3.

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Quel venerdì arriva presto e noi siamo nel locale sedute accanto ad Elena. Non abbiamo nemmeno potuto provare a dire no, Elena ci ha pregate talmente tanto che non potevamo negarle questo piacere. Il suo Khvicha è seduto di fronte a noi come l'altra volta ma stavolta, più dell'altra volta, la ignora. Non la degna di uno sguardo, a stento l'ha salutata quando siamo arrivate e ora se ne sta con i suoi amici a chiacchierare per fatti suoi.
Elena è incazzata nera, prova a parlargli un paio di volte ma lui non la considera minimamente. Sembra quello l'andamento della serata fino a quando non succede una cosa che sconvolge tutto: Khvicha inizia a rivolgere le sue attenzioni a Simona. Le versa il vino, scherza con lei, prova a chiacchierare con lei...
«Ma questo è scemo?» Chiede Simona ad Elena quando ormai è palese che il tipo ci sta provando con lei.
«No, anzi, non lo è per niente. Non lo fermare, vedi a che arriva.»
«Sei sicura?»
«Sì.»
«Ma perché ti devi fare male per un cretino del genere? Andiamocene Ele, andiamo via.» Dico io ma lei scuote la testa.
«Devo vedere che vuole fare. Mi vuole far ingelosire, te lo dico io.» Dice e proprio in quel momento Khvicha si alza e allunga una mano verso Simona.
«Balliamo?» Propone sorridendo e Simona, scioccata, tentenna per qualche attimo fissandolo a bocca aperta. Annuisce poco dopo e si alza seguendolo.
«Andiamo anche noi.» Elena mi prende per il polso e mi trascina in pista.
«Ele io in mezzo a queste stronzate non ci voglio stare.» Non faccio neanche in tempo a finire la frase che restiamo entrambe imbambolate di fronte al ballo a dir poco sensuale che stanno facendo quei due. Le mani di lui sono sui fianchi di lei che si dimena a ritmo di musica. I loro profili si sfiorano, le loro narici respirano la stessa aria, i loro occhi sono incatenati gli uni agli altri.
«Balliamo Elena, basta.» La tiro via dalla loro traiettoria e la invito a ballare con me.
Balliamo e cerco di distrarla ma in un modo o nell'altro il suo sguardo è sempre su quei due. Poi ad un tratto Simona si avvicina a noi.
«Che devo fare Ele?»
«In che senso che devi fare?»
«Mi ha chiesto di andare in auto per stare un po' da soli. Se a te dà fastidio gli dico di no.»
Io sono spettatrice di quel dialogo che mi sembra surreale. Anche Simona è caduta ai piedi di quel tizio??? Ma che fa, le droga?
«No, anzi, voglio che vai fino in fondo. Voglio capire che vuole fare. Ha detto qualcosa di me?»
«Non ti ha mai nominata.» Scuote la testa e si morde il labbro inferiore.
«Okay.»
«Simo, can we go?» È la voce di Khvicha che irrompe nella loro conversazione.
«Vai teso, vai.» Elena le dà di nuovo il suo consenso e Simona la abbraccia, sorride a me per poi allontanarsi felice.
«Io non vi capisco, ma che state passando tutte e due?» Allargo le braccia e scuoto la testa. Mi sembra di non conoscere più le mie due migliori amiche.
«Perché? Che abbiamo fatto?»
«Che avete fatto? Tu ti fai trattare come uno zerbino da uno che hai scopato mezza volta e che non si ricorda nemmeno più come ti chiami, quell'altra che non scopa da una vita perché 'deve trovare quello giusto' ora si butta nelle braccia di questo tizio ben sapendo come si è comportato con te. Io non voglio giudicarvi eh, assolutamente, però mi sembrate impazzite...»
Elena mi guarda sbattendo le palpebre per un paio di volte, poi gira le spalle e va a sedersi senza rispondere nulla. Forse ho esagerato un tantino ma sto vedendo davvero dei comportamenti mai visti da parte loro. Sospiro e vado anche io a sedermi.
«Scusami forse ho esagerato un...»
«Sai che penso? Penso che sei gelosa perché ci ha provato con noi e non con te.»  Mi interrompe e le sue parole mi fanno  perdere un battito al cuore. Mi feriscono, mi esplodono in faccia come se avessi appena calpestato una mina in giardino.
«Ma che dici...» La guardo rattristandomi e lei si scola un bicchiere di vino senza dire nient'altro.
Restiamo sedute senza dire nulla per una decina di minuti, poi torna Simona. Ha i capelli scompigliati, il rossetto sbavato ma un'espressione contenta stampata in viso.
«Tutto bene?» Le chiedo ma vengo subito sovrastata da Elena.
«Dov'è lui? Che avete fatto?»
«Avevi ragione, è fantastico. È ipnotico non riesci a staccarti da lui. Ma che ha?» Sembra scombussolata e senza forze, guarda nel vuoto e respira pesantemente.
«Sì lo so, ma che avete fatto?»
«Una cosa veloce ma fatta benissimo. Sono stata da Dio e lui ci sa davvero fare, è dolce e sa toccare corde che quasi nessuno sa toccare.» Dice con la stessa aria sognante che ha Elena da quando ci è stata insieme. Io ascolto e non dico nulla, non vorrei altre reazioni avverse come quelle di Elena di prima.
«Come siete rimasti? Vi dovete sentire?» Insiste Elena.
«No, assolutamente nulla. È stato solo questo suppongo ma onestamente non me ne pento.» Sorride e dà una spallata giocosa a Elena che invece non l'ha presa con così tanta nonchalance. «Comunque secondo me la prossima sei tu, ci ha puntate tutte e tre secondo me, sarà una sfida con se stesso o una cosa del genere...» Dice guardando me e io scuoto la testa energicamente.
«Non dirlo neanche per scherzo, non mi va proprio.»
«Perché no? Ti diverti e ti assicuro che lui è proprio un bravo ragazzo e ti fa stare benissimo. Non te lo perdere.» Mi dice con un sorriso dolce mentre Elena sembra voler implodere.
«Non lo so ma non penso sia il caso. Torniamo a casa, che dite?»
«Sì, andiamo.» Salutiamo tutti e andiamo via, finalmente.

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora