Due giorni dopo tornò a casa Big Jim dall'ospedale.
Casa Carewall era in festa. La signora si era svegliata alle sei di mattina per preparare le lasagne. Anche se era estate le lasagne di Costance erano sempre le lasagne di Costance.
Uno strato di pasta,uno di prosciutto,uno di emmental,uno di besciamella,poi ancora una strato di pasta,poi uno di carne fatta andare con le carote per rendere il tutto più dolce ed infine uno strato di emmental ancora e così via.
Era una vecchia ricetta di sua nonna. Grande donna e soprattutto grande cuoca.
Alle sette si alzarono anche gli altri,prima Dan poi Charlie poi Edgar ed infine Eveline.
Rubarono un lenzuolo bianco dall'armadio,lo stesero sull'erba sotto il grande cedro.
I ragazzi frugarono nel garage per vedere se erano rimaste delle bombolette.
Le trovarono in uno scatolone sul ripiano più alto. Diciamocelo,quelle bombolette non erano troppo innocenti,alcune auto potrebbero confermarlo. Per non parlare delle facciate delle case.
'Bentornato Jim' scrissero a caratteri cubitali.
Lo appesero ai rami del grande cedro.
Eveline stava preparando la tavola. Una lunga tovaglia ricamata con piccoli fiorellini,bianca,splendente.
Sei piatti decorati con un profilo blu erano disposti accuratamente sulla tavola. Sei coppie di posate erano posizionate alla loro destra,sotto un tovagliolo decorato anch'esso.
Sei bicchieri classici precedevano i piatti.
In centro alla tavola c'era un grosso vaso contente delle splendide rose rosse.
Le rose più belle che Eveline avesse mai visto.
Erano perfette,così meravigliosamente grandi,di un rosso scarlatto.
Avevano ancora tutte le spine,tutte le foglie.
Le aveva portate Dan. Insolito,no? Dove le aveva trovate? Di solito sfioriscono in questo periodo per il troppo caldo. Avrà una serra?
Eveline non riusciva a smettere di guardarle. Le ricordavano le sue,di rose.
Chissà se qualcuno se ne era preso cura.
La porta si aprì ma lei non se ne accorse,niente meritava attenzione se non quelle magnifiche rose.
La figura di Jim si presentò sull'uscio della porta. Era dimagrito,almeno di sei o sette chili.
Si capisce che non aveva avuto la possibilità di mangiare come a casa.
Ma dopo due o tre pranzi della signora Carewall sarebbe tornato come prima,statene certi.
Subito dopo entrarono gli altri tre.
Un largo sincero sorriso si presentò sulla faccia di Big Jim quando vide Eveline e Costance.
«Ragazze!» urlò andando loro incontro.
«Eccolo è tornato» ridacchiò Charlie.
«Jim! Oh caro! Come stai? Come sei dimagrito! Però ti vedo bene. Oh caro,vieni qui,fatti abbracciare» disse la signora Carewall mentre se lo strapazzò ben bene.
Costance era una signora sulla cinquantina,non molto alta ma portava sempre delle zeppe per non sembrare così bassa. Era sempre elegante. Aveva i capelli corti,le arrivavano appena sotto le orecchie,erano castani con qualche cenno di bianco qua e là.
Era leggermente ingrassata nell'ultimo periodo ma era stata capace di nasconderlo.
Lavorava in una grande azienda farmaceutica,quindi aveva davvero poco tempo per rimanere a casa perciò dimostrava così tanto affetto e amore per i suoi cari. Anche se a volte esagerava.
«Hey Eveline!» disse Jim strizzandola in un abbraccio non ricambiato.
«Ciao Jim» riuscì a dire una volta liberata da quella stretta.
«Piano» intervenne una voce «così me la schiacci tutta» sorrise Edgar spuntando dietro Jim.
«Forza ragazzi sedetevi» urlò Costance dalla cucina.
Jim si sedette a capotavola,alla sua destra Edgar e Eveline,alla sua sinistra Dan e Charlie mentre di fronte si accomodò la signora Carewall dopo aver servito un abbondante porzione di lasagne.
Jim seguitò a raccontare le sue mirabolanti imprese all'ospedale. Tra barelle,cateteri,cibo non troppo solido e strani individui,tutti pendevano dalle labbra del ragazzo.
«Oh mio Dio! L'arrosto!» disse la padrona di casa mentre si alzò in fretta «Ed dammi una mano a tagliarlo per favore» Il ragazzo si alzò prontamente.
Il telefono prese a squillare all'improvviso.
Eveline guardò gli altri tre rimasti al tavolo prima di alzarsi.
«Scusate» disse sotto voce. Fece pochi passi prima di raggiungere e alzare la cornetta.
«Pronto?»
«Eveline?» chiese una roca voce maschile dall'altro capo.
«Zio! Quanto tempo! Em sì sono io,passo l'estate qui,ma tu dove sei? Sono qui da una settimana ma non ti ho ancora visto»
«Sì.. Ecco.. Io.. Non c'è tua zia o Eddy?»
«Devi averla combinata davvero grossa,zio»
Alfred era il suo nome. Alfred Carewall. Cosa dire di lui? Beh ormai era noto a tutti l'amore che provava per le donne e per il buon cibo. Forse questa volta non era riuscito a contenersi.
«Ora stiamo mangiando,ti faccio richiamare dopo» e attaccò senza nemmeno sentire la risposta dell'uomo.
Edgar avanzò verso di lei.
«Chi era?» chiese.
«Tuo padre»
«Deve smettere di chiamare» affermò il ragazzo con tono arrabbiato.
«Ho detto che lo richiamerai più tardi ma dubito che lo farai» sospirò Eveline «Cosa ha combinato?» chiese curiosa.
«Non ti riguarda» disse acido. Strano. Era così affettuoso con la cugina,in più era affettuoso solo con la cugina. Ed si voltò e tornò in sala,seguito da Eveline.
«C'è qualcosa che non va,cara?» le sorrise Costance.
«Va tutto bene,grazie» sorrise la ragazza.
Si ritrovò nel piatto una grossa fetta di arrosto e,come contorno,delle patate al forno. Da buoni menefreghisti Dan e Jim avevano già iniziato a mangiare mente Charlie aspettava,sorridendole. Sorrise anche lei.
Disgustoso,pensò Dan guardando la scena.
Si passò poi al gelato.
Nocciola,crema e pistacchio per tutti.
«Sai cosa ci vorrebbe adesso?» chiese Jim alzandosi da tavola «Una bella partita a COD!» esclamò.
«Andiamo di là allora» disse Edgar.
Dan ringraziò la signora Carewall e uscì dalla porta.
Eveline li stava guardando.
«Vuoi venire anche tu?» chiese Ed.
«Forse più tardi» accennò un sorriso «ora aiuto la zia»
I tre la salutarono in coro prima di uscire. Lei alzò debolmente la mano in segno di saluto.
Era ovvio che non era desiderata.
«Non rimanerci male cara» esordì la zia ad un tratto «Quei poveri ragazzi non sono abituati a presenze femminili» disse portando in cucina i piatti sporchi.
Non era quello il problema.
«Zia posso chiederti una cosa?» disse Eveline entrando in cucina con i bicchieri.
«Dimmi cara»
«Cosa ha combinato Alfred? Se non vuoi dirmelo non ci sono problemi» disse la ragazza scrollando le spalle.
Sperava invece il contrario. Voleva delle risposte.
«Cara sei anche tu parte di questa famiglia, è giusto che anche tu sappia»
Sospirò profondamente.
«È ormai famosa la propensione naturale di tuo zio per le belle donne. Non è di certo un segreto,no?» ridacchiò prima di tornare seria. Si mosse verso la sala continuando a parlare.
«Dopo poco che ci trasferimmo qui,Alfred iniziò a frequentare una donna. Lia era il suo nome. Edgar aveva appena iniziato la scuola e un giorno,tornando da scuola,se li ritrovò in casa. Io non c'ero,sai,lavoravo e continuo a lavorare tutto il giorno. Alfred disse che era solo un'amica,ma Ed non ci credette e chiese di non portarla a casa mai più. Continuavano a litigare ma non riuscivo a capire perché,si urlavano cose molto cattive. Io non riuscivo a capire. Appena chiedevo come mai odiasse tanto il padre,lui mi rispondeva che dovevo stare fuori da quei litigi,che non centravo niente. Così mi arrabbiai anche io. Amavo molto entrambi e quei continui litigi mi uccidevano. Proprio non riuscivo a capire,come sono stata stupida.
Povero il mio tesoro. Quei ragazzi sono stati la sua fortuna sai?» raccolse le posate e tornò in cucina,seguita da Eveline.
«Circa un anno fa,no no ma che dico? Di meno.
Insomma,un giorno Edgar era uscito con gli altri,tornò a casa non troppo tardi e trovò suo padre con un'altra donna,ancora. Non era Lia. Li trovò in camera da letto,colti sul momento più bello!» Scherzò la signora. Iniziò a strofinare i piatti con la spugna.Eveline ascoltava in silenzio.
«Edgar andò su tutte le furie,li scaraventò giù dal letto.
Gli disse di andarsene da casa,di non tornare mai più.
Quando tornai dal lavoro,non molto dopo,appena spalancai la porta mi ritrovai davanti alla faccia una donna con addosso un lenzuolo,il mio.
Capii che tutte le voci che giravano erano vere.
Mio marito e mio figlio stavano litigando come non mai. Edgar lanciava i primi oggetti che gli venivano a tiro,tirava i pugni ai muri ogni qual volta Alfred gli urlava qualcosa di cattivo.
E quella sera si lasciò proprio trascinare. Povero caro.
Gli disse che era stato solo uno sbaglio,lui un figlio non lo voleva, o almeno non lo voleva così. Un errore,sei solo uno stupido errore,diceva. Lo sbattei fuori,lui e la sua sgualdrina» mise i piatti in lavastoviglie.
«Edgar pianse tanto quella notte e la notte dopo e quella dopo ancora. Povero.
Quei ragazzi sono stati la sua fortuna. Insieme a te,ovviamente» sorrise a Eveline.
«Ora continua a chiamarci perché magicamente si è redento,perché vuole tornare,rivuole la sua famiglia,dice. Sì,la sua famiglia. Tutte fregnacce» sospirò. Azionò la lavastoviglie e chiuse lo sportello.
«Ti va di un po' di shopping tra donne per cancellare i brutti pensieri?» disse dopo alcuni minuti di silenzio.
Eveline non poté dire di no.#Ringraziamenti
Grazie a _Lola098_ per tutti i consigli,i pareri e i gelati😂 graziee! *^* ❤️❤️

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You're not like them.
Fiksi UmumCome può una ragazza di città,abituata a tutti i generi di comodità,trascorrere un'intera estate in una piccola cittadina? L'aiuterà suo cugino e i suoi amici: un gruppo di ragazzi esclusi dalla società con un passato misterioso e starà a lei metter...