dal lavoro. Dopodiché, quando ritornerai in forma, torni a lavoro e assumiamo una babysitter per la piccola. Tu continuerai a lavorare e a fare carriera, questo non cambierà. Per la casa, appena torniamo a Madrid, ne troviamo un'altra. So che ami casa nostra ma stavo pensando di comprarne una più adatta a noi e alla nostra famiglia» dice e ogni parola che esce dalla sua bocca mi fa rendere conto di quanto mi ama e di quanto sono fortunata ad averlo nella mia vita. «L'unica cosa che non mancherà mai al nostro piccolo sarà l'amore» conclude e io annuisco commossa.
La paura finalmente sta lasciando posto alla gioia e mi sporgo verso di lui per abbracciarlo forte.
«Ti amo tanto Khvicha, ti amo tanto» ripeto.
«Anche io, amori miei» mi bacia con una dolcezza tremenda per poi staccarsi e appoggiare la sua fronte alla mia. Sposta una mano sulla mia pancia e chiude gli occhi.
«Non ho capito se preferisci un maschio o una femmina» gli chiedo e lui spalanca gli occhi. Sospira e si stacca da me.
«Se fosse maschio sarei contento, sono più abituato a stare con i maschi, saprei come trattarlo. Lo porterei agli allenamenti con me, gli farei amare il calcio, lo crescerei come i miei genitori hanno cresciuto me. Ma se è femmina, se è femmina muoio. Sarebbe una cosa nuova, un salto nel vuoto ma lo adorerei. A casa siamo tutti maschi e avere una principessa da coccolare sarebbe un sogno per me. Mi va bene tutto ma se è femmina sono più contento» dice e finalmente capisco.

Per tutte le settimane seguenti è sempre presente e in apprensione per me, mi tratta come se fossi una gemma preziosa a volte essendo anche esagerato. Abbiamo trovato casa da comprare quasi subito e devo dire che è bellissima. Non abbiamo rinunciato al terrazzo e abbiamo optato per una casa più grande con due stanze in più. Ora è in corso la ristrutturazione ma nel giro di tre mesi dovrebbe essere pronta. Anche se, a dirla tutta,  la casa è l'ultimo dei pensieri di Khvicha che è ossessionato dallo scoprire il sesso di nostro figlio. Oggi ho la visita e ha fatto arrivare sia la sua famiglia che la mia qui per essere tutti insieme quando lo scopriremo.
E non vi dico la suspense quando il dottore fa l'ecografia spingendo quell'affare sulla mia pancia. Lo fissiamo tutti e se la mia famiglia è team maschietto anche se non disprezzerebbe una femmina, quella di Khvicha è al cento per cento team femminuccia.
«È chiarissimo» dice il dottore e mio fratello sotto mormora un ' è maschio ' che sentiamo tutti ma che ignoriamo.
«Cosa, dottore?» Khvicha non sta più nella pelle «cosa è chiaro?» conclude e il dottore gli sorride. Lo fissa, poi guarda me e il resto del gruppo che gli ha invaso lo studio.
Silenzio, silenzio totale, profondo.
Gli occhi di tutti sono puntati sul dottore che ci fa attendere lasciandoci malvagiamente sulle spine.
«Cosa è chiaro?» Khvicha sta perdendo la pazienza e lo fa capire all'uomo col camice bianco di fronte a noi.
«È una femminuccia» annuncia finalmente e Khvicha resta imbambolato per qualche secondo mentre noi tutti indietro diamo un urlo di gioia. Poi si gira verso di me e viene ad abbracciarmi in lacrime.
«Grazie per tutto questo, grazie per esserti fidata di me» dice e giuro che tutto l'amore che provo in questo momento non posso descriverlo in nessun modo.

Il nostro è un amore così grande, viscerale, puro che davvero non ha eguali. E condividere con lui questa gioia enorme mi fa sentire sempre più fortunata e ringrazio il giorno in cui ho deciso di fidarmi davvero di lui perché se non mi fossi tuffata ora non sarei qui con lui e per di più con una bambina, Mariam, che arriva a completare la nostra famiglia esattamente il sette febbraio dell'anno successivo. Il sette febbraio, la nostra data. Sembra una cosa studiata invece non è altro che un caso, o meglio, il destino.
La prima cosa che faccio quando mi sono ripresa dal parto, è metterle il braccialetto col numero sette d'acciaio, il primo regalo che mi ha fatto Khvicha anni fa che conservavo gelosamente. Quando Khvicha lo vede, già pesantemente commosso, scoppia in lacrime e mi ripete che ci ama alla follia.
Mi fido e mi fiderò per sempre del mio cuore che l'ha amato dal primo istante, mi fido e mi fiderò per sempre di lui che amo con tutta la mia anima. Per sempre.

FINE.



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Ed eccoci arrivati anche alla fine di questo viaggio! Vi ringrazio tutte/i per essere arrivati fino a qui e vi informo che sto già scrivendo una nuova storia su Khvicha (sì al momento è la mia ossessione, riesco a scrivere solo su di lui) che inizierò a pubblicare a breve.
Grazie di cuore per esserci sempre, vi voglio bene 💙

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora