Baby, you're the wave, maybe you're the way to divine
Better like wine in the nighttime, a perfect design
And where you go, I wanna go down deeper into your shine
Oh, can we hope high?
[Lucky Daye]
***
Un paio di settimane più tardi
Coperto il primo impasto della giornata, Miguel si preoccupò di caricare il forno con nuova legna da asciugare. Raggruppò la brace della sera precedente sul lato destro, poiché mancino, e inserì diversi ciocchi snelli che aveva plasmato personalmente, perché perdessero gran parte dell'umidità nel prossimo paio d'ore, e fossero perciò più infiammabili. Richiuse lo sportello e piantò da parte la mazza d'acciaio con cui aveva riordinato il pavimento del forno. Si asciugò la fronte sulla manica corta della casacca e si cinse le tempie con una bandana a motivi cachemire. Quindi tuffò il lievito di birra in una caraffa d'acqua fresca e lo mescolò energicamente, perché solubilizzasse. Versò sul tavolo un cumulo di farina nera mista a manitoba, lo scavò nel mezzo e gradualmente, mentre impastava, lo diluì.
- Buongiorno – sbadigliò Mariposa, varcando la soglia socchiusa del laboratorio. Ciondolò sino ad affiancare il gemello, salutandolo con una fugace coccola ai fitti ricci bruni. Per precauzione igienica, aveva raccolto i propri con uno spesso elastico che aveva usato la madre, in gioventù.
- Buongiorno a te, fanciulla -.
Sbirciò di sfuggita il forno a legna, quindi scivolò nel locale adiacente e si richiuse la porta alle spalle, per preservarsi dal calore infernale delle ore venture. Pescò dal sacchetto di carta che imbracciava la dozzina di uova fresche acquistate quella mattina stessa, quindi rigettò un lungo buffo d'aria: quella ricetta non le sarebbe mai appartenuta veramente, per quanto potesse eseguirla bene, e perché non l'aveva imparata da sé, e perché derivava dal cuore francese del padre; quel cuore vigliacco e sfacciato, degno di un bastardo randagio, parola di Miguel.
Scosse la testa e s'approssimò al piano da lavoro. Allora, per tenerle compagnia, la radio passava La rebelión; ed ella, inevitabilmente, mentre sbatteva energicamente gli albumi, abbozzava un preciso footwork di salsa.
Anche Maya Olivera danzava per dimenticare il dolore passato, quando esso, ciclicamente, tornava a bussare alle finestre della sua anima. Era come dormire, perdere coscienza, trascendere la sofferenza della carne e accedere a una dimensione pacifica, retta dal niente più assoluto, nella quale né l'odio, né un amore vanescente, né la gioia, né il rancore potevano sopravvivere.
Mariposa la osservava rincasare, a tarda sera, deporre la spessa chiave con cui sigillava il panificio, e crollare stancamente sul sofà del soggiorno. Quando tornava ad alzarsi perché faticava a prendere sonno, o si trascinava sino alla camera da letto, oppure rispolverava il quarantacinque giri di Malagueña, nella splendida voce di Connie Francis.
A vederla straziarsi, volteggiando con una vecchia ramazza, Mariposa sentiva gli occhi aggravarsi di lacrime. Quindi retrocedeva di un passo, si volgeva a Miguel, che invece dormiva alla grossa, e si appollaiava al suo dorso come a un appiglio.
***
Playa El Rincón
Soltanto qualche ora dopo
A distanza di qualche chilometro dall'invitante fragranza di forno operoso, Camila si godeva le ultime sferzate notturne della brezza di terra, in attesa di accogliere l'aurora negli occhi e nel cuore. La luce novella del mattino, in una veste soffusa e fumosa, tendente all'arancione, tutta si addensava sull'infinita linea dell'orizzonte, senza ancora rivelare l'astro glorioso che la produceva, e al di sotto delle sue palpebre appena schiuse, lusingandola di carezze. Quelle che invece le derivavano dalla mano che si intrecciava alla sua, e che ondeggiava specularmente, sospesa a mezzo metro dalla sabbia rivangata da poco, le trasmettevano un calore di gran lunga più intenso, che le si riversava tutto in corpo, come una colata lavica che si distenda sui fianchi di un vulcano.
Lauren doveva provare pressoché la medesima sensazione, giacché, avanzando, le lanciava occhiate sì, fugaci, ma colme di un'adorazione rinnovata, che prescindeva totalmente dalla sola volontà di plasmare le lettere in sua virtù.
- Ormai conosco quello sguardo -.
Dalla sabbia, tornò a levarlo su di lei. Si morse il labbro inferiore, scrutando, nell'attesa, il moto ondoso che si perpetuava asimmetricamente tra le parti della sua chioma, a seconda che fossero grevi, o più leggere.
- Sì? – proferì, timida solo in apparenza. In petto ardeva. Imbevuto in una soluzione acquosa ad alta gradazione alcolica, e infiammato da ciascun battito di ciglia, il suo cuore suppliziava su di un rogo.
La luce, intanto, proseguiva ad ascendere. Presto, rivelò la sfera infuocata che la generava: un Elio non relitto, ma integro in ogni componente; superbo, prepotente, vigoroso nello stagliarsi sulla volta. Essa, così invasa, seguitava a cambiare di colorazione. Se in principio si era mostrata quasi sanguigna, come la spremuta di una melagrana, allora appariva gloriosamente dorata. Il miele che Lauren attingeva da Camila, chiudendo le labbra sul cucchiaio della sua scaltra lingua, altro non era che un assaggio indiretto dello spettacolo celeste.
- Seguimi -.
Sebbene, a quel punto dell'autunno, nell'emisfero boreale, bagnarsi a mare fosse pressoché proibitivo, ivi era assolutamente possibile; tanto è vero che, complice l'impazienza, Camila si era già denudata e tuffata in acqua. Nuotò con foga sino a che, riemergendo, non si ritrovò con il busto completamente ammollato. In cerca della compagna, illuminandosi di un sorriso raggiante e malizioso al contempo, voltò la testa a destra e a manca.
- Lauren! – chiamò, ridendo.
In attesa, si avvide del cumulo sparso che i suoi vestiti componevano sulla sabbia asciutta. Reclinò il capo verso la volta, lasciandosi rapire dall'immensità dorata della luce, che rischiarava tutto l'aere con una sfumatura nobile e delicata.
Allora, in forza alla splendida distrazione corrente, non si accorse di come Lauren emerse, giusto innanzi a lei; e perciò, colta di sorpresa, sbalzò all'indietro con un gridolino spaventato.
- Dove vai? – rise la corvina, vedendola prima affondare e poi affiorare al pelo dell'acqua, tossicchiando lievemente.
- Estúpida – ringhiò ella a denti stretti, con la gola fastidiosamente acre di sale. Disgustata, passò il dorso della mano sulla rima delle labbra; ma ne ottenne ben poco. – Hai rovinato l'atmosfera – accusò, frizionandosi la chioma, sforzandosi nel seguire le proiezioni concentrice delle stille che essa rilasciava, piuttosto che le immediate vicinanze. Difatti, quando Lauren coricò la tempia contro la sua spalla, e prese a scrutarla di sottecchi, scetticamente, intensamente, trovò davvero arduo reprimere la genuinità del sorriso che voleva tenderle gli angoli della bocca.
- Mentirosa: non serve fare la sostenuta, quando invece preferiresti ... -. Qui lasciò la frase in sospeso e le rivolse le faville che sprizzava dagli occhi. Spinse la punta della lingua tra le labbra, salvo poi ritrarla e alludere, con un movimento del sopracciglio, a uno scenario estremamente piccante.
Camila la fece ricadere in acqua con uno spintone ben assestato. Accomodò una ciocca detersa dietro l'orecchio e, quando ella riemerse, più divertita che sdegnata, l'attirò a sé per un bacio salmastro, privo anche della più piccola traccia di una vendetta giocosa.
Preda della bufera infernale che soffiava nei loro corpi e che era figlia diretta del tumulto sorto invece nelle arterie, presero a indietreggiare verso la battigia, senza altra confidenza che non fosse quella alimentata dalla reciproca presenza. Non avrebbe potuto scorgerle nessuno a quell'ora proibitiva del giorno, tantomeno udire i risolini emozionati che si scambiavano insieme ai baci.
Ernesto montava in barca da tutt'altro scorcio marino; e sebbene costituisse un'eventualità assai remota, che egli o chiunque altro le pizzicasse nella sfrenata flagranza, bastava a incrementare esponenzialmente l'eccitazione che ne ricavavano.
Incespicando a bordo riva, con le guance arroventate dalla passione, Camila distese l'esiguo telo di spugna che nella fretta aveva arraffato da casa propria, uscendo di soppiatto. Raccolse le ginocchia sotto di sé, sedendovi, in qualche modo, poi le separò di quel poco che bastava a introdurre quello destro di Lauren. Che davvero, come già aveva espresso, mai si saziasse di lei era inoppugnabile. Nell'esatto istante in cui la sentiva appena un po' distante, nelle ossa, reclamava una nuova, indissolubile unione.
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White Dress or Allelopathy
FanfictionSulla nostalgica ma sterile isola di Cuba, Lauren Jauregui, 20, unica figlia dei farmacisti più facoltosi della capitale, è un'inesauribile fonte di arte, alla costante ricerca delle giuste frequenze di ispirazione, nella speranza, un giorno, di pot...