Capitolo 11.

16 2 0
                                    

Din don.

«Vado io,vado io» sentì urlare attraverso la porta.
Si ritrovò davanti sa figura di Charlie.
«Eveline!» sorrise Charlie.
«Ehi.. Em.. Ciao» bonfocchiò la ragazza arrossendo «Cercavo mio cugino» sorrise infine.
Charlie urlò il suo nome.
«Che cazzo vuoi?» si sentì rispondere dal salotto.
«C'è tua cugina,coglione»
L'amore che c'era tra loro era platonico,ne sono certa.
Edgar si alzò di scatto.
«Che c'è?» sorrise alla cugina.
«Ti chiama tua madre ha detto di dirti che ha chiamato lo zio,cioè tuo padre» disse Eveline guardandolo.
Per la seconda volta Eveline assistette allo sciamare della felicità di un suo familiare appena si pronunciava la parola "Padre". Che aveva combinato lo zio per suscitare quelle strane reazioni al solo pensiero della sua persona?
Ed contrasse la mascella e serrò i pugni.
«Arrivo subito,tu stai qui» disse rivolgendosi a Eveline,non voleva che sentisse.
«Charlie falle fare il giro della casa»
Il ragazzo strabuzzò gli occhi. Il giro della casa?! Nessuno ha mai fatto il giro della casa. Nessuna ragazza era mai entrata in casa.
Ma nessuna ragazza gli aveva mai parlato,era una valida scusa.
Edgar attraversò la strada di corsa ed entrò in casa.
«Non sei obbligato a farmi entrare,posso aspettare qui,non ci sono problemi» disse Eveline e si lasciò andare ad un largo sorriso che fece sciogliere Charlie.
«N-Non preoccuparti» arrossì facendola entrare.
Non era molto bravo con le ragazze. Lo mettevano un po' in soggezione.
Quando parlava con una ragazza si bloccava,iniziava a balbettare e a strascicare le parole. Era stato deriso così tante volte.
La casa era identica a quella del cugino,cambiavano solo gli arredamenti.
La portò in salotto,un piccolo salottino con una poltrona e un divano,entrambi in pelle,di colore scuro.
Una tivù a schermo piatto era incastrata in un mobile di mogano che conteneva alcuni libri.
Eveline si avvicinò incuriosita. Ogni volta che entrava in casa di qualcuno le interessavano di più i libri che le persone. E le persone da cui andava non avevano tanti libri,anzi quasi nessuno.
Così la impressionò vederne così tanti nella casa di tre ragazzi.
«S-Sono i libri di D-Dan» strascicò Charlie.
«Tu non leggi?» chiese curiosa Eve.
«A-A v-volte» scrollò le spalle il ragazzo «Saliamo» riuscì a dire.
Salirono i 17 gradini. Davanti a lei si aprirono tre stanze,proprio come nella casa di fronte.
«La camera di Dan» spiegò Charlie indicando la stanza più a destra,chiusa da una grossa porta bianca. «È sempre chiusa. Lo conosco da quattro anni e non sono mai entrato in camera sua» fece quattro passi in avanti ed aprì una porta marrone.
«Questa è camera mia,ma ci dorme anche Jim»
La stanza era piccola,aveva due letti ad una piazza distanti circa un metro e mezzo. Una tivù era appesa alla parete bianca. Diversi giochi,cd e dvd erano sparsi per la camera.
«Ed infine» riprese Charlie uscendo dalla camera ed aprendo l'ultima porta «Questo è il bagno»
Ce l'aveva fatta era riuscito a spiegare tutto. Non l'aveva guardata un attimo,solo così era riuscito a non bloccarsi. Lei non aveva chiesto nulla,ascoltava e guardava solo. Ma appena aprì la porta del bagno le si illuminarono gli occhi. Entrò a passi lenti.
Il bagno era enorme,tutto era bianco in quella stanza:pavimenti,pareti,mobili.
E poi la vide. Una vasca,inneggiante e splendida,dominava in quell'atmosfera. Era enorme,contornata da bagnoschiuma e saponette.
Camminò lentamente,poi si prese la libertà di sedersi sul bordo.
Sorridendo come una bimba a cui hanno appena regalato un sacchetto di caramelle si rivolse verso Charlie.
«È splendida» lui l'aveva guardata,sotto le piccole lucette,era così bella. E non stava pensando alla vasca.
«P-Puoi u-usarla qu-quando vuoi» disse con un filo di voce.
«Davvero?» sorrise ancora di più,gli occhi si illuminarono.
«C-Certo» ricambiò il sorriso anche il ragazzo arrossendo e abbassando gli occhi.
Eveline si alzò e insieme scesero le scale.

You're not like them.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora