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Ho passato giorni e notti a pensare e ripensare a quella notte, al modo in cui mi ha amato, al modo in cui mi ha toccato. Ho passato giorni e notti a pensare ai suoi occhi nei miei mentre dice che mi ama, mentre mi supplica di restare con lui. Ho passato giorni e notti e non mi è ancora passato il dolore e la malinconia che tutto questo mi ha causato. Pensavo di averlo superato, pensavo di poterlo sopportare ma non è così. Io lo avevo solo accantonato, avevo finto che lui non esistesse, avevo ignorato la sua presenza per questo ero riuscita a fingere di vivere. Ma ora, rivederlo, ribaciarlo, fare di nuovo l'amore con lui mi ha scombussolata del tutto. Per il mio bene e per il bene della mia sanità mentale ho dovuto dirgli quelle cose e tenerlo lontano da me.
Non potrei sopportare un altro allontanamento da lui, non potrei pensare di tornare con lui e rischiare di doverci lasciare di nuovo perché lui pensa che io voglio approfittare della sua posizione o dei suoi soldi. Non voglio vivere con la paura che lui non si fidi di me, non posso pensare di stare con lui e dover trattenermi da organizzare un viaggio, una cena o un regalo perché lui potrebbe pensare male di me. Io lavoro e guadagno bene, posso permettermi tutto quello che voglio ma guadagno comunque forse l'un per cento dei suoi dieci milioni di euro l'anno e questo mi mette comunque in una posizione di inferiorità rispetto a lui che mi mette in questo casino. Questa cosa al momento non riesco a superarla e non posso rischiare di ricadere con lui nel baratro.
Quella notte con lui è stata la più bella della mia vita e non la dimenticherò mai. Forse un giorno mi innamorerò di qualcun altro ma non amerò mai nessuno come ho amato lui. Non desidererò mai gli occhi di qualcuno come ho desiderato i suoi, non desiderò altre mani addosso come ho desiderato le sue. Per me esiste lui e nessun altro. E anche se non gliel'ho detto quella notte, lo amo e l'ho sempre amato. Non gliel'ho detto altrimenti non mi avrebbe lasciata libera di andare via, lo so bene. Ma se chiudo gli occhi io lo rivedo su di me, lo rivedo con le sue mani dolci e vogliose su di me e rivedo le sue labbra sulle mie e su qualsiasi parte del mio corpo. E non nego che spesso quelle immagini mi accompagnano quando sono da sola a letto e non posso fare a meno di chiudere gli occhi e lasciare che le mie mani vaghino fino alla parte più profonda e calda di me per darmi quel piacere che solo lui sa darmi, da vicino o da lontano.
Sono stata con altri due ragazzi dopo di lui negli scorsi due anni ma con entrambi non ho provato nulla. È come se mi accendessi solo con lui. È come se fossi viva solo con lui.
Lui, lui, lui. Lui che ora devo davvero dimenticare e lasciare nel passato. Lui che abita nella mia stessa città e che ho il terrore di incontrare in un locale o in un bar. Proprio per questo sto uscendo poco, ho spiegato la situazione ad Alicia, una mia cara amica madrilena e lei mi lascia i miei spazi. Dopo più di due settimane ho accettato di andare al bar per un caffè ma una volta lì mi sono sentita terrorizzata. Continuavo a guardarmi intorno circospetta alla ricerca del minimo pericolo. Poi dopo due giorni sono andata di nuovo, e dopo quattro sono andata al ristorante. Così ho iniziato a sciogliermi e ad essere più rilassata fino a che sono tornata a fare normalmente la mia vita. Madrid è una metropoli con più di tre milioni di abitanti e non dovrei correre grossi rischi, anche perché abitiamo in due zone diverse della città e frequentiamo posti diversi da quello che mi ha raccontato.
Non smetto mai di pensarlo ma almeno ora sono ritornata a quando facevo finta che lui non esistesse e vado avanti per la mia strada. Ogni tanto vedo qualche suo cartellone per strada e sento al telegiornale o in radio che al Real sta facendo benissimo e giuro che ne sono felicissima. Non mentivo quando ho detto che gli auguro il meglio perché davvero se lo merita per tutto l'impegno, la passione e la dedizione che ci mette nel suo lavoro.
Più passano i giorni, meno diventa asfissiante come pensiero. Penso a lui soprattutto quando la sera torno a casa e mi metto a letto, lì lo penso spesso, anzi sempre. Penso a come sarebbe potuta essere la nostra vita insieme, poi mi viene da piangere e mi addormento nelle mie lacrime. Per fortuna vengono spesso mia madre e mia sorella a farmi compagnia e vado avanti, o come dico io sopravvivo. Si perché ormai per me si tratta di sopravvivere, non più di vivere. E mi va bene così pur di non soffrire più. Ho messo il cuore in standby e mi va bene così. Tanto nessuno potrà darmi quello che mi ha dato lui, nessuno può amarmi come mi ha amato lui.
Sarebbe inutile anche provarci.
Lascio perdere l'amore e penso solo al lavoro, l'unica cosa che mi sta dando davvero soddisfazioni. Nelle ultime settimane stiamo discutendo con il proprietario della scuola di aprire una nuova sede e lui vorrebbe mettere me come direttrice unica lì. Non sarebbe una cattiva proposta, lì dirigerei tutto io mentre qui siamo in tre e potrei occuparmi solo di quello senza essere più maestra. Non so se voglio farlo perché stare coi bambini è comunque una parte importante del mio lavoro. Il mio stipendio sarebbe raddoppiato e avrei molte più responsabilità. Ci sto pensando e devo fargli sapere entro fine mese. Siamo a metà gennaio e ho un altro paio di settimane di tempo. Nel frattempo mi impegno al massimo nel mio lavoro e cerco di tenermi sempre impegnata anche di sera, uscendo spesso ed evitando la solitudine. Se sto da sola penso e di pensare non ne ho voglia perché poi penso sempre alla stessa cosa e non mi va. Lascio passare qualche giorno e decido di accettare il nuovo incarico di lavoro, voglio essere una donna indipendente e crescere lavorativamente. Non ho più dubbi.
Passo all'altra scuola e mi immergo nel lavoro. La mia unica vera passione, la mia unica vera via di scampo dai pensieri.

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora