Capitolo 14.

12 2 0
                                    

La rabbia, o l'ira, sono sentimenti intensi e primordiali. La letteratura, la storia, i miti antichi e la religione associano spesso questa emozione a figure potenti, giuste, nobili o divine.
Peccato che Eveline non era niente di tutto ciò. Ma fu colpita ugualmente da quel sentimento recondito che ognuno porta dentro,in uno spazio angusto,profondo,come un mostro che ti aspetta nel buio. Eveline l'aveva sempre nutrito e tenuto a bada,ma non ce la fece questa volta. No,per la prima volta l'aveva lasciato libero,senza provare a fermarlo,senza acquietarlo.
Si liberò all'improvviso,dopo un attimo di esitazione,si nascose sotto la lingua di Eveline,trasformandosi in parole.
Parole taglienti,graffianti,laceranti. Parole che né Giorgia né Eveline avrebbero mai dimenticato.

«Me lo stai chiedendo davvero? Oh Dio,dimmi che sto sognando. Tu,una tra le mie migliori amiche mi sta chiedendo se può tranquillamente scoparsi il ragazzo che mi piaceva? Davvero? Sono stupita e affascinata insieme. Certo,fai quello che vuoi,vai e divertiti. Che altro devo dirti? Sai sei proprio una stronza. Non me l'aspettavo da te. Sai quanto ci sono stata male per Logan. Sai quante notti ho passato piangendo per lui.
Indovina che mi aveva detto? Voglio stare da solo,ho bisogno di mettere apposto la mia vita. Come no,rimette apposto la sua vita tra le gambe della mia migliore amica. È come tutti gli altri,proprio uguale a tutti gli altri. Dio ma come ho fatto ad illudermi?
E tu,amore di qua e amore di là un corno! Uno,un ricordo soltanto dovevi lasciarmi. Hai sempre rovinato tutto,tutti i miei rapporti con gli altri. Tutto. Hai sempre flirtato con i ragazzi che mi piacevano,riuscendoci. Mi hai portato via l'unico ricordo felice che mi rimaneva! Grazie tante. Che amica del cazzo,sotto le tue maschere di trucco,sotto il tuo finto perbenismo,sempre a sentirsi più bella,più brava,più magra,più gentile,più più più. Mi hai sempre fatta sentire un gradino più in basso di te. Ora tieniti il tuo Logan,facci quello che vuoi. Non me ne frega più niente né di te né di lui! Addio.
Ah,un'ultima cosa.. Vaffanculo».

Riagganciò il telefono senza aspettare la risposta di Giorgia.
Stava ribollendo dalla rabbia,Mr. Hide si era rivelato. Doveva andarsene da quella casa,almeno per un'ora,doveva calmarsi,ritrovare la pace interiore. Tutte fregnacce,aveva bisogno di aria.
Rimise i vestiti del giorno prima,in realtà furono i primi che trovò. Scese le scale. Il salotto,la cucina,tutto silenzioso,tutto dormiva.
Sua zia era già uscita per il suo turno di dieci ore.
Gettò il telefono sul tavolo,non curante delle chiamate ricevute.
Si mise le scarpe e uscì,sbattendo la porta.

Niente le importava in quel momento,né del brutto tempo né di suo cugino ignaro della sua evasione.
Avrebbe volentieri dato un cazzotto sia a Logan sia a Giorgia se solo li avesse avuti tra le mani.
Camminava veloce,con grandi falcate e passi svelti.
Un lampo,seguito da un tuono,non poté fermare i pensieri di Eveline.

Come avevano potuto? Lui il mio amore ormai lontano e lei la mia migliore amica,la persona a cui avrei affidato la mia vita. Troppa tragicità. Comunque mi fidavo di lei,come tutte le altre volte in cui mi diceva che faceva amicizia con i ragazzi che mi piacevano e poi si innamorava lei. Ma a mio contrario ci riusciva.
Forse è sempre stata colpa mia,fin dal principio. Non sono mai stata capace di provarci,di lanciarmi o di parlare con un ragazzo. Non sono nemmeno stata capace di tenermi l'unico ragazzo che mi ha considerato nella vita.
Sono io il disastro qui,non Giorgia.
Non sono mai riuscita a concludere mai niente,mentre lei è stata capace di farlo.
È tutta colpa mia.

Una goccia,un minuscolo miscuglio di molecole,cadde dal cielo. Si fuse in una danza eterna con una lacrima. Si mischiarono,si intrecciarono,si amarono. Poi la fine,insieme scivolarono sulla guancia danzando armoniosamente,fino a gettarsi verso l'oscurità oltre il mento. Si infransero in mille pezzi lucenti contro l'asfalto umido.
Una mano,poi si aggiunse anche l'altra,cercò di fermare quel suicidio di massa. Tenevano le lacrime al sicuro,nascoste,mentre altre gocce più fredde tentavano di congiungersi a quelle più calde.
Presto la pioggia cominciò ad aumentare ma ad Eveline non importava. Ora i suoi passi erano lenti,calibrati alla perfezione. Il trucco colato riempiva di nero le occhiaie e rigava le guance. Si asciugò un po' con la magliette. Si strinse a se perché la pioggia cominciava a far sentire il suo freddo abbraccio. Per strada non c'era quasi nessuno e chiunque ci fosse non si preoccupava di lei. Sembrava che solo a lei non desse fastidio la pioggia.

You're not like them.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora