32. Say something

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And I will swallow my pride

You're the one that I love

And I'm saying goodbye

[A Great Big World, Christina Aguilera]

***

Isola di Cuba

All'approssimarsi dell'inverno


Nella splendida cornice di un tramonto delicato, vestito di un tenue rosso, sfumato da stracci smussati di candide nuvole, l'alloro verdeggiante che incoronava Candela Guerra costituiva il perfetto complementare; un coniuge incapace di provocare una sensazione di spietato cordoglio, piuttosto un compagno eternamente fedele. Per ogni imbarazzo della volta celeste esso offriva il rimedio più adatto, perché alleviava la tonalità della componente sanguigna con sottile savoir-faire.

- Congratulazioni, dottoressa! -.

Se è vero che il benessere interiore si riflette sull'aspetto esteriore con intensità e genuinità pari, allora un animo gioioso muta il sangue in fotoni e ricopre la pelle di gemme lucenti. Nei suoi abiti formali, anch'essi color delle foglie in primavera, Candela rassomigliava a una cometa fiammante; al bagliore accecante di un astro che precipiti sul suolo terrestre. Per come rilucevano, i suoi occhi si confondevano facilmente con minerali preziosi, cangianti e magnetici, ancora di nome e classificazione sconosciuti.

In disparte, abbastanza lontano dagli innumerevoli chioschi installati dal servizio di catering, Camila digrignava i denti contro ciò che udiva, dall'altro capo della cornetta, e controbatteva a ogni colpo ringhiando messaggi di ostilità.

- Onestamente, non vedo perché tu non possa ritornare. Cosa conserva Cuba che qui non è possibile avere in una forma migliore? -.

- È colpa tua, Lo; e no, non provare a negare. Sai benissimo a cosa alludo. Se dirlo non equivalesse ad affondare una lama nel petto, sta' certa che te l'avrei urlato in faccia -.

- Quante volte devo dirti che con Janis non è successo nulla, perché tu mi creda? -.

- Puoi ripeterlo all'infinito o anche piangendo in ginocchio: non tornerò. Non sei altro che una subdola vipera; e io che ancora ti amo non sono meglio di te. Finiamola finché siamo in tempo. Lascia intatto quel briciolo di dignità che mi rimane -.

A Miami, Lauren gettò un'occhiata apprensiva in direzione della valigia aperta sul copriletto. Da giorni, come un alito fresco di vento sul collo, provava una sorta di presentimento, una sensazione sospesa di ansia: Preparati a combattere.

Così era stato, e poiché se lo sentì in corpo come un sparo di cannone, scattò in direzione del comò, arraffò gli ultimi effetti personali di cui necessitava (soldi, documenti, un paio di auricolari arrotolati e uno di tappi per le orecchie), e li gettò alla rinfusa al di sopra degli indumenti ripiegati.

- Camila, insomma...! – esalò a corto di fiato per la fretta.

- Basta, Lo, basta -. Camila si passò una mano in fronte, poiché pulsava e doleva. Fu allora che perse il veleno nella voce e riuscì solamente ad aggiungere, pigolando: - Non chiamare più, per favore... -.

Agganciando, fece un timido cenno in direzione della festeggiata, sorriso della quale tremolò appena, parimenti a una candela che venga sfiorata da un alito di vento, e si ritirò al coperto, alla ricerca dei servizi igienici; il cuore preda di palpitazioni; la nausea che ormai straripava in convulsioni vomitatorie.

***

Lauren atterrò in terra cubana una manciata d'ore dopo, a festeggiamenti ancora vividi ed energici. Frattanto che attendeva un volo per i Caraibi, all'Aeroporto Internazionale di Miami, aveva avuto la sfrontatezza di recarsi alla toilette in prossimità del gate per cambiarsi d'abito e darsi un tono più formale.

Ora, fasciata in un completo color cobalto, avanzava verso la folla che circondava Candela, all'occorrenza dell'ennesimo brindisi, e scandiva il ritmo del battito cardiaco con quello prodotto dai tacchi.

Nella luce crepuscolare che animava il solenne commiato tra il giorno e la notte, ella pareva come mai intrepida; imperturbabile. Avrebbe saputo rimuovere agilmente qualsiasi ostacolo si fosse proposto sulla sua strada. Era determinata a battersi per Camila e per l'amore che stava scivolando via come sabbia tra le dita. Non immaginava, tuttavia, di aver già contribuito a ridurre il castello in poche macerie spigolose, e che dunque non rimaneva molto da salvaguardare, tantomeno da distruggere. In cuor suo era però convinta di poter opporre una valida alternativa, per una volta degna del nome che portava.

Si fece cautamente spazio tra gli invitati, molti dei quali offrivano visi del tutto inediti, e quando individuò Camila al fianco della festeggiata, attese con pazienza di poter incrociare il suo sguardo. L'ansia dovuta alle aspettative le martoriava le viscere, instillando, nella prima occasione da quando era partita, un dubbio concreto di non completare la missione.

Pensò in verità di andarsene esattamente com'era giunta; sgattaiolare furtivamente, allontanarsi con indifferenza dalla folla e infine, sull'orlo di lacrime cocenti, cominciare a correre a perdifiato. Desiderò con eguale smania di fuggire dalle rovine che aveva prodotto in prima persona e di precipitarsi verso ciò che permaneva intatto sulle sponde straniere dell'oceano. Ma non riuscì a muovere un passo. Si sentì strattonare da parte, proprio nella direzione opposta alla folla.

- Cosa ci fa qui? -. Camila la squadrava da capo a piedi con collera inedita; le mani puntate sui fianchi, lo sguardo che lampeggiava come una pioggia di lapilli sullo sfondo di una volta d'ossidiana. – Non provi nemmeno un briciolo di vergogna? -. Allorché provò ad avvicinarsi, probabilmente con lo sciocco intento di elargirle l'usuale saluto, ella la respinse con freddezza. – Cosa non ti è chiaro ancora? – sibilò, contenendo a stento i tremori del corpo.

In uno strappo di furia la condusse forzatamente in disparte, prima che gli ospiti di Candela potessero assistere a uno spettacolo spiacevole.

- Vattene – rincarò, senza incrociare i suoi occhi. Poiché aveva ricordato la recente telefonata e l'amore feroce che seguitava a provare, nonostante il vissuto travagliato, aveva percepito le ciglia inumidirsi.

A vederla così indifesa e al contempo potente, Lauren sentì le guance arroventarsi con veemenza. Pareva febbricitante e sì, anche in profondo imbarazzo.

- Finisce tutto qui, allora? – domandò con un filo di voce. – Non conta niente... -. S'interruppe prima di poter terminare, in un moto di amara retorica. Ovvio che no, si disse.

Camila persisteva a tacere. Oltre a combattere con le ragioni dell'amata, avrebbe dovuto vincere la battaglia che, infuriando dentro di lei, la rendeva incapace di favellare con limpidezza e arrendevole alle lacrime. Ma infine si arrese: si coprì il viso con le mani e si accasciò sul pavimento, erompendo in singulti soffocati.

Lauren faticò a sciogliere il nodo che le occludeva la gola. S'inginocchiò a sua volta e si concesse l'azzardo di stringerla tra le braccia.

Allora si pentì. Ricordò ciò che le aveva promesso, Voglio essere io a portarti a casa alle soglie della notte, e ciò che aveva inteso, Voglio rappresentare per te un rifugio resistente all'usura e alle intemperie, e si vergognò delle azioni condotte successivamente.

- Camila... - tentò.

Ma Camila prese a scuotere la testa, e la spintonò debolmente, perché si allontanasse.

- Zitta – ringhiò. Piangeva copiosamente: provava molto più disagio a cullarsi nel suo abbraccio che a mostrarsi così vulnerabile. – Io ti ho donato tutto di me, fino all'ultima stilla di sangue, e tu, maledetta stronza, non sai fare altro che ferirmi. Cosa credi? di incantarmi con due moine? Ma che razza di facile prostituta pensi che io sia? -.

Ora piena di veleno, si stropicciò gli occhi molli. Si alzò barcollando, e s'incamminò con foga, credendo e sperando che la conversazione potesse terminare in quel frangente. Non sapeva quanto dolore avrebbe sopportato ancora, e per i suoi ventidue anni reputava più che sufficiente quel che purtroppo aveva già esperito.

Si precipitò di nuovo verso il baricentro della festa e individuò le spalle larghe di Jorge, accanto a quelle di Ernesto.

- Chiquitos, - chiamò affettuosamente, mentre si tamponava gli zigomi con un fazzoletto – prendiamo una boccata d'aria? -.


(...)

White Dress or AllelopathyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora