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«Ma poi cosa hai fatto con quel ragazzo con cui ti scrivevi la settimana scorsa?»
Mia sorella mi avvicina mentre lavo gli ultimi piatti dopo aver pranzato.
«Domenica siamo usciti insieme e stasera ci rivediamo.» Le sorrido mentre racconto come stanno procedendo le cose, sono davvero felice e si vede.
«Ma che bello! Come è andata?»
«Domenica mi ha portata fuori a cena in un posto bellissimo e abbiamo parlato per tre ore e mezza come se ci conoscessimo da una vita. Stasera invece facciamo una cosa soft, vado da lui...» a quelle parole mia sorella fa un salto su se stessa.
«Adoro! Scegliamo insieme un completino intimo sexy? Lo facciamo impazzire!»
«No nessun completino sexy, non faremo sesso.» Dico categorica mentre poso l'ultimo piatto che ho appena asciugato.
«Il ciclo non l'hai avuto la scorsa settimana?» Chiede dubbiosa e io le do ragione annuendo.
«Non ho il ciclo.»
«Allora cosa? Non gli piace il sesso? È asessuale? È impotente?» Spara tutte le opzioni più disparate e mi fa ridere.
«Niente di tutto questo, Laura! Semplicemente abbiamo deciso così» alzo le spalle e lei mi guarda confusa.
«Ma da quando in qua si decide di fare o non fare sesso? Spiegami questa cosa che non ho capito.» Ci sediamo sul mio letto e devo spiegarle come stanno le cose. E devo dire che mi fa anche piacere visto che è l'unica persona con cui ne parlo.
«Prima di provarci con me, nelle due settimane precedenti, ha fatto sesso con Elena e Simona. Con loro è stato solo sesso e dice che invece io gli piaccio davvero. Non voglio essere usata così gli ho chiesto di non fare sesso per due mesi e lui ha proposto tre mesi.»
«Ma tre mesi sono tantissimi!»
«Io ora non mi fido ancora al cento per cento quindi mi sta bene così. Voglio vedere se è vero che vuole conoscere me e non fare solo sesso. Se sarò sicura di questo il sesso verrà anche prima dei tre mesi. Deve conquistare la mia fiducia.»
«Lui ti piace parecchio?»
«Sì, non mi piaceva un ragazzo così tanto da tre anni credo.» È la verità e visto che con mia sorella sto provando ad essere sincera non c'è motivo di mentire.
«Allora ti do due settimane di tempo per avere il suo coso nella tua bocca e un mese per il resto.» Dice seria.
«No, ti ho detto che deve conquistare la mia fiducia, poi se ne parla. Per ora va bene così, parliamo tanto e ci stiamo conoscendo meglio. Stasera farò la pizza per lui.»
«Che persona seria e responsabile che sei diventata, mi meraviglio e soprattutto mi meraviglio che lui sia d'accordo...»
«In una relazione non c'è solo il sesso Laura, dovresti saperlo visto che sei fidanzata da due anni» sbuffo e lei annuisce.
«Sì vabbè ma all'inizio c'è molta passionalità, questo dico. Comunque se avete deciso così fate bene, ti auguro davvero il meglio lo sai. E me lo fai vedere questo ragazzo?»
«Stasera magari scatto un selfie e te lo faccio vedere, ora non ho foto.»
«Va bene aspetto il selfie allora e vestiti carina, mi raccomando. Un bacio vado a studiare.» Mi lascia un bacio tra i capelli e se ne va. Anche io dovrei studiare ma non ho proprio la testa in questo momento. Mi sdraio sul letto per riposare una decina di minuti ma mi addormento e quando mi sveglio sono quasi le cinque. Salto dal letto e corro a farmi la doccia, mi vesto e poi passo al supermercato per comprare farina, passata di pomodoro, olio e mozzarella. Non penso che lui a casa abbia queste cose quindi preferisco comprarle io. Mi infilo in auto e alle sei e dieci sono da lui. Gli mando un messaggio quando sono fuori al suo viale e lui mi apre il cancello elettronico del parco vigilato, poi arrivo in fondo e lo vedo che mi aspetta fuori la sua villetta che è l'ultima del viale.
«Ehi ciao, benvenuta. Parcheggia dentro vieni.» Mi fa segno di parcheggiare l'auto nel giardino e io così faccio. Scendo e prendo la busta della spesa.
«Ciao Khvicha» mi abbraccia e mi lascia un bacio sulla guancia, poi posa lo sguardo sulla busta che ho tra le mani.
«Dai a me. Che hai portato?»
«Farina, pomodoro e mozzarella per fare la pizza» entriamo in casa e andiamo dritti in cucina attraversando il salone.
«Ma perché hai fatto tu la spesa? Potevi dirlo a me... almeno dimmi quanto hai pagato.»
«Non se ne parla, già domenica hai pagato tu e non è giusto, non mi chiedere di farti pagare anche questo perché mi offendo» metto le braccia sui fianchi e lo guardo male.
«È ovvio che pago io al ristorante. Non voglio offenderti quindi va bene così. Vieni ti faccio vedere la casa.» Mi prende per mano e mi porta nel salone come prima tappa. «Questa è la zona giorno con salone, cucina a vista ma separata e un bagno. Poi lì...», indica una porta di fronte al salone e io guardo in quella direzione «c'è la zona notte.» Mi ci porta e mi mostra le due camere da letto degli ospiti con un bagno e la sua camera da letto con bagno in camera. Tutto moderno e bellissimo. Finito il tour torniamo in cucina per iniziare a cucinare.
«Voglio aiutarti anche io però sono una frana, devi insegnarmi.» Mi avvicina e mi prende una mano quasi in imbarazzo.
«Certo, iniziamo a prendere la farina, sale e olio. Mi prendi un vassoio per favore?» Me lo prende e inizio a versare la farina e a mescolarla con l'acqua per poi amalgamare tutto con  un pizzico di sale e lievito. «Devi mescolare tutto così, vedi?» Gli faccio vedere il movimento e lui guarda attento, poi dopo poco si mette dietro di me e mi circonda con le sue braccia per raggiungere il tavolo da lavoro. Mette le sue mani sulle mie e inizia a mescolare l'impasto con me.
«Così vado bene?»  Il suo respiro è sul mio collo che mi sfiora con il naso impercettibilmente. Mi sento le gambe molli e il cuore al vento. La sua presenza è così forte che non riesco a pensare ad altro che al suo corpo così vicino al mio.
«Sì.» Annuisco e mi inumidisco le labbra secche come il deserto.
Dopo un po' si stacca e io formo il panetto che dovrà lievitare per almeno un'ora. In quell'ora chiacchieriamo un po', poi stendo la pasta di pane e ci metto il pomodoro, un filo d'olio e il basilico prima di infornarla. Dopo una ventina di minuti la tiro fuori e ci sediamo a tavola per mangiarla. Lui divora la sua parte in due minuti e mi fa milioni di complimenti e devo dire che ha ragione, è venuta proprio buona. Sparecchiamo, carichiamo la lavastoviglie e ci mettiamo sul divano.
«Vieni, appoggiati» mi stendo accanto a lui e mi appoggio sul suo petto mentre lui mi accarezza i capelli. Siamo entrambi molto stanchi ma giuro che non vorrei essere in nessun altro posto del pianeta se non qui tra le sue braccia.
«Venerdì vieni al locale?» Gli chiedo e lui prima di rispondere ci pensa qualche attimo, poi sospira e annuisce.
«Sì, tu?»
«Sì.»
«Con... loro?» Continua ad accarezzarmi i capelli e mi guarda negli occhi che si sono incupiti in un lampo.
«Mhmh» annuisco senza aggiungere altro.
«Non sanno ancora niente di questo?» Ci indica e io scuoto la testa. «Capito. Quindi dobbiamo ignorarci venerdì?»
«Per ora sì.»
«Io ci vengo solo per te, odio quel posto. Però per vederti ci vengo.»
«Lo odi?»
«Te l'ho detto che non sono tipo da discoteca, ci vado raramente.»
«Quando ti ho visto lì non lo avrei detto, mi sembravi spigliato.»
«Non ero in un buon momento, te l'ho già detto.» Sospira e si tira su mettendosi seduto sul divano passandosi le mani nei capelli.
«Perché? Me la dici sempre questa cosa...»
«Non lo so, avevo bisogno di riempire un vuoto che sentivo. Forse mi sentivo troppo solo e quando Elif mi ha invitato ho accettato e per fortuna visto che poi ho conosciuto te. Però quello non è il mio ambiente, per questo non ti ho avvicinata subito. Avevo bisogno di più tranquillità per parlarti.»
«Se non ti va non venire, io mi comporterò bene a prescindere» gli dico appoggiando la mia fronte alla sua. Siamo di nuovo così vicini, ci dividono pochi centimetri e so che queste vibrazioni che sento io le sente anche lui.
«Vengo, voglio vederti prima di partire. Due minuti me li concedi lontano da tutti?»
«Certo.» Faccio di sì con la testa e lui mi bacia la punta del naso prima di staccarsi e alzarsi. Forse la situazione si stava facendo insostenibile per lui.
«Le tua amiche la prenderebbero male se sapessero di noi?»
Sapevo che me lo avrebbe chiesto, era ovvio.
«Simona probabilmente no ma Elena... Elena starebbe male.»
«Elena chi sarebbe?»
Come può aver dimenticato tutto così velocemente? Non lo capisco.
«Ma eri ubriaco?»
«Vuoi la verità?» Mi guarda con uno sguardo così profondo e scuro che non riesco a decifrare e che quasi mi spaventa.
«Mhmh.»
«Volevo solo scopare, non mi importava nulla di chi avevo di fronte. Se avessi fatto da solo sarebbe stata la stessa cosa. Una volta finito non ricordavo né nome né faccia di nessuna delle due. È brutto da dire ma è così» me lo racconta così schiettamente che mi vengono i brividi. «Sono stato sempre gentile con loro e spero di non avergli fatto capire come mi sentivo dentro perché loro non hanno colpe ovviamente, ma questo è quello che sentivo» conclude.
«È chiaro. Elena è quella che ha dormito nel tuo letto.»
«Non ha dormito nel mio letto» quasi mi rimprovera per quello che ho appena detto. «Nel mio letto ci dorme solo mia madre. Siamo stati nella camera degli ospiti.» Mi spiega e mi sento sollevata, era un pensiero che mi tormentava.
«Capito. Lei, comunque, ha una cotta per te.»
«Lo capisco ma deve passarle, io non voglio nascondermi con te. Lo capisci? Non voglio pressarti in alcun modo ma voglio essere libero di stare con te ogni volta che ci va.» Ha ragione ma lui non conosce Elena, non mi perdonerebbe mai.
«Devi darmi un po' di tempo.»
«Lo hai, io ti sto solo dicendo come la penso.»
«Le parlerò» mi alzo e lo raggiunga abbracciandolo.
Tra me e lui si è creato un rapporto così particolare che non ho termini per spiegarlo. Può sembrare presto ma è così.
«Mercoledì prossimo vieni a vedermi giocare allo stadio?»
Mi spiazza con questa domanda e non so che rispondergli.
«Io non ci sono mai stata, non so come...»
«Portati qualcuno, hai una sorella mi pare, no?»
«Sì ed è l'unica che sa di te, che sa tutto intendo...»
«Perfetto. Venite?»
Ho paura che Elena venga a saperlo, ho paura che tutte queste mie bugie vengano scoperte, che lei capisca qualcosa ma la voglia di stare con lui è più forte di tutto.
«Sì, ci vengo e sono felicissima che tu me l'abbia chiesto» gli sorrido e lo abbraccio fortissimo.
«Non sai quanto lo sono io, davvero.»
«Anche mia sorella lo sarà visto che mi fa tremila domande su di te e a proposito, ci facciamo un selfie da mandarle? Voleva vederti...» dico imbarazzatissima ma lui accetta subito ed è anche felicissimo.
«Certo, vai. Poi mandala anche a me» ci mettiamo in posa e scattiamo la foto che mando subito a mia sorella e poi a lui su Telegram.
«Fatto, ora è tardi è meglio se vado» mi va a prendere il giubbino e mi accompagna all'auto.
«Buonanotte allora, a domani.»
«Ghame nebisa.» Risponde lui e quando vede che lo guardo stranita se la ride. Mi abbraccia di nuovo e poi mi spiega.
«Volevi sapere come si dice buonanotte in georgiano, no? Si pronuncia ghame nebisa.»
«Ah è vero, sì. Ghame nebisa a te.»
Entro in auto e me ne torno a casa, sono stata davvero bene e il merito è tutto suo, è un ragazzo davvero eccezionale.

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora