Capitolo 8.

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La piccola macchina verde scuro accostò sul ciglio della strada.
«Vuoi che aspetti qui con te?» chiese Edgar in modo gentile.
Eveline guardò fuori dal finestrino.
«No grazie» rispose. Scese lentamente dall'auto.
Si sistemò i pantaloncini. Prese la borsa.
«L'aspetto io,va pure» disse infine.
«Sei sicura?» chiese il cugino preoccupato.
Fece un lieve cenno con la testa.
«Passo a prenderti alle undici e mezza,non più tardi,capito? Ti aspetto qui. Per qualsiasi cosa chiamami okay?» la guardò dritta negli occhi.
Era seriamente preoccupato,lo si vedeva chiaramente.
«Tranquillo,ci vediamo alle undici e mezza qui»
Sbatté la portiera,salì sul marciapiede.
Edgar accese la macchina,effettuò una conversione e U e si allontanò.
Appena Eveline si girò lo vide. Camminava con grandi falcate,aveva una maglia nera aperta sul petto e dei pantaloni neri. I capelli biondi erano arruffati e il suo largo sorriso illuminava tutto il viale. Come era bello,pensò.
«Eccoti» disse Josh sorridendole.
«Eccomi» strascicò lei a causa di quel sorriso disarmante.
«Entriamo?»
«Certo»
Le aprì la porta e la fece passare.
«Sediamoci la» disse il ragazzo indicando un tavolino con sedie alte. Il locale era gremito. Mentre i due ragazzi sfilavano per arrivare al tavolo le persone li seguirono con gli occhi.
Josh poté guardare meglio Eveline. Belle gambe,bella schiena e diciamocelo aveva un gran bel ..
«Come sei bella stasera» le disse. Doveva essere sua,per forza. Avrebbe avuto l'onore di essere il primo a conquistarla.
«Grazie,anche tu sei molto carino» disse la ragazza.
Carino?! Che stava dicendo?! Era bellissimo. Quei capelli biondi,quegli occhi azzurri e quei muscoli che si intravedevano dalla maglia.
«Ragazzi vi porto qualcosa?» interruppe una bella biondina strizzata in un vestito troppo stretto per lei.
«Si due margarita frozen alla fragola,grazie» disse tutto d'un fiato Josh. La cameriera scrisse l'ordine e se ne andò.
«Vuoi farmi ubriacare?» ridacchiò Eveline.
«Perché no» ammiccò il ragazzo.
I drink arrivarono in fretta e,tra una parola e l'altra,finirono anche in fretta.
«Ti va di fare una passeggiata?» chiese Josh ad un tratto.
«Certo perché no» sorrise la ragazza.
L'avrebbe baciata,di sicuro. Se ne sarebbe vantato con i suoi amici. Era una bella tipa insomma.
«Facciamo un giro in quel parco» disse mentre la prese per mano. Lei abbassò lo sguardo mentre le sue guance si infuocarono.
Il parco non era molto grande,aveva un'altalena è uno scivolo per bambini. Una fila di alberi costeggiava un piccolo sentiero che cingeva tutto il prato.
Passeggiarono e parlarono,parlarono e passeggiarono.
Come era bello il cielo quella sera. Tutto coperto di stelle. Che magnifica serata.
«Scusa che ore sono?» chiese Eveline. Sperava che fosse presto.
«Sono le undici e venti,piccola»
Si sciolse davanti a quelle labbra mentre pronunciavano quel vezzeggiativo,piccola.
Poi rifletté un attimo. Le undici e venti?! Era già tardi.
«Merda!» esclamò.
«Cosa c'è?» disse il ragazzo accarezzandole la guancia.
«Devo andare,passa mio cugino a prendermi davanti al locale alle undici e mezza» disse tristemente.
Si avviarono mano nella mano.
Che bella serata! Era una delle più belle della mia vita,si disse Eveline.
Devo baciarla assolutamente,vedranno quegli sfigati dei miei amici,pensò Josh.
Arrivarono davanti al locale. Si trovarono uno davanti all'altra.
«Sono stata bene stasera» affermò lei.
«Anche io,molto,spero di rivederti» rispose lui.
Si avvicinarono. Si guardarono negli occhi. Lei mise una mano sul suo petto,lui sulla sua schiena.
Erano così vicini. Un secondo sarebbe bastato,solo un secondo..
«Joshua! Ma che piacere rivederti!» riecheggiò la voce profonda di Edgar nella notte. Sbatté la portiera della piccola macchina verde scuro.
Il ragazzo biondo si impietrì al suono di quella voce.
«Carewall?!» poi connesse.
«È-È tuo cugino!» bonfocchiò staccandosi da Eveline,che rimase di sasso.
Josh,o meglio Joshua come era conosciuto in paese,si girò di scatto,alzò l'indice puntandolo verso Edgar e disse «Tu hai quasi bruciato casa mia!»
«Tu cosa?!» esclamò Eveline.
Il cugino la ignorò totalmente.
«Hai detto bene.. Quasi» ridacchiò Edgar.
«Stavo per morire,lo sai questo?Non ho intenzione di avere a che fare con te o con la tua famiglia!» guardò rabbioso il ragazzo,girò su se stesso e cominciò a camminare,a grandi falcate.
«Spero di non rivedervi mai più!» urlò.
Eveline era rimasta scioccata. L'aveva scaricata. L'aveva spudoratamente e improvvisamente scaricata. Ed era tutta colpa di Edgar,che aveva,tra l'altro,il coraggio di ridere!
«Corri corri!» urlò.
Eveline si voltò guardandolo con tutta la rabbia che aveva in corpo.
«Edgar William Carewall» scandì ogni singola parola.
«Adesso entri in quella cazzo di macchina e mi porti a casa senza rivolgermi nemmeno una parola,hai capito?»
Il ragazzo intese che la cugina non l'aveva presa bene.
«Perc..»
«NEANCHE UNA PAROLA HO DETTO» urlò Eveline chiudendo lo sportello con violenza.
Edgar salì in fretta. Accese il motore. Con un rapido movimento fece una conversione a U e si allontanò.
Arrivarono a casa in dieci minuti,la strada era deserta.
Eveline scese dalla macchina,sbatté la portiera.
«Eve» disse con un filo di voce il ragazzo.
«Non azzardarti a parlarmi,hai capito?» attraversò il vialetto poi si fermò di colpo prima di aprire la porta.
«Non potevi semplicemente stare zitto e fermo in macchina? No! Dovevi PER FORZA rovinarmi la serata!» esplose Eve. Stava per baciarla,un ragazzo così bello,non aveva mai incontrato un ragazzo così bello e soprattutto nessun ragazzo così bello l'aveva mai invitata a bere qualcosa,le aveva mai stretto la mano,l'aveva mai chiamata 'piccola'. E quello stronzo,perché lo era,l'aveva bloccata sul più bello. Perché? Si chiedeva incessantemente perché.
I pugni serrati. I muscoli tesi. Lo sguardo fisso. La fronte corrugata.
Aprì la porta e la sbatté dietro di lei.
«Cara!» esclamò sua zia.
«Ciao» rispose,secca.
«Cos'hai,cara?»
«Chiedilo a tuo figlio,vado a letto,ciao» disse acidamente.
«Eveline aspetta!» entrò d'un tratto Edgar.
Lei si voltò,lo fulminò con lo sguardo e salì i diciassette gradini,svoltò a destra,entrò in camera sua e sbatté la porta con violenza.

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