Capitolo 4.

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Alle sette e quarantaquattro di mattina il cielo si annuvolò e pochi istanti dopo piccole goccioline iniziarono a bagnare il grande cedro che liberò nell'aria quel profumo aspro che lo caratterizza.
Il ticchettio della pioggia svegliò Eveline,che aveva dormito ininterrottamente per tutta la notte.
Aggrottò la fronte e si girò diverse volte prima di decidersi ad aprire gli occhi.
Le imposte della finestra erano leggermente aperte,tanto da permettere alla pioggia si rigare il vetro. Si decise ad alzarsi dopo alcuni minuti. Trovava che la pioggia fosse una delle cose più belle del mondo e solo guardarla era per lei un incantesimo unico. Rimaneva sola con quelle centinaia,forse migliaia di goccioline che vivevano al massimo pochi minuti e si infrangevano al suolo per donare la vita.
È un concetto troppo filosofico per chi si è appena svegliato,pensò. Girandosi notò che indossava ancora il vestito color pesca. C'era qualcosa che non tornava. Sedutasi ripensò alla serata prima ricordando la rissa,il piede di porco,Big Jim,la corsa all'ospedale e il corridoio ma proprio non riusciva a ricordare come avesse fatto ad arrivare a casa.
Si guardò i piedi e vide che indossava ancora i tacchi che si tolse brutalmente.
Percorse il piccolo corridoio che portava alle scale barcollando e scese un gradino alla volta.
Trovò sua zia in cucina,stava facendo il caffè,si avvicinò e si sedette sulla prima sedia che trovò.
«Buongiorno» strascicò le parole.
La signora Carewall si girò e,sorpresa, disse:
«Cara! Che ci fai già sveglia?Sono appena le otto. Vuoi del caffè?»
«Non ho trovato l'orologio» disse Eveline strizzandosi gli occhi «Comunque si,grazie».
Quando la signora finì di mettere il caffè nella caffettiera e la mise sul fuoco,la ragazza le chiese:
«Come sono arrivata a casa ieri notte?»
«Ti ha portato Dan,non ricordi?» rispose dolcemente la zia.
Dan?!Come è possibile? si chiese Eveline.
«Non riesco proprio a ricordarmelo» annunciò infine.
«Verso le undici ha suonato il campanello,mi ha raccontato in breve che era successo e mi ha detto che eri in macchina. Così gli ho chiesto di portarti su in camera,io non ce l'avrei mai fatta,sai che ho quel problema alla schiena,ho sbagliato cara?»
«Ehm.. Nono,figurati zia.» la vergogna si impossessò del suo cervello.
Avrà pensato che sono grassa e pesante,che sono una dormigliona,oh mio dio,che figura di merda,pensò continuando a farsi un sacco di paranoie.
«Vuoi andare a trovare Jim?» disse la signora Carewall riportandola alla realtà.
«È? Oh .. Si volentieri»
«Prima ti serve una doccia,cara» rispose.
«Lo penso anche io zia» così scese dalla sedia,si diresse a passi lenti su per le scale,prese dall'armadio dei pantaloncini e una maglietta e si diresse nel bagno.
Era un locale piccolo,solo con una doccia,i servizi,un piccolo lavandino e uno specchio. Aprì l'acqua,si tolse il vestito e aspettò che il vapore riempisse la stanza. Si sentiva protetta in quell'alone di vapore acqueo. Che cosa stupida,pensò. Poi mise la mano sotto l'acqua e la trovò perfetta,mise prima un piede sul piatto della doccia,poi l'altro. Buttò la testa all'indietro per bagnare meglio i capelli. Che strana compagnia che ha mio cugino,le balenò in testa,chissà come sta Big Jim. Che nome buffo.
Dopo un quarto d'ora uscì dalla doccia,prese l'accappatoio e con la manica spannò lo specchio. Vide un viso abbastanza magro,gli occhi color cioccolato,due grandi occhiaie,un nasino all'insù,le labbra non troppo carnose,i capelli erano mori con riflessi biondi,si stavano già arricciando. Trovava sempre dei difetti guardandosi allo specchio. Il naso troppo piccolo,le occhiaie troppo grandi,gli occhi avevano un colore così banale.
«Eve!Ti sei dimenticata il caffè!» le disse sua zia dal piano inferiore.
«Non fa niente! Adesso arrivo» rispose.
Si fece una treccia,si asciugò alla buona e si vestì velocemente. Si lavò i denti in fretta e si truccò. 'Mai uscire senza trucco' era il suo motto.
Scese le scale come un razzo,si mise le scarpe. Sua zia la stava aspettando in macchina,stava scrivendo un messaggio a suo figlio per avvertirlo del loro arrivo.
Il sole era caldo ed erano state costrette ad aprire un po' i finestrini.
Il paese era disabitato,le imposte delle finestre erano ancora abbassate e il silenzio regnava.
Strano,pensava Eveline,in città alle sei e trenta di mattina c'è già traffico per le strade. Arrivarono in ospedale alle otto e cinquantatré,parcheggiarono nel secondo posto libero sulla destra. Scesero e percorsero un piccolo vialetto di ciottoli prima di arrivare ad una grande porta. L'edificio era di recente costruzione,si poteva sentire dall'odore di plastica imballata e le panchine,i vetri,le stanze non presentavano nessun segno di utilizzo. Il locale era più affollato di quanto si pensasse. Eveline si sentiva un po' disorientata,non era mai stata a lungo in un ospedale,grazie a dio. Un po' li odiava.
La receptionist era la solita donna di mezza età già stanca di prima mattina,sfacciata e maleducata,masticava a mascelle spalancate un'odiosissima chewing-gum. Disse loro che Jim Smith si trovava nella settima torre al secondo piano e poi avrebbero dovuto chiedere alle sue colleghe del reparto. Le congedò brutalmente e se ne andrò sculettando. Eve e sua zia si recarono alla torre sette,salirono al secondo piano grazie a degli scalini un po' troppo ripidi per un ospedale e chiesero indicazione ad un'infermiera. Jim Smith si trova nella stanza 119,disse loro. Andarono nella stanza 119,la prima a sinistra dopo essere passate davanti alla segreteria del piano,e trovarono Big Jim steso sul letto,pimpante e sveglio mentre stava parlando con Charlie dell'infermiera che era passato da lui l'ora prima. Edgar stava leggendo una rivista,trovata per caso su un piccolo tavolino bianco posto infondo alla stanza,ma quando vide entrare sua madre e sua cugina lo lanciò su una sedia e corse loro incontro.
Dan era seduto su uno sgabello in plastica,alzò gli occhi quando entrò Eveline e si scambiarono uno sguardo come se fossero stati complici di una rapina.
«Jim Smith! Guarda che cosa mi combini,eh?» esordì la signora Carewall mettendo le mani sui fianchi.
Jim rise. Adorava quella donna,come se fosse stata sua madre,si preoccupava sempre per lui,si interessava delle sue attività,lo faceva sentire amato. Aspettava solo che Ed lo invitasse a casa sua per la cena,così da poter passare del tempo con la donna.
«Costance non mi aspettavo che mi venissi a trovare ma non è stata colpa mia,quel..» la signora Carewall alzò l'indice destro. Questo significava che tutti dovevano tacere,non doveva sentire volare nemmeno una mosca.
«Sempre a pestarvi voi,eh?» riprese poi la donna. Non riusciva a concepire la voglia di azzuffarsi di quei ragazzi,proprio non capiva e appena ne aveva l'occasione cercava di far cambiare loro idea.
«Ma Costance ci hanno chiamato figli di puttana! Come potevo stare fermo?» disse con tono sconsolato Jim.
«Chiedi un po' a Eveline se anche in città fanno queste cose? Ti dirà di no di sicuro! Povera la mia bimba è qua da meno di un giorno e già si ritrova immischiata in una situazione così,oh povera cara» disse la donna accarezzando la spalla di Eve e lanciandole uno sguardo compassionevole che un po' le diede fastidio.
«A dire il vero in città ci sono risse ovunque,sparatorie,accoltellamenti ad ogni ora del giorno. Soprattutto in periferia. Ormai ci sono abituata zia» disse Eve alzando le spalle.
Dan la guardò con uno sguardo sollevato.
La luce che filtrava attraverso la piccola finestra della stanza permise ad Eveline di guardarlo bene. Aveva un viso tondo,un naso perfetto,con due cicatrici che lo abbellivano,aveva due occhi grandi di straordinaria bellezza,di un color nocciola che cambiava tonalità alla luce,diventando quasi verde.
Il labbro superiore era sottile mentre quello inferiore era carnoso e tendeva al rosa acceso. Aveva le sopracciglia folte,scure,come i capelli lunghi,ricci che gli cadevano perfettamente sulle orecchie. Le spalle erano larghe,coperte da una maglietta blu scuro che scopriva solo le braccia,che parevano forti e sul polso destro si poteva notare una cicatrice verticale e.. «Eveline?» la riportò sulla terra Big Jim.
«Si?» rispose lei confusa.
«Oh grazie a dio ho azzeccato il nome,sai non sono bravo a ricordarmi le cose»
«Forse perché hai preso troppi colpi in testa» disse Charlie ridendo.
«Cosa ne vuoi sapere tu? Lasciami parlare con questa splendida ragazza» gli rispose Jim con un occhiataccia. Eveline arrossì e abbassò gli occhi.
«Jim è mia cugina! Non è possibile che quando puoi ci provi con tutte!» lo ammonì Ed.
«Tutti a urlarmi contro stamattina,non è possibile,entra una così bella ragazza e non posso nemmeno dirglielo. Ma che amici siete?!» si lamentò Jim.
Tutti risero,perfino Dan ammiccò un sorriso.
Un'infermiera,bassa e cicciociottella,con i capelli rossicci venne ad avvertire che l'orario delle visite era terminato.
«Quando ti dimettono Jim?» chiese la signora Carewall.
«Domani o dopodomani hanno detto» rispose.
Costance annuì e lo abbracciò poi uscì dalla stanza. La seguirono i ragazzi e Eveline,dopo aver salutato Big Jim.
Percorsero il corridoio,passarono davanti alla segreteria del piano,scesero i gradini,un po' troppo ripidi per un ospedale,uscirono dalla grande porta e arrivarono al parcheggio.
«Eveline vuoi venire a fare un giro con noi?» chiese Edgar cercando con lo sguardo il consenso degli altri due.
«Emh..No dai tranquillo magari vado a fare un giro per il paese,così per ambientarmi» rispose la ragazza non troppo sicura.
«Allora vai a casa con mia mamma? Perché noi siamo venuti qui con il furgone di Dan,ricordi?»
«Certo» arrossì «tranquillo torno con lei,non preoccuparti» rispose.
«Chiamami» disse Edgar lasciando trasparire il suo timore. Un po' gli dispiaceva a lasciarla da sola,ma gli sarebbe dispiaciuto di più se non si fosse trovata bene con i suoi amici.
Eveline salì in macchina di sua zia ed Edgar in quella di Dan.
Partirono contemporaneamente.

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