Voglio una storia. Sì,la voglio. Sento che la voglio da anni o forse solo da un secondo.
Voglio che mi completi o forse che mi sommerga completamente,che mi affondi fino a non farmi respirare,quasi a farmi soffocare.
Voglio che la mia storia mi scalfisca come fa ora il vento contro il mio viso,un vento che penetra dentro di me,nel mio cuore,nella mia mente.
Questo è proprio lo stesso vento che apre la mia storia. Muove le cime frondose di un grande cedro ormai da tempo,che si lascia trasportare fiducioso.
Il sempreverde dona un po' di pace dal sole,caldo e affettuoso di un luglio non troppo generoso,ad una casa di nuova costruzione,che ospita la famiglia Carewall ormai da anni.
Si erano trasferiti quando il piccolo Edgar aveva solo pochi anni di vita. Avevano scelto quella casa,identica alle altre nel quartiere,solo grazie a quel maestoso cedro. In tutte le estati della sua vita il piccolo Edgar,bambino un po' fragile e timido,era stato protetto da quelle fronde fino a quando,all'età di 15 anni,era entrato nella scuola superiore del piccolo paesino di provincia dove risiedeva e conobbe quelli che sono gli altri protagonisti di questa storia. Avevano qualche anno in più di Edgar e non godevano di una buona fama all'interno della cittadella.
Le opinioni su di loro erano contrastanti: una parte del paesino li definiva "teppisti" per le loro azioni non troppo legali,l'altra li indicava come "poveri ragazzi" a causa dei loro problemi famigliari.
Ne l'una ne l'altra definizione aiutava i nostri protagonisti ad affermare la loro posizione sociale all'interno di quel mondo autoctono che governava la vita dei compaesani.
Edgar si sentì accettato subito in quel gruppo,lo capivano,comprendevano tutto con un semplice sguardo. Così il nostro Edgar,che tutti presero a chiamare Ed,si trasformò.
Il suo cambiamento fu repentino: nel giro di pochi mesi perdette tutta la sua fragilità,che si tramutò in sfrontatezza, e la sua timidezza che divenne arroganza senza però perdere un pizzico della sua sensibilità e della sua dolcezza,che non faceva trapelare davanti ai suoi amici,nascondendole sotto un mare di rabbia. Il suo pensiero sulle altre persone mutò negativamente. Alzò muri immaginari verso gli altri abitanti,ma non li costruì con i suoi compagni di sventure,gli unici che lo apprezzavano veramente per come era.
Lo ritroviamo oggi,all'età di 18 anni,sotto il grande cedro che lo riparava dal sole estivo. Stava pensando a come sistemare la mansarda per l'arrivo di sua cugina Eveline,che apprezzava o addirittura ammirava per la sua semplicità e per essere l'unica della sua famiglia a non averlo mai giudicato.
La sua adorata cuginetta sarebbe arrivata entro la serata,in tempo per una festa tenuta nel campo da football della scuola. Lui si era preso l'incarico di sistemarla nel miglior modo possibile.
Nella sua espressione si era notato una certa nota di nervosismo. I suoi amici non sarebbero stati entusiasti dell'arrivo di Eve,diciamo che non avevano un buon rapporto con il mondo femminile e lei avrebbe potuto detestarli per i loro modi non troppo gentili.
Eveline aveva un anno in meno di Edgar,era cresciuta lontano da quell'universo così chiuso per lei,che aveva invece vedute ben più ampie. Era diventata grande grazie ai libri e non disdegnava affatto lo studio,ma le piaceva l'avventura e a volte voleva sconvolgere la sua monotonia,come aveva fatto quando decise di recarsi da suo cugino.
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You're not like them.
General FictionCome può una ragazza di città,abituata a tutti i generi di comodità,trascorrere un'intera estate in una piccola cittadina? L'aiuterà suo cugino e i suoi amici: un gruppo di ragazzi esclusi dalla società con un passato misterioso e starà a lei metter...