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Mi sono liberata di un grosso fardello e ora mi sento davvero più libera e posso dirlo? Felice. Sì, felice. O almeno, più felice di prima. Stare con Khvicha mi cambia del tutto l'umore, lui tira fuori il meglio di me. Sto andando a casa sua dopo aver lavorato perché anche oggi abbiamo deciso di stare insieme. Sono due settimane che siamo tornati insieme e siamo stati praticamente ogni giorno insieme.
«Domani vieni a vedermi al Bernabeu?» mi domanda quando siamo a tavola a mangiare del riso col tonno che ha preparato.
«Domani non posso, ho già un impegno con Alicia, dobbiamo andare al cinema» dico la verità ma lo vedo che mi guarda sospettoso. Non è la prima volta che mi invita allo stadio e io ho sempre qualcosa da fare e non ci sono ancora andata. Non che non voglia, ma rendere il tutto ufficiale per ora mi mette ancora troppa ansia.
«Okay. Domenica sera allora, ti prenoto già da ora» mi sorride e io annuisco poco convinta.
«Devo proprio? Ti offendi se non vengo per ora?» mi guarda e scuote la testa per poi abbassare lo sguardo.
«No tranquilla, non vado di fretta» risponde per poi farmi un mezzo sorriso. Lui sa che ho bisogno di tempo mentre a differenza mia lui sarebbe prontissimo a rendere tutto pubblico ed ufficiale già da ora.
«Davvero, non te la prendere ho solo bisogno di un po' più di tempo» mi alzo e lo raggiungo prendendogli il viso tra le mani e guardandolo negli occhi.
«Sì, lo so. Dimmi tu quando vuoi venire, ok? Io non te lo chiedo più» non riesco a capire se si è innervosito o no. Si alza e porta i piatti vuoti verso la cucina, li sciacqua e poi li mette in lavastoviglie. Lo raggiungo e lo abbraccio da dietro. Lui si ferma e si appoggia al piano cottura con le braccia e abbassa la testa in avanti.
«Sono state due settimane fantastiche e io sto davvero bene con te, per te come va?» gli chiedo.
«Va bene, per me finché ci sei tu qui va sempre bene» si gira e mi abbraccia. Abbassa la testa e mi bacia. Mi bacia con talmente tanto trasporto che dopo poco mi ritrovo seduta sull'isola in cucina con il leggings abbassato e lui con la testa tra le mie gambe. Poi si alza, infila il profilattico e lo facciamo lì. In queste settimane stiamo sperimentando talmente di quei posti e posizioni che nemmeno le ricordo. Non abbiamo mai fatto tutto questo sesso ma a dire il vero non mi dispiace. E il fatto che ora metta di sua volontà il condom mi fa stare più tranquilla. All'inizio dovevo chiederglielo ogni volta, ora non più. Sa che io voglio così e lo fa a prescindere. Non mi ha mai chiesto perché, immagino abbia capito che ho ancora un blocco su questa cosa. Devo imparare a lasciarmi andare e fidarmi di più ma mi serve un po' di tempo che lui, devo dire, mi sta concedendo.

Passano ancora le settimane e stiamo sempre più tempo insieme. Mi fa conoscere il suo amico Vinicius, o per tutti, Vini. È un bravissimo ragazzo e devo dire che è proprio simpatico. Io gli presento Alicia e una sera mangiamo anche insieme a pranzo in un locale.
In realtà è una delle poche volte in cui siamo usciti perché di solito preferisco starmene a casa con lui. Odio essere al centro dell'attenzione e ho paura che qualche paparazzo ci possa vedere insieme. Gliel'ho spiegato e lui anche stavolta mi ha assecondato. Io lo so che lui sta facendo tutte queste cose per me ma so anche che non è felicissimo di farle. Ma giuro che ci sto provando a sbloccarmi, lo giuro.
«Aspetta, pago io» mi infilo tra lui e il fattorino del bar che ci ha portato la colazione una domenica mattina e lui mi lascia fare anche se non è particolarmente entusiasta. Prendo la colazione ed entro dentro. Lo vedo lanciare il portafoglio sul tavolino in soggiorno e camminare svogliato verso la camera da letto. Porto il vassoio lì e senza dire nulla mangiamo in silenzio. Poi si alza e va a farsi la doccia perché deve andare agli allenamenti.
«Mi aspetti qui o devi andare via?» mi chiede.
«Devo andare a casa mia assolutamente, devo sbrigare delle commissioni» mi alzo dal letto ma lui è già vestito per uscire, non farò mai in tempo.
«Ti lascio le chiavi, quando hai finito chiudi tutto, ok?»
«Ma no, aspetta, dammi cinque minuti e scendo anche io» rispondo quasi spaventata da quel suo gesto.
«Vini è già giù che mi aspetta. Tieni le chiavi, io mi fido di te, ricordatelo» dice solo poi mi lascia un bacio a stampo sulla bocca e se ne va chiudendosi la porta alle spalle.

Mi sto comportando davvero male con lui, me ne rendo conto, ma se solo penso a fare qualcosa in più mi viene un'ansia che mi assale e non ci riesco. Lo vedo che ci sta male ma al momento non posso fare nient'altro. Forse ho sbagliato tutto, ho sbagliato a riprovarci con lui perché non sono me stessa. Mi sto trattenendo, sto vivendo questa storia al cinquanta per cento privandomi delle cose più belle e soprattutto rendendo infelice lui.
Ci penso per tutta la giornata e ogni tanto guardo le chiavi di casa sua nella mia borsa e mi sento in colpa. Lui si sta dando completamente per la nostra storia e io invece ho sempre dubbi su tutto. Non su quello che provo per lui, su quello mai, ma su tutto il resto sì.
E quando la sera vado a casa sua e trovo una cena romantica organizzata in ogni minimo dettaglio quasi mi commuovo.
È perfetto, è davvero l'uomo perfetto. E io sono una stupida, una vera stupida.

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora