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L'aria calda di Maggio si fa sentire anche ai piedi delle Dolomiti, non è un caldo asfissiante, ma gradevole, quindi si sta bene. In cielo splende un bellissimo Sole e all'esterno si sentono gli uccellini cinguettare felici. L'estate è alle porte, la stagione Hockeistica è finita da circa un mese, ma, in quest'ultimo periodo, Simone e Manuel hanno continuato ad avere così tanti impegni che pare di non aver mai smesso di lavorare. Da quando si sono messi insieme sono passati due anni e mezzo ed è, letteralmente, successo di tutto. Simone, lavorando da freelancer, ha potuto gestirsi gli impegni in base a quelli di Manuel, per poi essere assunto dalla società della squadra del fidanzato, come responsabile di marketing e comunicazione; insomma si è ritrovato a seguire la squadra senior più del previsto – trasferte comprese – e si è occupato del settore giovanile organizzando campagne per attirare il più possibile nuovi giovani verso il mondo dell'Hockey, così da creare quelle che saranno le future leve di questo sport.

Manuel ha proseguito il suo contratto con la squadra, nonostante le offerte allettanti di altri team, anche stranieri, ma ha preferito continuare ad indossare questa maglia e tutto il peso che ne comporta. È stato convocato in nazionale per i mondiali in Canada che, nonostante i risultati, gli hanno portato un bellissimo bagaglio di esperienza e ricordi. Simone non ha potuto seguirlo e, essendo abituati a vivere in simbiosi, per loro non è stato facile stare separati per un periodo così lungo, con una distanza non indifferente a dividerli. Ma ce l'hanno fatta – nessuno aveva dubbi.

Sono così giunti al grande giorno: oggi le promesse si sanciscono con un anello al dito e nonostante entrambi sappiano che non è necessario avere un pezzo di metallo circolare all'anulare sinistro per dimostrarsi amore, si sono sempre detti di voler essere qualcuno nella vita dell'altro anche legalmente.
Simone è a casa dei suoi genitori, mentre Manuel è nel loro appartamento che, un tempo, era solo del maggiore. Anche Morgana, la gatta, è sempre con loro e, ormai si è affezionata così tanto a Manuel che il corvino sostiene essere il suo umano preferito.

I preparativi prima della cerimonia sono quasi volti al termine. Si incontreranno fuori dall'edificio per poi entrare insieme: così hanno scelto. I loro abiti sono matchati – entrambi al polso hanno un bracciale che si sono regalati al primo anniversario. Quel filo di metallo è ben saldato e non ci sono possibilità di rimuoverlo.

«Simo, ci sei?» la mamma, Floriana, fa capolino nella stanza del figlio impegnato con fotografo e migliori amici a sistemare le ultime cose e scattare qualche fotografia. È arrivato il momento che aspettava, forse dal primo istante in cui ha conosciuto Manuel in quel locale che ormai per loro è diventata una seconda casa – quel posto dove i loro occhi si sono incrociati per la prima volta e non hanno più voluto saperne di lasciarsi andare.

«Sì, eccomi, sono pronto» il suo abito elegante nero, spezzato da una camicia bianca, non ha niente a che vedere con il viso raggiante del corvino, la bellezza sta tutta nei suoi occhi ed in quello sguardo in cui Manuel si è perso e mai più ritrovato.



«Manuel, ce sta la macchina che t'aspetta, te movi?» sua mamma e i parenti di Roma sono saliti per il lieto evento, tant'è che in casa loro c'è un tale trambusto che lui si è ritrovato a far tutto velocemente e, ovviamente, qualcosa è andato storto. Infatti non riesce a trovare il papillon che deve indossare per la cerimonia: si ritrova a cercarlo ovunque, anche nei posti più impensabili come dentro la cuccia del gatto, ad esempio .
«Morgà te sei magnata il mio papillon?» ridacchia Manuel lasciandole una carezza sulla testolina rossa «Mà, me fai preoccupà se parli pure col gatto tuo» ride Anita.
«Mamma 'do sta il papillon?» pigola ancora «E io che ne so?» sua madre, purtroppo, non ha ancora le capacità di indovina quindi si mettono a cercare il dannato oggetto per tutta casa, per scorgerlo poco dopo tra le pieghe del lenzuolo sgualcito.
Con una rapidità degna di nota sistemano le ultime cose e si catapultano fuori casa dove la macchina li attende per portarli al municipio.

Manuel prende il telefono e digita rapidamente un messaggio per il suo futuro marito: "Sto arrivando. Questo è l'ultimo messaggio che ti scrivo da scapolo"
La risposta non tarda ad arrivare: "Ti aspetto, Ferro" il riccio ridacchia perché negli ultimi mesi hanno scherzato su quanto i loro cognomi messi insieme, anche se un po' buffi, suonino bene. Alla fine hanno deciso di tenere ognuno il suo, ma "La Balestra di Ferro" – come li prendono in giro i loro amici – non cesserà mai di esistere.

Finalmente entrambi sono arrivati, il fotografo fa scendere prima uno e poi l'altro per riuscire a scattare al meglio dei ricordi inoffuscabili. Dopo una notte separati, finalmente, si rivedono e i cuori battono così forte che potrebbero far saltare i bottoni delle camicie.

«Ciao»
«Ciao»
Si sussurrano prendendosi per mano. Gli invitati entrano e loro rimangono per qualche istante da soli.
«Sei sicuro?» domanda il maggiore
«Mai stato più sicuro di qualcosa»
«Non puoi tornare indietro»
«Tu nemmeno» ridono e si stringono ancora più forte le mani.

All'interno della sala si sente risuonare il violino perché Simone ha voluto per forza una violinista. Si guardano un'ultima volta: è il momento di entrare. Con passi lenti e dolci si avviano, una volta entrati nel grande salone trovano tutte le persone a cui vogliono bene che li osservano e sorridono commossi. Sono tutti testimoni dell'amore e delle promesse che stanno suggellando nel loro grande giorno. Le famiglie – che ormai sono una sola – gli amici d'infanzia di Simone e di Manuel, i compagni della squadra di hockey e i migliori amici di Simone, che ormai sono un tutt'uno.

Ecco, Manuel e Simone sono stati quelli che molti, spesso chiamano collante, hanno saputo unire due gruppi di persone e farli amalgamare così bene da diventare un tutt'uno.

Sono finalmente davanti al celebrante. Entrambi sono emozionati infatti le mani intrecciate sono così sudate che trovano costretti ad asciugarle sul loro completo, guadagnandosi qualche occhiataccia dalle famiglie per poi riderci insieme. Hanno scelto una cerimonia breve, senza troppi fronzoli, però hanno voluto scambiarsi le promesse.

«Benvenuti e benvenute, siamo qui per celebrare l'amore di Manuel e Simone, non vorrei dilungarmi troppo, ma devo ripetere queste cose» gli invitati ridono e successivamente vengono elencati tutta una serie di articoli che nessuno sta ad ascoltare.


«Bene, ora tocca a Manuel» è arrivato il momento delle promesse, il riccio, emozionato, estrae dalla tasca un foglio ripiegato e un poco stropicciato ed inizia a leggere «Ho sempre pensato che il mio grande amore fosse l'hockey, perché in questo sport ne ho provato tanto: un sentimento genuino e incondizionato che mi faceva andare avanti, come se lui fosse il carburante e io la macchina. Questo finché non ho conosciuto te Simone che hai saputo entrare nella mia vita in punta di piedi, prendendoti, piano piano, ogni parte di me, anche quelle nascoste in un posto remoto del mio cuore, quelle brutte e ingestibili, solo alla fine quelle belle. Tu hai saputo prendere tutto questo e maneggiarlo con estrema cura, facendomi amare quelle cose che ho sempre odiato di me. Non mi piace parlare di fortuna perché credo che a tutto ci sia un perché, ma con te credo davvero di aver avuto una grande, grandissima botta di-» un gomito gli arriva all'altezza delle costole, è Lollo, suo compagno di squadra e testimone, che lo riprende per non fargli dire quella parola, almeno oggi. Tutti ridono, anche Simone, tra le lacrime ridacchia.

«Botta di fortuna. E quindi grazie per amarmi incondizionatamente, spero almeno di amarti una piccola parte di come mi ami tu. Per sempre tuo, ti amo, Manuel»

Manuel alla fine si commuove, gli invitati applaudono, ma è Simone a stupire tutti: asciuga le lacrime del – ancora per poco – fidanzato, successivamente si ricompone anche lui rapidamente ed inizia
«Tocca a me!» urla quasi per far interrompere l'applauso che si stava prolungando troppo: lui voleva sposarsi e non riusciva ad aspettare un momento di più.

«Vorrei raccontarvi una storia, ma probabilmente ci metterei troppo tempo perché c'è troppo da dire e io sono un chiacchierone, quindi vi farò un riassunto. La storia parla di due ragazzi, di due mondi così diversi che, alla fine, unendosi, hanno scoperto di essere quasi complementari. Io, Simone, uno dei protagonisti di questa storia» tutti ridono, compreso Manuel «ho imparato ad amare e forse, prima, non l'avevo mai fatto davvero, ma Manuel, l'altro protagonista» ancora gli invitati scoppiano a ridere «mi ha insegnato che è bello innamorarsi ed è bello litigare per poi fare la pace, è bello provare a spingersi oltre, uscendo dai nostri soliti binari. Insieme anche le cose più brutte lo sono meno, probabilmente perché si spartisce un po' per uno. Da questo discorso molto confusionario volevo solamente dire che mi sono innamorato davvero e lo sarò per il resto della vita, so che oggi, in questo giorno siete tutti qui per noi, ma c'è un'assenza importante che fisicamente non può esserci .. però io lo so che è qui e so che è opera sua l'avermi fatto conoscere quello che, tra qualche minuto, spero diventerà mio marito. Quindi grazie Jacopo, oggi brindiamo anche a te, e grazie Manuel per aver accolto in te anche un po' di lui. Ti amo.»

L'applauso tarda ad arrivare perché tutti sono impegnati ad asciugarsi le guance dalle lacrime. Simone e Manuel si guardano negli occhi colmi di lacrime. Il discorso su Jacopo nessuno se l'aspettava poiché il corvino non ne parla praticamente mai, ma tutti sanno quanto questa perdita per Simone sia stata lacerante e insuperabile.
I testimoni dei due, Lollo e Matteo, passano fazzoletti ai ragazzi e nel frattempo cercano di ricomporsi leggermente.

«Questa me la paghi Simò» sussurra Matteo intento ad asciugarsi le guance umide.


Dopo svariati minuti si scambiano gli anelli, si sorridono complici perché sanno che quelle fedi hanno qualcosa di speciale inciso all'interno: oltre ai loro nomi e alla data vi è una frase della canzone Noccioline di Carl Brave e Franco 126, quella che hanno ascoltato insieme al termine della serata in cui si sono messi insieme. Entrambi sanno benissimo che non c'è niente di romantico, ma, alla fine, hanno scelto comunque di incidere in piccolo "Per darti spago ho perso il filo del discorso".

Finalmente dopo minuti interminabili la cerimonia si volge al termine con la frase che attendevano di sentire da tempo «Nel nome della legge vi dichiaro uniti in matrimonio» nella sala scoppia un boato incredibile, Manuel e Simone si baciano, per la prima volta da sposati. Sentono di poter toccare la felicità, hanno tutto quello che di bello la vita può offrirgli.

All'uscita dell'edificio, come da tradizione, i compagni di squadra e gli amici li aspettano con le stecche alzate formando un lungo arco da attraversare. Passano sotto tutte le stecche e, al fondo una di esse messa in orizzontale gli impedisce di uscire; la tradizione vuole che gli sposi si scambino un bacio per ottenere il via libera, e così fanno, si scambiano un dolce bacio che scatena gli applausi e finalmente anche l'ultima stecca si alza lasciandoli arrivare dove il restante gruppo li accoglie gettando riso e petali di rosa.

Manuel e Simone non smetteranno mai di ringraziare quella serata al Lece, dove tutto ebbe inizio. Inconsapevoli di tutto, ma pienamente coscienti che da lì la loro vita è cambiata. Attraversare i momenti bui insieme è più semplice e meno difficoltoso, affrontarli mano nella mano senza lasciarsi un secondo. Essere un sostegno per quando l'altro non ce la fa, ecco loro si compensano. Amarsi incondizionatamente per loro è diventato naturale come respirare. Da oggi il loro amore è anche sulla carta, da oggi Balestra e Ferro sono sposati anche per la legge e sono riconosciuti i diritti e i doveri della coppia. Forse per molti è un traguardo, ma per loro no, lo considerano un obbiettivo che oggi hanno spuntato dalla lista e che sancisce l'inizio di un nuovo capitolo del libro della loro storia.






Ed eccoci qui. Un po' di giorni fa ho pensato di tornare a scrivere su questi due bimbi a cui sono molto legata, ho deciso di raccontarvi un'altra tradizione dell'hockey - le stecche alzate all'uscita degli sposi - perché mi ha sempre fatto molta tenerezza.
Ho deciso di pubblicarla oggi perchè, un anno fa, i miei amichetti vincevano il campionato e volevo festeggiare in qualche modo, anche se non ve ne fregherà niente lol.
In questi giorni siamo anche arrivati a diecimila (!!!) letture per questa storia e non posso fare altro che ringraziarvi. Colgo l'occasione per augurarvi una buona Pasqua <3
bacetti, cinzia ♡

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