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Simone ricontrolla l'orario dall'Iphone per l'ennesima volta, Manuel se n'è andato da qualche ora dicendogli che stasera sarebbe stato suo ospite.

Simone a quelle parole ha perso un battito, Manuel vuole fargli conoscere un'altra parte di se. Ovviamente ne è contento ma ora, che mancano un paio d'ore, sente l'ansia pervadere il suo corpo, ogni piccola cosa è un problema. Cosa dovrebbe indossare? Cosa potrebbe portargli per non arrivare a mani vuote? Come si deve comportare?
Sono tutte domande inutili ma che l'agitazione fa sembrare dilemmi irrisolvibili.

Decide di buttarsi in doccia, forse un po' lo aiuterà a calmarsi.
È felice però, Manuel ha visto in lui una persona di cui fidarsi, gli ha sempre detto che non si apre con chiunque ma con pochi eletti che gli trasmettono fiducia, fino ad ora non si è sbagliato con nessuno.
Non si pente neanche di aver aperto il suo cuore a Clara, l'ultima relazione che ha avuto. Nonostante sia finita male, lui sa che in quel momento stava bene e se si è sentito di aprirsi, ha fatto bene.

Simone esce dalla doccia, sistema un asciugamano intorno alla vita e va in camera.
Apre l'armadio e lo fissa come se potessero materializzarsi in pochi secondi i vestiti da indossare. Sfrega due dita sul mento riflettendo su cosa sia più adeguato mettersi ed alla fine, dopo minuti interminabili e diversi cambi, opta per un jeans nero ed una felpa grigia senza cerniera.

Ora è il turno del secondo grande dilemma: cosa portare.
Simone, dopo aver dato il cibo a Morgana, esce di casa, prende la macchina e si dirige al supermercato, l'unico aperto la Domenica.
Dopo aver girato a vuoto per un bel po' di minuti, si decide e va nel reparto dei vini: un buon prosecco è la soluzione migliore.
Prima di dirigersi alle casse, prende un pacco di noccioline e una confezione di focaccine, così potranno farsi un aperitivo improvvisato.

Dopo aver parcheggiato sotto casa di Manuel, suona il campanello e dopo pochi secondi una voce metallica arriva alle orecchie di Simone «Sono al piano terra, vieni», un click apre la porta d'ingresso che porta ad un atrio con due portoncini marroni uno accanto all'altro. Uno dei due si apre e scopre un Manuel stretto in una tuta grigia che lo invita ad entrare.

«Simò, avevi paura de morì de fame?»
«Ma dai!» ridacchia «non mi piace arrivare a mani vuote»
«t'è sfuggita di mano la spesa, allora»
Manuel prende dalle mani di Simone la busta, entrano nell'appartamento e il corvino nota come la casa rispecchi esattamente il suo proprietario.

Appena varcata la porta d'ingresso si trova un grande openspace, sulla destra una cucina ad angolo contornata da muri grigi, ed invece sulla sinistra si trova l'ambiente più grande dove vi è un grande tavolo bianco con annesse sedie del medesimo colore, una tv a schermo piatto attaccata alla parete dove sotto troneggiano due consolle dei videogames e a dividere le zone, di fronte alla tv c'è un divano beige chiaro. Simone non può non notare una grande porta di vetro che affaccia sul piccolo giardino privato, quanto vorrebbe anche lui uno spazio esterno.
Le uniche due porte presenti nell'appartamento sono in legno scuro e si trovano in faccia all'ingresso: una porta al bagno e l'altra alla camera da letto.

«ma quella?» domanda Simone indicando una chitarra appoggiata ad un angolo della sala
«è 'na chitarra Simò» lo prende in giro Manuel
«sei simpatico quanto un trapano nelle gengive»
«pensa che invece tu me stai molto simpatico» ridacchia il riccio facendo l'occhiolino.
Il corvino perde un battito, perchè gli è sembrato che intendesse altro?
«sì, comunque me piace sonà, che poi in realtà strimpello qualcosa nun so' bravo»

Simone continua a girovagare per la stanza mentre Manuel sistema sul tavolo un piatto con le focaccine, una ciotola con le noccioline e due calici per il prosecco.
«a che se brinda?» domanda rimuovendo l'involucro dalla bottiglia
«decidi te»
Dopo aver aperto la bottiglia facendo schioccare il tappo, versa il prosecco nei due calici precedentemente posizionati sui sottobicchieri.
«allora brindiamo a questa sera e ad altre che verranno»

Simone sorride e fa collidere i bicchieri producendo un tintinnio che rimbomba tra le mura di quella casa. È da tempo che non stava così bene, sì forse è ripetitivo ma probabilmente non si è mai sentito in questo modo. Se Matteo sentisse i suoi pensieri sicuramente lo prenderebbe in giro dicendogli che è un sottone di merda, beh forse tutti i torti non li avrebbe.

Dopo aver cenato, Manuel va nella sua stanza ed esce poco dopo tenendo tra le mani un qualcosa di rosso, un tessuto ben piegato che poco dopo si rivela essere una sua maglia da gioco.
«questa è per te» dice mettendogli tra le mani l'indumento rosso «ma ad una condizione»
«quale?» domanda il corvino rigirandola tra le mani
«la devi mette a tutte le partite» le guance di Simone si tingono di rosso e sorride mettendo in evidenza le sue fossette che tanto piacciono a Manuel.
«mi piace questa condizione» ridacchia il più piccolo per poi indossare la maglia.

Manuel che fino a quel momento ancora non si era reso conto di quello che stava succedendo dentro di sé, quando vede Simone indossare la sua maglia lo trova bellissimo. Ma così tanto da mozzargli il respiro. Il suo stomaco fa male come se al posto delle farfalle che svolazzano, ci fossero elefanti che ballano.
Quelle sensazioni che fino ad ora ha ignorato involontariamente, ora sono vive e limpide davanti ai suoi occhi, che Simone fosse bello lo sapeva dalla prima sera in cui i loro occhi si sono incrociati, ma addirittura così bello lo aveva scoperto conoscendolo perchè sì, esteticamente è bellissimo, ma la sua persona lo è molto di più.

«ma questo l'hai fatto te?» domanda Simone indicando un quadro appeso accanto alla zona della cucina che raffigura una grande balena blu sott'acqua e poco sopra un veliero che naviga«sì, beh, na robetta» risponde Manuel imbarazzato«ah anche Manuel...

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«ma questo l'hai fatto te?» domanda Simone indicando un quadro appeso accanto alla zona della cucina che raffigura una grande balena blu sott'acqua e poco sopra un veliero che naviga
«sì, beh, na robetta» risponde Manuel imbarazzato
«ah anche Manuel Ferro si imbarazza» ridacchia il corvino «comunque è davvero bello Manu, ne hai fatti altri?»
«sì, ma disegno e dipingo poco ultimamente, di solito lo faccio quando c'è qualcosa che mi turba o che mi fa stare male»
«ultimamente quindi stai bene?»
«si Simò, molto bene» sul volto di Manuel appare un sorriso sghembo e Simone, intuendo l'imbarazzo dell'amico, si sposta sul divano

«mi insegni a giocare a qualcosa?» domanda prendendo tra le mani un joystick
«non vorrei essere ripetitivo, ma qui ho solo giochi di hockey»
«eh vabbè giochiamo a hockey»
Manuel pigia il bottone della consolle che si accende producendo una musichetta simpatica, prende il joystick ed inizia a spiegare a Simone i comandi.
Il corvino ci capisce ben poco ma annuisce e dopo aver scelto le squadre iniziano a giocare
«ti straccio Ferro»

quarto tempo | simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora