23. The chain

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Damn your love, damn your lies

Break the silence

Damn the dark, damn the light

[Fleetwood Mac]

***

Sebbene, almeno all'apparenza, la vita sull'isola seguitava a scorrere dolcemente come l'acqua di un ruscelletto in lieve pendenza, in un placido scenario di alta montagna, il sentore metallico della guerra civile contaminava già l'aria. Era manifesto ormai, agli occhi più attenti del caso, che se le nocche di Don Jauregui sbiancavano per la collera, agli angoli della sua scrivania di ciliegio, e intanto si riempivano di anelli preziosi, a dimostrazione dell'uomo vanesio che era, quelle dei suoi galoppini più fidi si adornavano di sangue fresco.

Debolmente, Camila estrasse il telefono dalla tasca e lo depose sul pavimento. Rigirò la clessidra che lo fiancheggiava. Tornò ad abbracciarsi le ginocchia, in attesa che la sabbia passasse allo scomparto appena svuotato. Sospirò, sconsolata, e lasciò che la vista si offuscasse di lucciconi novelli per godere dell'impressione che ci fosse un diamante ben tagliato davanti a ciascuna pupilla.

Allungò una mano anzitempo e three, oh, five, soppesò, pigiando i numeri di conseguenza; one, nine, six, twenty, twenty-two.

Mentre gli squilli si succedevano in una monotona litania, e perforavano a vuoto la sensibilità maniacale dei suoi timpani, prese a martoriarsi le labbra con i denti, tentando di lenire il dolore che accoglieva in petto, che era spirituale, con uno indotto fisicamente. Rispondi, implorava dentro di sé.

Aveva tentato di contattarla più volte nelle ultime settimane, negli orari invero più disparati, contando sull'iniezione di fiducia che la chiacchierata più recente le aveva infuso; ma ogni sforzo si era rivelato vano. Non aveva creduto nemmeno per un istante che ella potesse essere tanto impegnata; e con il succedersi delle delusioni, e il crescere della preoccupazione, aumentava esponenzialmente la tentazione di recarsi presso gli Jauregui per chiedere sue notizie.

- Oh, Lauren – lamentò, quando la tensione si risolse nell'inglese piatto e meccanico della segreteria telefonica. Trattandosi dell'ennesimo tentativo vanificato, gettò il telefono sul letto come fosse stato una spugna di pugile.

Stizzita, sollevò un angolo del materasso, e pescò, nascosto tra i listelli di legno, un sonante sacchettino di stoffa. Arraffò alcuni spiccioli e, raccolto un paio di scarpe che le permettesse di correre in scioltezza, si precipitò fuori di casa; non diretta al negozio dei genitori, bensì alla cabina telefonica più vicina, alloggiata presso la tabaccheria Batista.

Approssimandosi all'ingresso, s'imbatté nella figura esile di Gisela, intenta a regolare la lunghezza della tenda a righe bianche e rosse che riceveva i clienti, e li proteggeva dai raggi intensi del sole.

La salutò con un cenno della mano e, quando fu abbastanza vicina, abbracciandola con vigore.

- ¿Qué onda? – le domandò ella, ricambiando con altrettanta forza; la medesima che sprigionavano i suoi arti, quando danzava. Il biondo fragola dei suoi capelli intrecciati emanava un delicato odore floreale, come di gelsomino bianco e di magnolia, che non faceva che risvegliare il ricordo di quello di Lauren: gardenia di fondo, miele e una punta di rosa.

Non poté che immalinconirsi nuovamente. I pensieri che l'angosciavano guerreggiavano come forsennati, tra una tempia e l'altra, e presto le avrebbero causato una cefalea esemplare. Quindi, - Avevo bisogno di fare una telefonata; è possibile? – indagò, incrociando lo sguardo affabile dell'amica soltanto di sfuggita. Invero, si sentiva senza forze, alienata dal proprio corpo.

White Dress or AllelopathyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora